venerdì 31 ottobre 2008

Un governo tutto chiacchere e manganello

Dalle parole ai fatti; Berlusconi aveva minacciato, l'altro ieri qualcuno a Roma ha agito aggredendo gli studenti che manifestavano contro i tagli alla scuola.
I neofascisti, da quando il Centrodestra ha vinto le elezioni, si sono ringalluzziti perchè si sentono le spalle coperte e stanno passando all'azione con baldanza sempre maggiore.
La polizia, come è stato provato, è rimasta con le mani in mano per dieci minuti buoni prima di intervenire.
Il famoso furgone pieno di spranghe è arrivato in una zona interdetta al traffico perchè le forze dell'ordine lo hanno fatto passare. Si è visto persino un poliziotto parlare in tono confidenziale con uno dei capi. Lo squadrismo a supporto dell'ordine pubblico, sono i corsi e ricorsi della storia.
Nei primi anni 20 i politici liberal-conservatori davano il via libera alle squadre fasciste contro i contadini e gli operai, ritenendo di poterle usare per neutralizzare la spinta riformatrice che proveniva dalle classi popolari. Oggi si compie un'operazione simile e va anche sottolineata un'altra coincidenza.
Il primo quinquennio berlusconiano si era aperto con le violenze del G8 di Genova, innescate dai Black Bloc piovuti da mezza Europa con il beneplacito delle autorità, che speravano che mettessero tutto a soqquadro come è puntualmente avvenuto.
A quel punto la polizia ha avuto l'alibi per intervenire, rendendosi responsabile dei fatti della Diaz e della caserma di Bolzaneto (oggetto di condanne in sede penale) mentre il governo accusava la sinistra di comportamento eversivo.
Il secondo quinquennio berlusconiano si apre con un'altra azione repressiva; dopo gli scontri di piazza Maroni, l'esecutore delle istruzioni berlusconiane, ha promesso che chi occupa verrà denunciato, mentre la grancassa mediatica del Cavaliere ha il coraggio di sostenere che i disordini di Roma sono stati provocati dalla sinistra, contro le evidenze contrarie portate dalla tecnologia, dai cellulari e dalle telecamere.
La tecnologia non mente, riporta in presa diretta l'accaduto, chi ci governa invece mente; d'altra parte non sta facendo altro che utilizzare un vecchio sistema, una tattica mista fatta di repressione e delegittimazione.
E' una disinformatjia molto efficace, poggia su media del tutto allineati al nuovo corso; i fatti sono manipolati a beneficio del padrone del vapore.
Così, sembra che tutti gli istituti e le università siano occupate da facinorosi che picchettano a oltranza le entrate, rendendo impossibile il normale svolgimento delle attività.
L'altro giorno gli inviati del TG5 a Roma e a Bari sono entrati nelle facoltà, microfono alla mano, a caccia di prove delle illegittime e violente occupazioni.
Invece hanno trovato ragazzi nelle aule studio, dediti alle loro normali attività, i quali garantivano che tutto era normale e che ognuno sceglieva liberamente cosa fare.
Ma i solerti inviati non demordevano e con domande tendenziose cercavano di far dire cose diverse agli studenti che però non hanno abboccato. Uno spettacolo patetico.
Non si vuole certo negare che l'agitazione nelle scuole ha provocato dei momenti di interruzione della didattica (d'altra parte molti insegnanti nei giorni scorsi hanno scioperato), ma da questo a sostenere che tutto è bloccato e che la sinistra radicale tiene in ostaggio la scuola italiana ce ne corre.
Anche perchè questa non è la protesta della sinistra, è la protesta di chi a scuola ci lavora o ci studia ed è semplicemente e legittimamente preoccupato del futuro, con buona pace delle chiacchere propagandistiche del governo e delle tivù.

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mercoledì 29 ottobre 2008

Obama, un presidente afroamericano fa paura?


