martedì 30 dicembre 2008

Per Di Pietro un bel petardo in famiglia


Antonio Di Pietro ha ricevuto un bel bidone da chi meno se lo aspettava: suo figlio, sgamato al telefono mentre cercava di raccomandare un Tizio a un Caio per una consulenza tecnica nella pubblica amministrazione.
Il Centrodestra si frega le mani: tu quoque, adesso ti aggiustiamo noi! E via a criticare l'ipocrisia del leader dell'IDV, a promettere che scaveranno per portarne alla luce gli scandali.
Visto che il fronte berlusconiano controlla il sistema dei media, non ci sarebbe da meravigliarsi se ne venisse fuori una campagna propagandistica coi fiocchi, tutta veleno e notizie infondate.
I mezzi non gli mancano: Rai, Mediaset, Panorama, il Giornale, Libero e così via. Aggiungiamo anche il quotidiano più inutile d'Italia, il Foglio del pachiderma Ferrara. Sono maestri nella strategia della delegittimazione.
Negli ultimi mesi ci hanno provato con tutti i disturbatori dell'ordine costituito e della pubblica mangiatoia, da Grillo a Travaglio a Gianantonio Stella.
Dopo le intercettazioni che hanno messo in difficoltà i pidini, è un nuovo caso che darà maggiore forza al disegno di legge del prestanome di Berlusconi Alfano, determinato a imbrigliare la magistratura e la stampa. Sarà un bell'inizio d'anno.
Cristiano Di Pietro ha rassegnato le dimissioni dal partito ma i Berluscones, guidati dal laido Gasparri, suonano la carica: ancora non basta.
Chissà cosa dovrebbe fare; forse trascinarsi in ginocchio su una via lastricata di ceci da Montenero a Roma, o lasciarsi cospargere di pece e piume da Cicchitto e Capezzone e farsi portare in giro in groppa a un somaro. Magari qualcuno arriverà addirittura a chiedere a Di Pietro senior di ritirarsi dalla politica.
E tutto questo polverone di polemiche non per una storia di mazzette, ma perchè Cristiano Di Pietro è inciampato in un classico vizietto, la raccomandazione; niente di più, se non altro niente di penalmente rilevante.
I Berluscones faccia di bronzo dicono che la questione morale travolge l'IDV; e come la mettiamo con gli scandali che hanno coinvolto negli anni gli esponenti del Centrodestra?
Che fegato, parlano loro che sono agli ordini di un uomo che usa lo stato a fini personali, che fa di tutto per sfuggire a processi da cui arriverebbero probabili condanne.
Quel personaggio che per difendere meglio i suoi interessi ha portato addirittura i suoi avvocati in Parlamento e nel governo.
Si preoccupassero, tanto per citare un caso, del verminaio che grazie ai magistrati di Salerno sta venendo fuori nella procura di Catanzaro dopo la cacciata di De Magistris: uno scandalo da cui non si salva nessuno, a destra come a sinistra. Invece no, si aggrappano al caso Di Pietro.
L'episodio in questione semmai suggerisce un altro insegnamento; il figlio del leader dell'IDV altro non è che un politico di professione italiano, con tutti i difetti e i limiti che caratterizzano questo tipo sociale.
Cristiano Di Pietro ha abbandonato la polizia per lanciarsi in politica, un'attività molto remunerativa come ha spiegato bene il succitato Stella ne La Casta; grazie al suo cognome ha saltato la gavetta, che una volta (molto tempo fa) era il viatico necessario e salutare di qualunque carriera politica ed è entrato subito nel palazzo.
Come tutti quelli che entrano nel palazzo, ha iniziato a comportarsi conformemente al ruolo; fra Campobasso e Montenero di Bisaccia qualcuno mormora che lo si vede andare in giro con un SUV o un'auto blu.
Il prestigio e il potere di un politico si misurano dal macchinone in dotazione o dalla capacità di gestire relazioni e fare segnalazioni, altrimenti dette raccomandazioni.
C'è continuità e contiguità fra Di Pietro Junior e tanti altri, ad esempio la moglie di Mastella che spostava e promuoveva primari e dirigenti nelle ASL campane come pedine su una scacchiera, e pure lei è stata messa alla berlina dalle intercettazioni.
E' un figlio d'arte nel paese dei figli d'arte, che tuttavia com'è noto raramente sono all'altezza dei padri: da Craxi ai suoi figli Bobo e Stefania, tanto per fare un esempio.
Dinastie all'italiana, dinastie di una nazione mediocre e piagnona, assuefatta per l'eternità all'aiutino e alla spintarella.
Perciò attendiamo che si buttino in politica, entrando subito nei posti che contano naturalmente, anche i figli di La Russa e Casini, quello di Mastella e Piersilvio Berlusconi: Oddio, lui proprio speriamo di no.

