giovedì 26 febbraio 2009

La cazzata delle centrali nucleari


La destra ci fa tornare al nucleare. Dopo la sottoscrizione dell'accordo con la Francia, nel giro di qualche anno anche da noi verranno costruite quattro centrali a energia nucleare.
Il Cavalier Fracassa conferma la sua immagine decisionista: a questo punto possiamo ribattezzarlo Silvio l'atomico.
Davanti alla stampa ha accusato i comunisti di aver fatto una campagna antinucleare, vent'anni fa, che è all'origine della nostra arretratezza in campo energetico.
Tanto per cambiare incolpa i comunisti, che nell'immaginario del Berlusconismo sono sempre i responsabili di tutto.
Dunque sono anche colpevoli del no al nucleare, che ha condannato il paese alla sudditanza energetica agli stranieri.
Volendo ai comunisti si può attribuire qualunque cosa: per esempio la responsabilità dell'otto Settembre, il cattivo andamento dei raccolti, oppure la sconfitta delle legioni romane contro Annibale nella battaglia di Canne.
La realtà però è diversa dalle grossolane rappresentazioni berlusconiane; il referendum del 1987 che bocciò il nucleare fu appoggiato da buona parte della classe politica di allora e dall'opinione pubblica, che erano rimaste suggestionate dalla tragedia di Chernobyl.
Ciò che paghiamo oggi non fu tanto quella scelta (influenzata senz'altro da una componente emotiva), quanto piuttosto l'assenza di una vera politica energetica negli ultimi vent'anni.
Chi ci ha governato dai primi anni 90 in poi (quindi anche Silvio l'atomico) ha sempre fatto scivolare la questione in fondo all'agenda. Sono mancati investimenti per ammodernare le infrastrutture e per fare ricerca sulle fonti alternative. Sono tutti responsabili.
Detto questo, la scelta perseguita con determinazione dalla destra atomica è una risposta molto parziale e discutibile al problema energetico italiano.
Lo stesso governo ha dichiarato che le nuove centrali copriranno circa un 25% del fabbisogno complessivo. E il restante 75?
Spenderemo molti denari per costruire quattro moloch che copriranno solo in piccola parte le nostre esigenze, mentre in compenso serviranno ai grandi costruttori per fare un monte di quattrini. E al resto chi ci pensa?
Il futuro, come insegnano gli esperti le cui indicazioni sono state raccolte da Obama, che ne ha fatto il cuore della cosiddetta rivoluzione verde, è l'integrazione spinta fra più fonti di approvvigionamento energetico: solare, eolico, geotermico etc...
Ci può stare anche una discussione sul nucleare, senza preconcetti ma senza neanche considerarlo la panacea di ogni problema.
Va tenuto presente che nei paesi più evoluti da tempo non si costruiscono più centrali di questo tipo, perchè rappresentano una spesa ingente, con benefici non molto chiari e alti costi ambientali.
Da questo punto di vista, la levata di scudi preventiva di molte regioni fa capire che il progetto governativo difficilmente passerà in cavalleria.
La grancassa propagandistica del centrodestra si serve della questione nucleare per continuare a propinarci l'immagine del governo del fare.
Ma ancora una volta, per chi ha conservato un briciolo di cervello, vale la pena di chiedersi cosa stanno concretamente facendo lorsignori.
Anche in Italia avremmo bisogno di una rivoluzione verde; per farla, ci sarebbe bisogno di destinare parte del PIL all'implementazione di fonti alternative.
Davanti a noi invece c'è un governo che vuole spendere le (scarse) risorse finanziarie disponibili per costruire le centrali nucleari, si oppone agli accordi europei sulla riduzione delle emissioni industriali, riduce i benefici fiscali sulle ristrutturazioni mirate al risparmio energetico e non spende una parola sulle fonti alternative.
Non c'è che dire, è un governo che guarda al futuro.
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mercoledì 18 febbraio 2009