Obama sicuro vincente delle prossime presidenziali?
I numeri girano vorticosamente ma quasi tutti i sondaggi dicono che non c'è più storia, Mc Cain andrà a casa; non ne sono così convinto.
E' vero, il senatore di Chicago è riuscito a compattare la base dei Democratici che si era divisa in modo lacerante fra lui e Hillary, quando alle primarie si affrontavano senza esclusione di colpi con un certo danno d'immagine per entrambi.
I network informativi si sono pronunciati a suo favore; ha messo in piedi una macchina elettorale formidabile, ha suscitato interessi ed entusiasmi che oltreatlantico non si vedevano da un pezzo, come testimonia l'incremento di iscritti ai seggi che si è avuto negli ultimi giorni.
C'è da scommettere che i giovani voteranno in massa per lui, come i neri e anche una parte significativa della Middle Class, messa KO da una crisi economica su cui il Partito Repubblicano porta nette e pesanti responsabilità.
Se per aiutarlo a vincere non basta il disastro che stiamo vedendo (e che sta arrivando come un'onda anomala anche da noi), che cosa può?
Però c'è quest'intervista sul sito di Repubblica fatta a un amabile personaggio, mr. Black (ironia della sorte), ovvero il nuovo leader del Ku Klux Klan, di cui riporto alcuni stralci.
"Non è immaginabile che la nazione più potente del mondo, la guida dell'Occidente, possa essere comandata da un afroamericano radicale, legato ai terroristi che bombardarono il Pentagono. Da un uomo che ogni domenica per vent'anni ha ascoltato il suo pastore chiedere che Dio dannasse l'America".
Invettive sgangherate e toni apocalittici consueti per un razzista, o suprematista bianco come si preferisce dire oggi, che fanno il paio con quelle di alcuni supporters di Mc Cain che lo accusano di essere un criptomarxista.
E' il solito ammasso confuso e grossolano di slogan, i soliti spettri agitati davanti all'opinione pubblica per suscitare paura. Qualcuno ci crederà.
Tutto ciò comunque si salda alla critica, ammantata di rispettabilità perchè proviene dall'entourage del suo avversario, che Obama è un socialista e quindi pericoloso per il benessere degli americani, i quali invece sono stati portati alla frutta dal feticcio ideologico liberista dei repubblicani.
Ancora:
"La minaccia rappresentata da Obama ci fa crescere settimana dopo settimana da mesi, la gente bianca sta mettendo fuori la testa, esce dal bosco in cui si era rifugiata".
E poi:
"Non è ancora detto che Barack Obama verrà eletto: nel Paese c'è un forte sentimento razziale che non si legge nei sondaggi, che corre sotto traccia, che potrebbe emergere come una sorpresa il 4 novembre."
Ecco il punto, l'unico nel delirium tremens di questo personaggio, che condivido. Obama è afroamericano.
Gli Stati Uniti sono abbastanza maturi per eleggere un Presidente di colore? O è ancora viva la sindrome dell'uomo nero a pesare come un handicap sulla ripartizione dei consensi?
Qualche brutto segnale lo si è visto, a cominciare dal progetto di attentato a Obama che i poliziotti federali hanno sventato con l'arresto di due frilletti neonazisti.
Era un piano grottesco degno di un noir dei fratelli Cohen (tipo Fargo o Burn After Reading), ma indica un movimento di pancia di alcuni settori della società americana che dagli anni 60 ad oggi non è mai cessato.
Certo, è da ammirare la saggezza dei media statunitensi, che non hanno mai voluto dare enfasi a questi rischi: i giornalisti di casa nostra, che sfruttano senza scrupolo alcuno tutte le suggestioni della cronaca, avrebbero di che meditare (se avessero conservato un minimo di etica professionale).
Ma e' un clima presente, e con esso Obama in caso di vittoria dovrà sempre confrontarsi. Dalla sindrome dell'uomo nero a quella di Kennedy, ma questa volta vogliamo un finale completamente diverso.