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domenica 28 dicembre 2008

La lezione natalizia di Tettamanzi a Berlusconi


Natale è appena passato. Il Cavalier Fracassa ieri si ostinava a dire che non c'è crisi, gli italiani hanno speso più o meno come in passato e ha rinnovato il suo appello a mostrarsi ottimisti per il futuro. Subito dopo però ha detto che il 2009 sarà un anno terribile.
Proprio non riesco ad abituarmi alla disinvoltura con cui Berlusconi afferma tutto e il contrario di tutto. Un giorno dice che la riforma della giustizia è prioritaria e dopo poche ore fa retromarcia e dice che prima bisogna pensare al federalismo.
Solo il suo elettorato digerisce senza imbarazzi e perplessità le contraddittorie esternazioni berlusconiane.
Qualunque persona di media intelligenza, di fronte a questi continui giri di valzer, dovrebbe cominciare ad avere dei dubbi sulla capacità di lettura degli eventi e sul senso delle priorità di chi ci governa.
Non più tardi di qualche mese fa il suo commercialista Tremonti diceva che le imprese petrolifere e le banche facevano troppi profitti, per cui andavano colpite con la Robin Hood Tax. Poi le borse sono saltate in aria, il sistema bancario ha avuto un forte collasso e il formidabile Tremonti, sempre in perfetta sintonia con l'attendibilità del suo capo, ha sentenziato che lo aveva previsto.
Ma invece l'opinione pubblica in buona parte appare lobotomizzata. A meno che i sondaggi non dicano il falso come io penso; secondo le veline di Cologno Monzese e Saxa Rubra (che sono la stessa cosa), il nanetto di Arcore veleggia oltre il 70% dei consensi.
Avanti di questo passo arriveremo al 100, poi al 110% e così via: a dar retta a loro non solo i viventi ma anche i nascituri hanno un'incrollabile fede nel Nostro Caro Leader.
E così mentre Berlusconi nega l'evidenza, cioè che siamo in forte crisi, e propina baggianate a nastro al popolo in letargo, c'è però chi si da da fare.
Il Cardinale Tettamanzi, proprio nella Milano da cui proviene Berlusconi, ha lanciato un fondo di solidarietà per le famiglie lombarde in difficoltà e tanto per far capire che non erano solo belle parole, ha messo a disposizione la ragguardevole cifra di un milione di euro invitando chi può a fare la sua parte.
I soldi saranno destinati alle parrocchie per finanziare progetti di sostegno mirati sulle specifiche esigenze delle persone in difficoltà, e il tutto si svolgerà nel rispetto della privacy degli interessati.
L'esatto contrario dell'elemosina di stato elargita con la Social Card; 40 miserabili euro al mese, che ovviamente possono solo far fresco a chi ha difficoltà economiche, contenuti in una carta a scalare che il beneficiario, con evidente offesa della sua dignità personale, dovrebbe esibire alla cassa del supermarket sotto gli occhi di tutti. Guardate il poveraccio.
Mentre Berlusconi chiacchera e i politici si accapigliano su questioni non prioritarie come il Presidenzialismo, c'è chi agisce; la lezione ancora una volta viene da soggetti esterni alla politica.

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venerdì 19 dicembre 2008

Nuovo album per gli AC/DC: dove eravamo rimasti?


