mercoledì 27 agosto 2008

Alitalia: nuova compagnia, vecchie truffe


Alla fine Berlusconi, come i bari dei film western, ha calato la sua carta truccata e ha chiuso la partita di Alitalia.
Parte il piano Fenice per la rinascita della compagnia di bandiera, la cordata tante volte evocata come nelle sedute spiritiche alla fine si è materializzata.
Bello questo piano; si prevede lo scorporo dell'azienda in due società, una Old Company (correttamente già battezzata Bad Company), dove accumulare le attività in perdita e il personale in sovrannumero.
Accanto a questa una New Company (Compagnia Aerea Italiana), dove invece raccogliere l'unica parte buona di Alitalia rimasta, ossia rotte e aerei.
Alla testa della prima verrà nominato un commissario straordinario, Augusto Fantozzi. A lui spetterà l'ingrato compito di gestire i licenziamenti e pagare i creditori.
Chissà se agirà con il piglio manageriale richiesto dalla situazione o con lo spirito tremebondo del famoso ragioniere del cinema.
Dunque, se non ho capito male la New Company nascerà libera dal fardello dei debiti, mentre la Old Company assumerà il ruolo di discarica per gli errori commessi dalla politica e dai managers che si sono succeduti in tanti anni. Una Chiaiano dei cieli.
Uno dei principi fondamentali del diritto privato, accolto e codificato da secoli in occidente, è che quando un'azienda è fallita si crea una massa (la cd. massa fallimentare), dove si concentrano gli attivi e i passivi; sulla base di questa si procede al pagamento dei creditori.
Anche in Italia era così, ma il nuovo diritto creativo di cui è artefice il centrodestra ha cambiato le regole... Fa niente...
Ma come pagherà i debiti la Old Company, visto che lì si concentrerà la parte di valore nullo delle attività di Alitalia?
Mistero, il commercialista di Palazzo Chigi, Tremonti, finora non ha chiarito. Viene però il sospetto che questo miliardo e rotti di euro di passività, dato che la Old Company - discarica resta in proprietà del Tesoro, lo paghera' pantalone con le tasse.
Facendo un conto molto a spanne, un miliardo di euro più i trecento milioni già concessi per tenere in piedi l'azienda, più, non dimentichiamolo, il miliardo e mezzo di euro che già anni fa, quando sempre Berlusca era al governo, sempre il solito Tremonti concesse per turare le falle.
Totale limitato agli ultimi sei - sette anni, circa tre miliardi di euro a carico nostro.
E il personale in esubero? Pare che finirà in qualche ente pubblico, come l'Agenzia delle Entrate, o le Poste. Ovvero sulle spalle della collettività, Matteoli lo ha detto.
Certo, il Governo non si può permettere di licenziare sic et simpliciter qualche migliaio di persone (quante? 5000? 6000? 7000?).
Sarebbe letale per la sua immagine, soprattutto adesso che si avvicina l'autunno caldo e verranno portati in piazza i malesseri di molte altre categorie aggredite dalla crisi. Air France però aveva parlato di solo 2000 esuberi.
A proposito dei francesi: si sono trasformati improvvisamente da cinici manigoldi desiderosi di affossare Alitalia a possibili stimabili partners. Sempre Matteoli lo ha detto.
Questo perchè i circa 16 imprenditori che fanno parte della cordata ovviamente pretendono che ci sia un partner industriale che si intenda di trasporto aereo, per evitare che la Fenice faccia crash subito dopo il decollo.
Alla fine quindi probabilmente sarà proprio Air France che controllerà Alitalia; tanto valeva trovare un accordo mesi fa, quando la situazione finanziaria della compagnia era meno pesante e si potevano salvare posti di lavoro in più.
D'altro canto, se questo è il piano, ad Air France va molto meglio così: compra solo la parte buona, mentre l'ipotesi iniziale era che si comprasse tutto. Un affarone.
Sì, è davvero un capolavoro questo piano Fenice. Degno dei migliori delinquenti con il pelo sullo stomaco che ci siano in Europa, i governanti del nostro disgraziato paese, Truffolandia.
Ma all'italiocco medio che gliene importa? Lui non sa. La sua maggiore preoccupazione è che Domenica prossima non si vedranno i gol della serie A in Tivù.
Ogni popolo ha il governo che merita.