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venerdì 24 ottobre 2008

Berlusconi e diritto di critica, cortocircuito permanente


Il nanetto di Arcore ha minacciato di usare la forza contro gli studenti di ogni ordine e grado in rivolta contro il progetto di riforma dell'istruzione.
Poi ha fatto dietrofront alla sua maniera, dicendo che era stato frainteso. Come al solito nessuno lo capisce, poveretto.
Certo, corre una bella differenza fra il dire che avrebbe dato istruzioni dettagliate al suo ministro dell'interno (degradato a mero esecutore della volontà imperiale) per impedire le occupazioni e le manifestazioni di protesta e dire, come ha fatto dopo, che si riferiva solo a un'opera di convincimento verso i ribelli. Ma tant'è, di faccia tosta ne ha da vendere.
In quella conferenza stampa era visibilmente irritato, per non dire incazzato; poi senz'altro qualcuno dietro le quinte gli ha fatto capire che era meglio venire a più miti consigli.
Sicuramente Berlusconi teme questa protesta, che non è animata dai soliti manipoli della sinistra radicale come sostiene, ma è invece assolutamente trasversale; parte dagli studenti, passa per i genitori, coinvolge diversi insegnanti e rettori, non tiene conto delle tradizionali divisioni politiche.
E' un primo segnale di movimento dell'opinione pubblica, quella che secondo la grancassa mediatica del Cavaliere ha un consenso granitico nei suoi confronti.
Ammesso che le percentuali dei vari sondaggi siano attendibili, ciò dipende dalla cattiva qualità dell'informazione italiana, asservita sempre di più al potere.
Vale la pena di ricordare che nella classifica mondiale sulla libertà di stampa ci troviamo in fondo alla graduatoria, non in cima. L'italiano medio è disinformato, non ha una chiara percezione dei problemi.
Ma quando riesce ad averla si ribella, e questo è il caso dello sciagurato progetto Gelmini che, esclusa ogni considerazione di tipo tecnico, prevede un taglio mostruoso di finanziamenti (oltre 8 mld di euro) e già solo per questo è da bocciare.
Il Cavalier Fracassa quindi ha paura che finisca l'incantesimo, l'illusione creata ad arte che sta governando bene. Ma non solo.
L'estrazione di Berlusconi è quella del capo azienda abituato, da una vita, a dare direttive che gli altri devono eseguire. L'obiezione, la critica, lo mette in forte crisi e provoca reazioni rabbiose.
Questo esercizio della potestà imprenditoriale Berlusconi lo ha trasferito in politica come un riflesso condizionato.
Forza Italia viene gestita come un'azienda; chi ha mai avuto notizia di congressi o di minoranze interne che dissentono dalla linea del leader?
Perfino la decisione di fondare il PDL l'ha presa da solo, come si fa quando si costituisce una nuova ditta e in questa avventura poi ha cooptato i parvenus di Alleanza Nazionale, un pò con le minacce e un pò con le lusinghe.
Un dibattito interno, un congresso straordinario, un vertice fra leader delle parti interessate dal progetto, che sarebbe la normalità democratica, tutto ciò è lontano anni luce dal Berlusconismo.
Anche lo Stato finisce per essere gestito in modo aziendalista: viene degradato inevitabilmente a semplice macchina produttrice di decisioni del capo, che sono messe in opera a colpi di decreto e supportano l'illusione mediatica del governo del fare.
Il Parlamento finisce spesso per essere scavalcato e anche i passaggi più importanti e delicati, come la riforma della scuola, sono condotti senza coinvolgere o perlomeno ascoltare preliminarmente le parti interessate, genitori, studenti, corpo docente.
Un aspetto deleterio del Berlusconismo è proprio questo mix velenoso fra approccio aziendalista, autoritarismo e paternalismo di vecchio stampo.
Il governo viene inteso come un consiglio d'amministrazione o un consilium principis che deve ratificare la volontà del capo.
Le istituzioni vengono marginalizzate o trattate con disprezzo per appellarsi direttamente al popolo, come insegna il grezzo discorso del predellino.
In simili circostanze il popolo vien bene; quando però viene mobilitato da altri, si cerca di zittirlo con la minaccia di botte e denunce. Usato e messo da parte.