Eccoli qui; dopo otto anni dall'ultima release (Ballbreaker) è uscito il nuovo Black Ice, che in una sola settimana dalla pubblicazione ha registrato circa due milioni di copie vendute nel mondo, senza considerare il numero enorme di download a gratis dalle reti P2P: basta vedere, per chi usa Vuze, il numero elevato di seeds presenti.
A due mesi di distanza, Billboard li mette al secondo posto nella categoria Rock della Chart americana: mica male. Dunque, dove eravamo rimasti? A Ballbreaker per l'appunto. E le differenze? Nessuna.
Gli AC/DC ritornano e sono sempre gli stessi: fedeli alla linea. Angus, in un'intervista di molti anni fa l'aveva detto e anzi rivendicato con orgoglio, gli album degli AC/DC suonano tutti uguali.
A dire il vero qualche cambiamento di sound nell'arco della loro discografia si può cogliere, ma stringi stringi è come dice Angus. Allora che palle?
No, perchè gli AC/DC sono come il cacio sui maccheroni, la sigaretta dopo il caffè o la pennichella domenicale sul divano; guai se mancano, guai se cambiano.
Quando hai bisogno di ascoltare Rock allo stato puro gli AC/DC sono la risposta: il Rock'n'Roll è il loro gioco e nessuno lo gioca meglio di loro.
Nel nuovo album c'è qualche momento un pò più debole, ma complessivamente regge bene. Merito anche della produzione (affidata a un pezzo grosso, quel Brendan O'Brien che ha prodotto i Pearl Jam e Bruce Springsteen), che gli ha dato una sonorità particolarmente compatta.
I brani migliori per me: Rock'n'Roll Train, Skies On Fire, War Machine, She Likes R'n'R e la titletrack Black Ice.

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Questione morale: tornano le convergenze parallele?