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martedì 26 agosto 2008

I sindaci sceriffi hanno rotto le palle


Hanno appena iniziato e hanno già rotto le palle. I sindaci, che grazie al Decreto Maroni hanno poteri nuovi di zecca in materia di ordine pubblico, si sono messi al lavoro confermando che in Italia la creatività è sovrana.
A Eraclea è vietato fare i castelli di sabbia, perchè si ostruisce il passaggio sul bagnasciuga. In un'altra spiaggia della nostra penisola sono stati contati ben dodici divieti... Alla faccia di Mauthausen.
A Voghera dopo le 23,00 è vietato sedere sulle panchine. A Vicenza avevano proibito di sedersi sotto gli alberi dei giardini pubblici, salvo ripensarci grazie a un fugace risveglio dei neuroni, e cancellare tutto.
A Genova non si può circolare con le lattine in mano, non ricordo dove non si può più fumare nei parchi. A Eboli guai a baciarsi in macchina, si rischia una multa... E così via.
E' la fine delle buone intenzioni, in parte condivisibili, con cui era nato il decreto del Ministro dell'Interno: dare ai primi cittadini più strumenti di natura amministrativa (mancano però, caro Maroni, quelli finanziari, visto il nuovo taglio dei trasferimenti e l'abolizione dell'ICI decisi da Berlusconi), per soddisfare l'esigenza di sicurezza della società.
Come da tradizione italiota tutto è finito in una burletta, che fa giustamente ridere quei paesi europei dove l'ordine viene rispettato senza il bisogno di ricorrere a norme grottesche e a volte chiaramente lesive di alcuni diritti fondamentali della persona.
Non fa ridere però l'affermazione di Alemanno circa il dramma dei due turisti olandesi a Roma.
Secondo questa sublime intelligenza del Centrodestra, quasi quasi se la sono cercata e per giunta si sono accampati in una zona dov'è proibito (sic!). Gli manderà una multa a casa?
Non fa ridere nemmeno la performance dei vigili di Termoli, che hanno trascinato per il viale principale della città un ambulante abusivo come se fosse un sacco di patate, cercando poi di infilarlo nel baule dell'autopattuglia.
Nulla da dire sull'intervento in sè (è la mera applicazione di norme di legge), ma sicuramente si poteva agire in un altro modo.
Ecco, questi due episodi rivelano il lato inquietante della pioggia di ordinanze che i sindaci, forse un pò ottenebrati dalla calura d'Agosto e sicuramente a caccia di facile popolarità, stanno riversando addosso ai cittadini.
Siamo di fronte all'emergere di una concezione autoritaria dello stato e dei pubblici poteri; le città diventano caserme dove in teoria diviene possibile regolamentare o proibire tutto a discrezione, soffiarsi il naso come portare il cane a spasso.
A Treviso hanno provato veramente, due anni fa, a bandire i cani dal centro, poi hanno fatto retromarcia di fronte alla reazione indignata della comunità.
Non è solo perdita di buon senso, è una visione delle istituzioni che rende il sindaco simile al vecchio podestà o agli sceriffi del West.
Tutto si può fare in teoria, perchè i cittadini chiedono più ordine e conferiscono un mandato in tal senso.
L'amministrazione pubblica diventa un pò mamma e un pò tiranno e si crea un bailamme di norme diverse da comune a comune, tanti diritti locali separati.
Che sia questo il federalismo che ci aspetta?
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venerdì 1 agosto 2008

Chi ha protetto il dottor Pera?


Fra le domande che molta gente si pone in queste ore, a cominciare dai familiari degli ottomila bosniaci trucidati dalla soldataglia serba a Srebrenica, c'è senz'altro anche questa.
Adesso Karadzic è davanti ai giudici del TPI e una delle poche cose che ha detto è che gli Stati Uniti gli promisero la salvezza, a metà degli anni 90, purchè sparisse dalla circolazione.
Può essere, non sarebbe la prima volta nella storia: si chiama Realpolitik.
Ma la Realpolitik raramente si concilia con i diritti umani, che l'ex - leader dei Serbi di Bosnia ha violato con ferocia e indifferenza sistematiche. I crimini per cui finalmente sarà giudicato e che forse varranno anche a gettare la vergogna su qualcun altro.
Se è stato protetto da un patto scellerato, speriamo che lo ribadisca e che porti delle prove, perchè il sig. Karadzic può avere interesse a rimestare nel torbido ed è tutto fuorchè uno sprovveduto.
Lo dimostra il fatto che nella prima udienza di fronte ai giudici ha rinunciato all'assistenza legale; non vuole offrire al mondo l'immagine classica dell'imputato, di chi è messo sotto accusa, bensì dell'uomo politico, e probabilmente cercherà di impostare la sua difesa sotto questo profilo. Per riequilibrare il confronto.
Lo dimostra anche l'abilità con cui in questi anni si è inventato un'identità nuova, una vita tutta nuova con una forte dimensione pubblica: guaritore, guru barbuto, esperto del vivere bene, giornalista e stimato conferenziere.
Ha applicato la teoria per cui il modo migliore per nascondersi è mettersi sotto gli occhi dell'avversario. Però non gli sarebbe bastato se non fosse stato protetto, ma da chi?
E' fuori discussione che abbia goduto di coperture all'interno della Serbia. Il nuovo governo di Belgrado ha accettato di consegnarlo per dare un segnale politico all'Europa; e così, grazie a una provvidenziale soffiata, la polizia lo ha tenuto sotto controllo finchè non lo ha prelevato.
Ma all'estero qualcuno sapeva dov'era e cosa stava facendo, esattamente come credo si sappia dov'è e cosa sta facendo il macellaio Ratko Mladic, e non lo ha rivelato.
Karadzic alias Pera è un uomo molto abile, un vero dott. Jekill dei nostri tempi, ma da solo non l'avrebbe mai fatta franca. Sarebbe bello sapere grazie a chi.

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