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martedì 21 ottobre 2008

L'ipocrisia leghista sull'Ombralonga


l'Ombralonga era partita male, con tutte le polemiche prima dell'evento, ed è finita peggio: un morto, travolto da un treno mentre Domenica sera dormiva troppo vicino ai binari della stazione di Paese. Solo 24 anni.
Se si era appisolato in quella posizione così pericolosa evidentemente aveva carburato bene, come l'amico che si trovava con lui.
Stando a quanto ha dichiarato è stato svegliato dai soccorritori a tragedia avvenuta, non si era accorto di nulla! Aveva carburato bene anche lui.
Quello che mi disturba di più è l'ipocrisia della Lega, che con l'Ombralonga gioca a nascondino.
I leghisti hanno sempre sostenuto questa manifestazione, nonostante dicano che da anni non concedono più il patrocinio.
Gentilini in particolare, patrocinio o meno, l'ha sempre difesa, sostenendo che i suoi giovani hanno diritto a una giornata di festa, esattamente come i suoi cittadini, nella singolare concezione proprietaria del popolo sostenuta dallo sceriffo, hanno diritto alla sicurezza. I cittadini, i giovani, è tutto suo.
La verità è che a Gentilini e compagnia l'Ombralonga è sempre andata bene; prima di tutto perchè si sono ingraziati gli esercenti di Treviso, che con l'Ombralonga fanno buoni affari (e si mormora che qualcuno sfrutta l'occasione per dare fondo alle scorte del vino peggiore).
In secondo luogo perchè l'Ombralonga, in base alla retorica popolaresca e sempliciona della Lega, è una festa che recupera le tradizioni enogastronomiche più genuine dei trevisani.
Tutto serve e tutto fa brodo, in quest'epoca dove viviamo con la sindrome dell'accerchiamento, per illudersi di recuperare delle tradizioni (ma quali poi) e definire o ridefinire la propria identità.
Comunque stiano le cose, ogni anno è soprattutto la parte eno a predominare su quella gastronomica: gente che vomita, che crolla per terra, che piscia negli angoli e nei portoni, che fa baccano.
Servizio d'ordine sempre più numeroso per prevenire i probabili tafferugli, patenti ritirate, onerose cauzioni imposte a bar e ristoranti (ma i guadagni compensano abbondantemente il rischio).
Così l'immagine di Treviso esportata in tutta Italia è di fatto quella della città degli allegri beoni, dove si può trincare il vino alla canna tutti insieme o copulare nella pubblica via (com'è avvenuto quest'anno).
Ma il giocattolo col passare del tempo è sfuggito al controllo degli amministratori; troppo casino, c'è molta gente che si lamenta e di questi tempi, con le cronache piene di fattacci legati alla cultura dello sballo, non è pagante incentivare una manifestazione che porta alle sbornie collettive.
Adesso, grazie a questa tragedia la Lega ha trovato il modo per scaricare definitivamente l'Ombralonga.
Il sindaco Gobbo dice che forse non si farà più e persino Gentilini, ultimo strenuo difensore nella trincea degli sbevazzoni, ha tirato i remi in barca.
Con un'impareggiabile sceneggiata, qualche giorno prima dell'inizio ha dichiarato davanti alle telecamere che siccome la festa è stata turlupinata dai suoi colleghi di giunta, non ci sarebbe andato neanche lui.
Strano ragionamento, se la condividi invece dovresti andarci per sostenerla, o no?
E' il solito vecchio trombone.

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giovedì 16 ottobre 2008

Frodi alimentari cinesi: a chi facciamo la predica?