Oggi è in corso la direzione del PD dove Walterone Veltroni starà a friggere sulla graticola, come del resto tutto il suo partito. Negli ultimi giorni abbiamo scoperto l'acqua calda, non esistono diversi in politica: qualunque partito può inciampare in episodi di corruzione.
Mentre Walterone parla, suda e teme per il suo careghino, Berlusconi dichiara che è tempo per la riforma della giustizia; è in fregola, non gli sembra vero. Anche il PD è nei guai con faccende di corruzione, il momento è propizio.
Così mentre la magistratura in mezzo alle consuete difficoltà, ovvero il fuoco di sbarramento della casta, si prepara a ricostruire i rapporti fra politica e affari a Napoli come a Potenza e a Pescara, il Cavalier Fracassa ha lanciato l'amo a Veltroni: abboccherà il pesce?
Sembrerebbe di no, perchè da giorni i vertici del PD dicono che qualunque riforma si faccia non dovrà mettere il bavaglio ai magistrati, che non vogliono sconti o zone franche. Però... Però intanto mi pare che tornino in auge le famose convergenze parallele, riviste e corrette alla luce dei tempi che viviamo.
Negli anni 70 si parlava di convergenze parallele per descrivere il processo di avvicinamento del PCI e della DC, che erano in posizioni diverse, facevano politiche diverse ma marciavano verso un obiettivo comune, il compromesso storico o terza fase di cui parlava spesso Moro, vale a dire la cooptazione dei comunisti nel governo dell'Italia che prima o poi sarebbe arrivata.
Oggi le convergenze parallele sono più semplicemente il tentativo da parte della casta dei mandarini di Roma di blindarsi di fronte alla magistratura.
Una volta erano una definizione, paradossale e in sintonia con il tipico bizantinismo nazionale, di un obiettivo politico, oggi molto più prosaicamente sono il tentativo di salvare il posteriore e il potere, evitando quella cosa così anomala per questo paese che si chiama controllo di legalità.
La Destra governa, la Sinistra è all'opposizione, però ieri la Camera ha negato in maniera bipartisan l'autorizzazione a procedere nei confronti di Margiotta del PD.
Bocchino del PDL e Lusetti del PD hanno detto le solite cose, che hanno fiducia nella magistratura e non si opporrano all'uso delle intercettazioni che li riguardano, ma c'è da scommettere che quando la Camera dovrà pronunciarsi andrà a finire come con Margiotta. Cane non mangia cane.
Già, le intercettazioni. Le intercettazioni fanno impazzire i nostri politici. In molti casi rappresentano una prova della commissione di reati, in altri sono dei gravi indizi di colpevolezza; quando non c'è un estremo di reato spesso comunque portano a galla comportamenti e relazioni politicamente ed eticamente non opportune. Di fronte a ciò che si è detto al telefono diventa molto difficile negare e nascondersi dietro il proverbiale dito.
Sinistra e Destra stanno su piani differenti ma convergono sulla necessità di regolamentare le intercettazioni.
Ieri sera a Porta a Porta Angelo Panebianco, autorevole esponente del Pensiero Unico Italiano in onda tutti i giorni a reti unificate, diceva che bisogna farla questa riforma, se ne sente la necessità da troppo tempo. Ma chi la sente? Io come milioni di altri cittadini no, chi ha qualcosa da nascondere sì.
E di quale regolamentazione si parla? Esiste già da lungo tempo, non è un'attività svolta dalla magistratura al di fuori di qualunque norma e procedura.
Da quando sono state diffuse le conversazioni sconvenienti di Berlusconi, D'Alema, Fassino, Fazio, Fiorani e compagnia bella è nato un terrore sacro verso le intercettazioni.
L'obiettivo è limitarle ad alcune fattispecie di reato, mentre invece sono necessarie anche per altre (pena di fatto la non perseguibilità di certi reati) o vietarne la pubblicazione, che è altrettanto necessaria perchè il pubblico deve essere informato per mantenere un coretto rapporto fiduciario con chi occupa posizioni di responsabilità.
L'America, che viene sempre citata a sproposito, mai quando serve davvero, lo insegna. I nostri politicanti invece si limitano a denunciare in maniera convergente la spettacolarizzazione mediatica.
Per inciso quella spettacolarizzazione che andava bene a tutti, ai comunisti come alla Lega, quando al tempo di Tangentopoli ne erano oggetto i vecchi partiti.
Allora nessuno guaiva, nessuno invocava la necessità di non mettere alla gogna le persone prima che la loro responsabilità fosse accertata o il rispetto della privacy.
A proposito di privacy: i politici supportati dai loro camerieri della stampa e della televisione stanno cercando di far credere che siamo tutti spiati per avere l'appoggio dell'opinione pubblica.
Questa è una colossale mistificazione della realtà, prima di tutto perchè le intercettazioni possono essere disposte solo dall'autorità giurisdizionale a fronte di una notizia di reato, in secondo luogo perchè intercettare costa: servono tempo, denaro e personale. E' credibile pensare che le forze dell'ordine passino il tempo a intercettare milioni di utenze telefoniche? Naturalmente no.
Comunque i Pidini dicono che il loro è un partito nuovo, che nasce con l'obiettivo di mettere da parte la vecchia politica.
Però la Iervolino è ancora al suo posto a Napoli: anzi, come Bassolino Bassolì, la moglie di Mastella e così via a dimettersi non ci pensa proprio. E chi si dimette mai in questo paese dei balocchi?
Da destra a sinistra i comportamenti sono sempre gli stessi: convergenti.


