mercoledì 14 gennaio 2009

NO all'equiparazione fra partigiani e repubblichini, ora e sempre


"La presenza e l'attività degli storici, il cui compito è ricordare ciò che gli altri dimenticano, sono ancora più essenziali alla fine del secondo millennio di quanto mai lo siano state nei secoli scorsi"
Eric J. Hobsbwam - Il Secolo Breve


Il noto studioso britannico alcuni anni fa riassumeva bene le finalità, la ragion d'essere del lavoro talvolta ingrato ma tuttavia prezioso degli storici: conservare la memoria di quanto è accaduto nel passato.
Perchè si tende a dimenticarlo, a rimuoverlo oppure a riscriverlo forzatamente il passato, se c'è un interesse in tal senso.
Proprio quello che da qualche tempo sta accadendo in Italia, dove si tenta di revisionare in maniera truffaldina una pagina tragica della nostra storia, la guerra civile che oppose la Resistenza alla Repubblica di Salò.
Intendiamoci: il concetto di revisione in se considerato non è negativo. Proprio gli storici sottolineano che l'analisi di un periodo storico difficilmente è definitiva.
Al contrario, reinterrogarsi e reinterrogare il passato per offrirne nuove chiavi d'accesso è un preciso dovere scientifico, oltrechè un servizio alla verità che tutti cerchiamo, con fatica.
Ma un conto è procedere a nuove disamine all'interno di un corpus di eventi che nelle loro caratteristiche essenziali sono stati chiariti; un altro conto è cancellare tutto o stravolgere la storia.
La maggioranza di Centrodestra, approfittando del clima nuovo che c'è nel paese ha proposto un disegno di legge che vorrebbe equiparare i partigiani ai repubblichini.
C'è una norma all'esame del Senato che vuole istituire un Ordine del Tricolore, che permetterebbe di conferire onorificenze e conseguenti trattamenti pensionistici a tutti i combattenti del periodo 1940 - 1945, senza distinzioni.
Quindi partigiani e militi di Salò, soldati inquadrati nelle forze armate della RSI e quelli inquadrati invece nelle forze cobelligeranti degli Alleati post Otto Settembre; tutti nello stesso calderone.
Di più: anche l'Istituto della Resistenza e quello della RSI verrebbero raccolti in quest'ordine del Tricolore, denominazione neutra e perciò ambigua.
Ci siamo arrivati; dopo qualche anno di dibattiti e di polemiche sulla necessità di costruire una memoria condivisa, siamo all'atto finale.
Mettere sullo stesso piano i partigiani e i fascisti alleati di Adolf Hitler, chi scelse di combattere per la libertà e chi invece si schierò con chi la libertà voleva soffocarla ed era politicamente omogeneo all'aberrante, rivoltante infamia nazista.
E' evidente che tutto questo non c'entra niente con una rivisitazione della Seconda Guerra Mondiale, la rivisitazione che ha portato Giampaolo Pansa per esempio a scrivere un paio di libri sofferti sugli errori e i crimini della Resistenza, che purtroppo ci sono stati e sui quali per molto tempo si è glissato.
Tutto questo non c'entra niente con il rispetto dei morti qualunque divisa vestissero, soprattutto a sessant'anni di distanza dalla guerra; a meno che non si tratti di gerarchi, torturatori o fucilatori di civili inermi, sulla loro tomba è giusto sputare anche adesso.
Comprendiamo che ci furono persone, molte delle quali giovani, che si schierarono in buona fede con i fascisti. Ma comprendere non significa assolvere, o dire che era tutto lo stesso.
In buona fede si possono compiere gli errori più gravi e quelle persone sbagliarono: fine del discorso.
Dunque si va allo stravolgimento, e chi come me crede nei valori della democrazia non può accettare una simile parificazione, significa perdere il senso di quegli eventi e delle differenze fra le due parti. Che erano enormi. Io non voglio riconciliarmi su queste basi.
Purtroppo però simili operazioni truffaldine possono funzionare in un paese con un'identità fragile e la memoria corta come l'Italia. Soprattutto a così tanti anni dalla guerra civile e se c'è una volontà politica precisa, che è supportata dalla complicità dei media.
In allegato a Libero i lettori troveranno un omaggio, un libercolo dedicato a Mussolini, titolo: Vi parlo di me. Che tristezza.
Da questo punto di vista verrebbe da dare ragione a Giorgio Bocca, che commentando il film di Spike Lee dedicato al massacro di S. Anna di Stazzema definiva sconsolatamente il suo intervento "un dovere storico necessario anche se temo inutile".
Tempi duri. Ma non bisogna mollare.

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