Le forze dell'ordine a Napoli hanno sequestrato prodotti alimentari cinesi, importati clandestinamente perchè non in regola con le normative europee sui requisiti richiesti. Fra questi una partita del famoso latte alla melamina.
Da tempo è in corso una campagna di stampa contro la Cina, accusata di immettere in commercio prodotti non a norma, o addirittura gravemente nocivi per la salute dei consumatori.
C'è stato il caso dei giocattoli prodotti con la plastica tossica, quello delle scarpe contenenti sostanze proibite e così via.
In ognuno di questi episodi è intervenuto il politico di turno, in quest'ultimo il ministro Zaia, a lanciare filippiche contro i cinesi e a rassicurare i cittadini sulla sicurezza dei prodotti che compriamo ogni giorno, a cui la stampa ha dato ampio risalto.
I controlli sono ferrei, ci dicono, e faremo di tutto per garantire la qualità di quello che si consuma ogni giorno.
Ma chi ci crede? E soprattutto con che coraggio ce la prendiamo con i cinesi? Anche le produzioni italiane spesso sono finite nell'occhio del ciclone.
E' solo di qualche settimana fa la scoperta che alcune aziende lombarde ed emiliane, subfornitrici di nomi importanti come Galbani e Granarolo, compravano prodotti avariati (fra cui formaggi conditi con la merda di topo) e li lavoravano, mischiandoli a prodotti freschi, per rivenderli in una partita di giro a costi ribassati alle stesse Galbani e Granarolo.
E la mitica Galbani ha fatto un'altra pessima figura quando si è scoperto, qualche giorno fa, che nel deposito di Perugia ai prodotti scaduti si cancellava la data di scadenza per piazzarli sul mercato. E meno male che vuol dire fiducia...
Se si va a leggere il comunicato dell'azienda nel suo sito, si ha la chiara sensazione di essere presi per i fondelli.
La linea ufficiale è, come sempre, che non sapevano e che sono intervenuti per far cessare i comportamenti illeciti.
Mi ricorda le giustificazioni delle grandi multinazionali dell'abbigliamento come Benetton o Nike, che sostengono di non sapere che i loro terzisti asiatici sfruttano la manodopera infantile.
E poi ci siamo dimenticati lo scandalo di un paio d'anni fa sull'ovoprodotto, anche questo marcito e pieno di vermi, che sempre i soliti subfornitori spregiudicati lavoravano per rivenderlo alle aziende alimentari?
Cosa c'è nel saccottino o nei biscotti che mangiamo alla mattina? Quali sono le politiche dei grossisti o delle direzioni acquisti delle grandi aziende? E poi ci preoccupiamo per quello che arriva dalla Cina.
Ma la cosa peggiore forse è l'omertà strisciante che copre queste frodi alimentari tutte italiane, da parte dei media che fino ad ora hanno affrontato poco e male la questione.
Se non fosse per qualche reporter o qualche giornale ficcanaso come Repubblica, il silenzio sul problema sarebbe assordante. Qui prodest?
A proposito di Repubblica; da questo quotidiano arriva il reportage sui prodotti come formaggi, caseina etc che importatori europei, fra i quali diversi italiani, fanno arrivare da posti ameni come la solita Cina ma anche Russia e Bielorussia, aggirando i controlli doganali in triangolazioni da malditesta. Le tivù non ne hanno parlato.
Il problema delle frodi alimentari va ben al di là della Cina, ci riguarda da vicino. Riguarda in primo luogo l'Italia, paese con una forte inclinazione alle truffe ai consumatori, che vanta precedenti funesti come il caso del vino al metanolo, che ha fatto morire o menomato diverse persone.
Riguarda l'Europa dove ha avuto origine il dramma della BSE, altrimenti detto morbo della mucca pazza; certi fenomeni vi sono un pò ovunque.
Ad esempio si spaccia per made in Italy ciò che non lo è, come l'olio di semi corretto alla clorofilla e spacciato per extravergine che è stato scoperto sul mercato inglese. Anche loro...
E' un problema di etica, materia difficile sulla quale, e spiace molto dirlo, noi occidentali con la nostra civiltà in declino non possiamo più dare lezioni a nessuno.
Quindi anche ai cinesi, più o meno fanno quello che facciamo noi.