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martedì 16 dicembre 2008

Questione morale: tocca al PD


Ci siamo, è caduta anche l'ultima illusione: la presunta diversità dei postcomunisti.
Dopo il caso del Turco e l'arresto del sindaco pidino di Pescara il re è nudo.
Lo era anche prima, però una parte dell'opinione pubblica coltivava ancora questa visione.
La diserzione delle urne da parte di una quota consistente di elettorato abruzzese Domenica scorsa la dice lunga sullo shock che ha subito e sulla comprensibile rabbia, o meglio sulla demoralizzazione che ne è derivata.
Gli altri, gli elettori di Centrodestra, invece a votare ci sono andati eccome: quelli ingoiano qualunque boccone, come le famose scimmiette non vedono, non sentono e non parlano.
A Catania per esempio il Centrodestra è sempre all'apice dei consensi, nonostante la città sia stata rovinata proprio da Forza Italia la cui guida era il sordido Scapagnini (che ora giustamente è in Parlamento).
In Abruzzo non è servita a far perdere voti a Chiodi l'oscenità dei gazebo pidiellini nelle piazze, dove si invitavano i giovani a presentare il loro curriculum per metterli in diretto contatto con il futuro presidente. Sporcaccioni, speculano sul bisogno della gente.
Negli USA, tanto per fare il solito scontato e noioso parallelismo, l'inchiesta per abuso di potere in Alaska contro Sarah Palin e la faccenda dei fondi del partito spesi per il suo guardaroba sono senz'altro costati un pò di voti ai repubblicani.
Comunque, finisce una volta per tutte la dicotomia partito degli onesti (PCI/PDS/DS/PD) e partito dei disonesti (tutti gli altri).
Mi ricordo il vecchio Occhetto ai tempi di Tangentopoli, quando in televisione, ospite di Santoro, proclamava: noi abbiamo le mani pulite.
Mai affermazione fu più insulsa e inverosimile; sono le persone a essere oneste o meno, non le opzioni politiche.
Ma tant'è intere generazioni di elettori e militanti sono cresciuti con tale profonda convinzione che parte da Togliatti, con la sua retorica sui comunisti come parte migliore della società, e si lega con l'idea berlingueriana di fare della questione morale un caposaldo della lotta politica del PCI.
Tangentopoli, che ha soltanto sfiorato la sinistra di derivazione comunista (sul perchè sono stati versati fiumi d'inchiostro e lasciamo perdere), l'aveva ulteriormente rafforzata.
Da Pescara a Firenze a Genova emergono dei bei casi di corruzione che, responsabilità individuali a parte (quelle vanno accertate in sede giudiziaria), dimostrano che anche nel PD c'è qualcosa che non va.
Qualche pidino adesso dice che si tratta di casi individuali, come facevano i vituperati socialisti e democristiani: no c'è ben di più, c'è un problema etico e politico che li collega alla parte avversa.
Ci si aspetterebbe a questo punto una diversità di vedute rispetto a Berlusconi sulle soluzioni: non il costante tentativo di evitare i processi e delegittimare le procure, ma una vigilanza quotidiana sui comportamenti di quadri e amministratori e il rispetto per il lavoro dei magistrati.
Invece, non erano forse tutti d'accordo in campagna elettorale sul blocco delle intercettazioni, che tanto fastidio hanno dato a Berlusconi come a D'Alema e Fassino?
E' vero o no che Berlusconi, quando Del Turco è stato arrestato, gli ha dato subito la sua solidarietà a prescindere senza sapere niente del caso? Segnali sinistri, sospetti legittimi.
La questione morale si annida ovunque ed è una delle peculiarità che rendono l'Italia un caso a se stante in Occidente, basta vedere come raccontano il belpaese all'estero: ci sarebbe da nascondere la testa sotto la sabbia.
Questo spiega anche l'esistenza di un partito, l'IDV di Di Pietro, che di essa ha fatto la sua bandiera, altro caso unico in Occidente.
Almeno finchè qualche uomo di Di Pietro non verrà beccato con le mani affondate nella marmellata, perchè anche questo è possibile: il partito degli onesti infatti non esiste.