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lunedì 13 ottobre 2008

Italia-Bulgaria, figuraccia nera e italiana


Basta minimizzare, come hanno fatto Abete e quei politici che, dopo la pessima figura a Sofia, hanno detto che si tratta dei soliti quattro idioti.
Che siano idioti è fuori discussione, che siano invece una piccolissima minoranza è tutto da vedere.
Da anni assistiamo allo scaricabarile da parte del calcio professionistico; tutti quanti, dirigenti allenatori e calciatori ci ripetono, come un disco rotto, che certi personaggi non hanno niente a che vedere con il calcio. Gli fanno eco i politici, che a loro volta cercano di sterilizzare l'evidente matrice politica di certi episodi, fino a rasentare il comico, come l'esponente del centrodestra che oggi dichiarava che gli ultras sono di destra, sinistra e di centro. Esistono anche i teppisti di area UDC?
Si può trattare di pestaggi e agguati mortali per la strada (come a Verona) o di tafferugli e cori nazifascisti intonati nelle curve, ma la parola d'ordine è sempre minimizzare, fare finta di niente anche se il fenomeno peggiora sempre di più e arriva a toccare la nazionale.
La smettano, perchè in realtà la nuova eversione nasce proprio dai tifosi, dalla curva che da tempo è diventata il bacino di reclutamento preferito da capi e capetti dell'estrema destra.
La colpa della parte "rispettabile" del movimento calcistico è stata quella di non aver mai fatto niente per isolare le squadracce e i gruppi più estremisti, o per pavidità o per calcolo.
La destra invece ha cavalcato con toni ossessivi e a volte parossistici la questione della sicurezza.
E negli ultimi anni ha cercato di rivisitare la storia nazionale parificando le ragioni di chi fece la Resistenza con chi invece si schierò dall'altra parte, atto finale di uno sdoganamento da cui gli scarafaggi neofascisti traggono la loro legittimazione morale e politica. Ultimo in ordine di tempo, da questo punto di vista, La Russa con la sua polemica che lo ha opposto a Fini.
Quel La Russa che ieri ha bollato gli incidenti di Sofia come atti inqualificabili. Per una volta ha ragione Storace, che gli ricorda che da giovane anche lui intonava certi cori.
Non solo hanno alimentato un clima infame nel paese, ma sono pure dei grandi ipocriti.

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giovedì 9 ottobre 2008

Il governo del fare (porcherie)


Berlusconi e la sua ghenga non hanno più freni; adesso viene fuori che avevano tentato di salvare i bancarottari come Tanzi e Cragnotti nascondendo la solita norma ad personam in mezzo a un decreto, quello per Alitalia.
Una norma che limitava l'imputabilità dei dirigenti delle società in crisi, sottoposte alla procedura fallimentare, solo nel caso di vero e proprio fallimento.
Per fortuna si è messo di mezzo uno dei soliti disturbatori della quiete pubblica, Milena Gabanelli di Report, e il bubbone è scoppiato.
Tremonti ha dichiarato che se passa quell'articolo si dimette. Bella sceneggiata, se consideriamo che il provvedimento, di fine Agosto, porta anche la sua firma. Detto e fatto, articolo ritirato, ma la figuraccia è fatta.
Naturalmente è una figuraccia evidente per chi la vuole vedere, in questo paese dove l'opinione pubblica è narcotizzata.
Proprio nel momento in cui in altre parti del mondo si pensa di processare i managers responsabili dei fallimenti delle banche, da noi questo governo di suini tenta di garantire l'impunità ai bancarottari . C'è sempre un lodo pronto per gli amici e gli amici degli amici...

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mercoledì 8 ottobre 2008

Il governo del fare (cazzate)


Anche chi detesta Berlusconi come il sottoscritto lo deve ammettere: è proprio bravo. Da quando ha vinto le elezioni si è confermato un fuoriclasse della comunicazione. Altro che Veltroni, sempre più patetico e inadeguato.
Bella forza, potrebbe dire qualcuno, ha in mano gran parte del sistema televisivo ed editoriale, sarebbero capaci tutti.
No, il nanetto di Arcore ci mette anche del suo, quella naturale abilità a trasmettere sogni, a comunicare incantando e facendo interiorizzare all'opinione pubblica le sue posizioni, quella capacità di persuasione che appartiene ai migliori venditori.
Non è detto però che dietro un grande venditore ci sia anche necessariamente un grande prodotto; ci si può trovare rifilata una bella patacca.
Così il nostro Berlusca è riuscito a far credere al popolo che sta governando, che si sta impegnando a fondo per risollevare l'Italia dai suoi guai, all'insegna della milanese operosità, del ghe pensi mi che ha sempre sbandierato da quando è "sceso in campo" nei primi anni 90.
Rialzati, Italia! recitava un suo slogan elettorale... Peccato che anche lui, in cinque anni di sgoverno, ci avesse messo del suo per atterrarla... Ma l'elettorato si è dimenticato di questa semplice verità, l'elettorato dimentica tutto, anche quello che è successo cinque minuti fa.
Il messaggio che passa, grazie a un sistema di media sempre più asserviti al potere, è che questo è il governo del fare, contrapposto al precedente che invece era quello delle chiacchere e dei litigi. Ma cosa sta facendo il governo Berlusconi, in fin dei conti?
Passando in rassegna le ultime mosse viene fuori una Caporetto; ha fatto un accordo con Gheddafi sulla famosa autostrada costiera che ci costerà, pare, 5 mld di euro con la contropartita che non sarebbero più arrivati clandestini. Risultato: ne arrivano più di prima.
La trattativa su Alitalia ha partorito un pateracchio allucinante; il salvataggio verrà pagato da noi contribuenti e ci costerà almeno 3,5 mld di euro, senza allontanare il sospetto che fra qualche tempo alla fine Alitalia sarà ceduta a un gruppo straniero, magari Air France.
La cosiddetta cordata dei coraggiosi tanto coraggiosa non lo è, perchè non rischia niente e per giunta si è portata a casa il prezzo migliore, visto che la diligence su Alitalia è stata fatta da una banca dei Benetton, che figurano fra gli acquirenti.
E lasciamo perdere il fatto che fra questi ci sono anche pregiudicati come Gavio e Ligresti, perchè gli italiocchi non hanno il palato abbastanza fino per disgustarsi di questo.
Il nano di Arcore ha raccontato che la sicurezza sarebbe stata una priorità, ma a sentire La Russa, uno dei suoi, mancano i quattrini e la preparazione dei militari dispiegati, oltrechè dei Carabinieri, è insufficiente: allarme rosso.
In effetti anche la Polizia protesta da anni per le carenze sempre più gravi nei finanziamenti, in maniera bipartisan: sia che governi Prodi, sia che governi Berlusconi.
Ma i media ne parlano poco e male, e non dicono niente sulla situazione tragica di diverse procure, che non hanno i soldi per riparare le auto di servizio o comprare la cancelleria. E poi questi ci parlano di promuovere legalità e sicurezza...
L'unica cosa che hanno saputo promuovere di fatto è stato un risveglio della xenofobia, con i pestaggi per strada come a Parma e a Roma, o dare ai sindaci un potere d'ordinanza che hanno dimostrato di non saper gestire con quella cosa elementare chiamata buon senso, come quando si da una pistola in mano a un bambino.
Si parla di federalismo, ma intanto è stata confermata la vecchia prassi di ripianare il dissesto di comuni come Catania gestito per anni da Scapagnini, uno dei medici di Berlusconi: 140 ml di euro e la Lega zitta.
Il centrodestra si vantava di aver risolto il problema della monezza a Napoli ma in realtà è così? Impossibile saperlo, nessun Tiggì va a vedere.
Si parla di Napoli solo per dire che Berlusconi ci va per verificare l'andamento del progetto, ma nessuno nella stampa verifica a sua volta che il piano discariche marci davvero.
Ma soprattutto Parlamento ed esecutivo sono stati distratti, come al solito, dalle grane personali del nostro cavalier Fracassa o comunque da questioni non prioritarie, mentre i salotti televisivi come quello di Vespa ospitavano il Cavaliere dando risalto ai suoi siparietti. Ormai i programmi cosiddetti di informazione politica servono solo a questo.
L'economia, che figura come la principale preoccupazione degli italiani, è scomparsa dall'agenda politica.
Solo oggi il governo si riunirà per pianificare qualche intervento di risposta alla recessione in atto. Solo oggi. Benarrivati.
Fino a ieri infatti erano tutti troppo impegnati a discutere del lodo Alfano, del conflitto fra politica e magistratura, di Alitalia (questione che poteva già essere chiusa nel 2007 a costo zero per il paese), perfino della legge elettorale per le europee.
Sembra che Berlusconi governi, ma in realtà fa cazzate.