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lunedì 15 dicembre 2008

Governo Berlusconi: l'arte del parlar d'altro


Viviamo in una realtà sdoppiata. Accendi la tivù, guardi qualsiasi tg e con qualche rara eccezione ti viene presentata una certa dimensione delle cose.
Esci di casa, ti confronti con la gente, con le tante piccole situazioni della vita quotidiana e sbatti contro una realtà esattamente opposta.
Alcuni giorni fa il Tg5 parlava della recessione in atto; la tesi del servizio era che nonostante le difficoltà dell'economia il weekend dell'immacolata aveva fatto registrare il tutto esaurito nelle località di vacanza. Ergo gli italiani non stanno poi così male, non c'è nessun crollo dei consumi.
Altro servizio, sempre del leggero Tg5 che ormai contende al mitico Emilio Fede la palma di megafono del regime; gli italiani si preparano a comprare i regali di Natale, e via a mostrare vetrine luccicanti e cariche di gadgets, a intervistare cittadini che esponevano le loro intenzioni, di comprare questo o quello. Gaudere italianes!
Del resto il nanetto di Arcore lo ha detto: ottimismo cribbio! Per dare ossigeno all'economia bisogna consumare, e basta con questa informazione che semina pessimismo. Detto e fatto: i telegiornali si sono adeguati velocemente all'ordine.
Tutto questo rievoca le campagne di propaganda che durante la Grande Guerra si facevano contro i disfattisti. Quasi quasi chi denuncia i problemi finisce per diventarne la causa.
Però è difficile edulcorare la realtà, nel paese che negli ultimi mesi ha conosciuto un incremento medio del 70% di cassa integrazione.
Anche dove vivo io, a Treviso nel bel mezzo del favoloso Nordest, c'è poca trippa; mobilità, cassa integrazione, case invendute, e i costruttori si affannano a lanciare spot dalle tivù locali in cui promettono che al mutuo ci penseranno loro. Wow, grazie mille.
I negozi dell'usato come i negozi tutto a un euro stanno facendo buoni affari. Sono le botteghe che i Veneti fino a un paio d'anni fa avrebbero tranquillamente snobbato.
Difficile davvero nascondere le cose, e allora entra in gioco la seconda fase della tattica di disinformatija: il parlare d'altro per sviare l'attenzione dell'opinione pubblica.
In questo il Centrodestra rivela tutta la sua maestria; a turno, ministri e parlamentari tirano fuori dal cappello altre questioni.
L'ultimo in ordine cronologico è Brunetta, l'altro nanetto che ha proposto il pensionamento a 65 anni per le donne.
Non che il tema delle pensioni non abbia una sua importanza, ma siccome l'agenda politica come qualunque altra agenda si basa sul concetto di priorità, in un paese normale le pensioni adesso dovrebbero scivolare in fondo.
Se non basta questo, ecco Berlusconi di nuovo alla carica sulla giustizia, talmente urgente da richiedere una riforma entro il prossimo Gennaio.
C'è da dire però che stavolta, grazie all'episodio indecoroso dello scontro fra le procure di Catanzaro e Salerno, sono stati i magistrati stessi a offrirgli la pistola carica su un piatto d'argento.
Da quando lorsignori si sono insediati hanno fatto così: hanno parlato e si sono occupati d'altro, in primo luogo degli interessi di imprenditore e dei guai giudiziari di Berlusconi, mentre il paese arrancava sempre di più e si avvicinava la mazzata della crisi finanziaria mondiale.
Adesso si arrampicano sugli specchi...Con le mani insaponate.

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Scarpe contro Bush, l'epitaffio della sua presidenza


Anche l'Iraq ha i suoi eroi nazionali, il giornalista che in conferenza stampa ha lanciato le scarpe contro Bush. Lo ha mancato per un pelo, peccato.
Nel Novembre del 2000 la presidenza di Empty Head Bush si era aperta con lanci di uova e insulti al corteo presidenziale, a causa del controverso conteggio delle schede elettorali in Florida; adesso si chiude con un'altra clamorosa contestazione.
Un giusto epitaffio per un presidente che secondo Berlusconi (credo l'unico al mondo a sostenerlo) entrerà nella storia; vero, ma non di certo perchè verrà ricordato come un grande leader.
Uno dei lasciti della presidenza Bush è una guerra nata su menzogne interessate, che è costata moltissimo sia all'America che all'Iraq in termini di vite umane e dispendio di risorse finanziarie, per non parlare della conseguente recrudescenza del terrorismo internazionale che ci coinvolge tutti, che non ha confini come testimonia l'attacco a Mumbai.
Il presidente iracheno ha definito incivile il comportamento dello sfrontato giornalista; invece è senz'altro incivile il comportamento degli americani in Iraq, i bombardamenti indiscriminati sulla gente, come a Falluja e in tante altre occasioni, l'orrendo scandalo di Abu Grahib e così via.
Dicono che il reporter rischi qualche anno di carcere: invece bisognerebbe proporlo per una medaglia d'oro al valor civile.

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