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lunedì 6 ottobre 2008

Crisi delle borse, crolla la fede neoliberista


I soldi non sono niente, dichiara Ratzinger nel commentare gli scivoloni delle borse mondiali degli ultimi giorni, solo la parola di Dio conta.
Già, lo andasse a raccontare ai risparmiatori di mezzo mondo che hanno visto ridursi a zero risparmi e investimenti, o ai dipendenti della Lehman o della Wamu che da un giorno all'altro sono stati sbattuti in strada con il classico cartone fra le braccia.
Oppure, venendo alle magagne di casa nostra, lo dicesse ai sindaci dei comuni che hanno spericolatamente investito in titoli "junk", magari dopo aver alienato i beni dell'ente come si appresta a fare Tosi a Verona, l'ultimo della serie.
Amministratori arruffoni, che si sono formati con qualche Bignami sugli investimenti e si sono lanciati in operazioni di borsa come un qualunque privato, perchè così facevano tutti negli anni delle speculazioni pazze.
Con la differenza che mentre un privato rischia di tasca propria, costoro hanno rischiato con i soldi dei contribuenti...
E hanno perso, per loro fortuna nel silenzio dei media, che almeno per ora non si sono accorti (o hanno finto di non accorgersi) di questo risvolto della questione.
Lo andasse un pò a dire, il solerte guardiano della spiritualità dell'occidente, alle imprese che già da anni navigano nelle acque agitate della globalizzazione e che adesso faranno i conti con nuove difficoltà di finanziamento, o alle famiglie che stanno subendo l'ennesimo rialzo della rata del mutuo.
I soldi non sono niente di fronte a Dio ma servono per far girare questo mondo, a meno che non si voglia resuscitare l'economia curtense. Tutto sta nel capire come far funzionare il meccanismo, e non è semplice.
Il capitalismo postmoderno e globalizzato non aveva più avversari all'esterno, tutti i nemici erano defunti da tempo, a cominciare dal Comunismo.
Non aveva neanche da temere un nichilista qualunque, un Tyler Durden con il detonatore in mano, pronto a far saltare in aria i grattacieli delle banche e delle assicurazioni in un'apocalisse catartica. Il consenso verso il sistema era pressochè indiscusso.
Però c'era ancora un nemico al suo interno e alla fine ha colpito duramente; deflagra tutto, si bruciano quantità astronomiche di denaro nell'arco di una sola giornata.
Deflagra anche il centro nevralgico dell'economia di mercato, la società per azioni quale si era configurata nell'ultimo ventennio.
Comunque vada a finire questa crisi drammatica, quando l'ottovolante dei mercati finanziari si fermerà ne usciranno a pezzi anche le dottrine neoliberiste, che hanno rivelato tutta la loro inadeguatezza e pericolosità. Ma erano poi così neo queste dottrine?
E' dalla fine del XVIII secolo che una parte degli economisti sostiene che bisogna lasciar fare al mercato, senza lacci e laccioli da parte delle istituzioni pubbliche che hanno il solo effetto di impedire lo sviluppo e l'arricchimento complessivo della società, che prima o poi arriva in un effetto a cascata.
In realtà, le società occidentali non si sono affatto arricchite, la distribuzione dei dividendi si è fermata nelle elites, e se non si erige qualche steccato i risultati sono quelli che vediamo, la catastrofe.
La crisi inizia negli Stati Uniti, a causa della deregulation scriteriata delle gestioni finanziarie promossa da Bush durante i suoi due mandati.
Ma parte da più lontano, dalla metà degli anni 80 quando il Liberismo classico, con la sua fede nelle virtù salvifiche del mercato, viene rielaborato e trova sponde politiche sensibili, prima di tutto nel Reaganismo e nel Tatcherismo.
Adesso bisogna raccogliere i cocci; uno degli aspetti più sconcertanti di questa crisi è che nessuno pare avere un'idea chiara del che fare, nè al livello dei governi, nè a quello degli economisti e degli analisti.
Il Liberismo ha fallito, ma nemmeno gli schemi keynesiani, stante la forte interpendenza delle economie, sono proponibili.
Lo stato nazionale da solo non ce la può fare, non può adottare misure efficaci, che vadano al di là di meri provvedimenti emergenziali come il salvataggio degli istituti in difficoltà o la copertura dei depositi bancari.
In attesa di strumenti nuovi, se non altro si è capito (o così dovrebbe essere) che certe teorie economiche sono fasulle, come il castello di carte della finanza internazionale che è crollato.

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