Il Partito Democratico è in rianimazione


Walterone ha passato la mano. Dopo la disastrosa rotta delle truppe del PD in Sardegna di cui ha fatto le spese Soru (che non sarà eccezionale, ma è senz'altro meglio della mezza tacca che lo ha sostituito), ha deciso di lasciare la segreteria.
Tanto di cappello, perchè non è una scelta affatto scontata in Italia, dove in genere i segretari e i gruppi dirigenti dei partiti restano avvinti ai posti di comando come l'edera ai muri.
E' un finale che per un momento ci ha riavvicinati alla normalità dei paesi europei, dove il cavallo perdente si cambia senza tante discussioni e mal di pancia.
Si può dire che avrebbe dovuto farlo subito dopo le politiche, ma obiettivamente era troppo presto. Adesso, dopo le due batoste in Abruzzo e Sardegna, era il momento giusto: adesso si è avuta la prova incontestabile che il PD non funziona.
Tuttavia, a riportarci alle miserie tipicamente italiane ci hanno pensato gli altri big del suo partito.
Il papista Rutelli e il red D'Alema non si sono fatti vedere alla conferenza stampa, mancando di rispetto al segretario uscente.
Come esiste (o dovrebbe esistere) un galateo istituzionale, così dovrebbe esistere un galateo nella vita dei partiti: la loro assenza ha dimostrato la persistenza del frazionismo e delle guerre di corrente, patologia grave da cui la sinistra italiana non è mai guarita.
La destra ne è immune perchè è composta da meri esecutori di ordini; Berlusca fa e briga in assoluta libertà.
Quanto agli altri colonnelli, dalla Finocchiaro alla Bindi a Parisi etc... hanno deciso che non è il momento per il congresso perchè ci sono in vista le europee; quindi Franceschini prende il posto di Veltroni pro tempore.
In sostanza hanno deciso di non decidere, come se aspettare potesse tamponare l'emorragia di voti del PD. Invece sarebbe proprio ora il momento di ridisegnarne l'assetto, prendendo il coraggio in mano.
Ma si sa che di coraggio ne alberga poco nella politica italiana, che ha i suoi tempi, i suoi riti, le sue trattative di potere e le sue vendette da consumare.
Per i pidini è probabilmente un buon modo di prepararsi a nuove sconfitte, perchè il messaggio arrivato dagli elettori è cristallino.
Il PD si era presentato come il nuovo e l'elettorato lo ha preso alla lettera. Quando ha visto che dietro c'era una vecchia risposta politicista gli ha voltato le spalle. Ergo, serve cambiare veramente per non perire.
Ma non è solo una questione di metodo, è anche una questione di merito. Veltroni nel suo discorso di commiato dice - sogno un partito che si chieda non da dove si viene, ma dove si va.
E' il colpo di coda della Veltronomics, che ha una precisa responsabilità nel cortocircuito del partito.
Per stabilire dove si va bisogna sapere da dove si viene e questo, per quanto riguarda il PD, non è chiaro; il Partito Democratico è l'omnibus della politica italiana.
Per maturare posizioni politiche comprensibili, per impostare nella nostra malandata società un progetto riformista alternativo ai disvalori del Berlusconismo di cui ha parlato Veltroni, bisogna sapere quali sono i propri valori di riferimento, le proprie radici.
I promotori del PD invece hanno dimostrato una ferrea determinazione nel rimuovere questo discorso.
Hanno creato un partito fautore di un progressismo indeterminato di ispirazione americana, ma che di fatto nasconde un'acquiescenza alla cosiddetta sensibilità cattolica. Chi ricorda da parte del PD una presa di posizione netta su questioni di principio?
Nel caso di Eluana, che ha acceso il dibattito sul testamento biologico, Veltroni pilatescamente ha detto che trattandosi di una questione di coscienza, non ci può essere una posizione unitaria del PD (salvo poi accettare nella sostanza l'orribile disegno di legge presentato dalla destra in parlamento) .
Se fosse il PD a governare il paese allora non potrebbe fare una legge in merito, o se la facesse sarebbe dettata dai cattolici.
Che partito è quello che non riesce a fare una sintesi al suo interno e proporre una soluzione? E che attrattiva può avere sugli elettori? That's the point, per dirla con gli anglosassoni.
A prescindere da ogni altra considerazione, il PD potrà farcela se prenderà in mano un discorso di riformismo autenticamente laico, l'unico che può leggere nella coscienza e nei bisogni più profondi della società italiana.

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lunedì 16 febbraio 2009

Castrazione: La Lega delle punizioni medievali


La castrazione come pena per i responsabili degli stupri. Sono i militi in camicia verde a tirar fuori quest'idea.
Zaia, contraddicendo il suo solito applomb e vestendo per una volta i panni di Gentilini propone la castrazione chimica.
Troppo poco, gli risponde il collega di partito Calderoli: bisogna castrarli chirurgicamente. Speriamo che almeno sia disponibile a fargli l'anestesia.
Dunque gli stupratori (e i pedofili?) vanno evirati; per i colpevoli di furto si potrebbe proporre il taglio delle mani, come insegna la Sharia che i militi padani vedono come il fumo negli occhi in quanto prodotto dell'Islam, ma che potrebbe dare qualche utile suggerimento.
Per l'eccesso di velocità invece si potrebbero introdurre le trenta nerbate di fantozziana memoria, assestate sulla schiena del trasgressore dai vigili urbani.
La pena corporale, strettamente connessa alla tortura, è un concetto medievale che non può trovare posto nella moderna civiltà giuridica. Dunque è una boutade di basso livello.
L'uscita dei leghisti riporta in primo piano l'osteria padana, per dirla con Pisanu che è uomo di centrodestra come i suddetti, dove fra un bicchiere di bianco e una partita a scopa si brontola a ruota libera e si sparano battute incivili e pericolose.
Giusta l'indignazione di tutti e più che comprensibile la rabbia per l'ultimo fine settimana funestato dagli stupri (Roma, Milano, Padova e Bologna).
Però un politico dovrebbe astenersi dalle invettive rozze; meno dichiarazioni di fuoco alle agenzie di stampa, che oltre a essere gravi in sè sono una dimostrazione dell'italica inclinazione alla chiacchiera, e più impegno per accellerare i progetti sulla sicurezza.
Finora gli uomini della destra si sono dimostrati veloci solo nel varare i provvedimenti che più stanno a cuore a Berlusconi come inquisito, ovvero il terrificante Lodo Alfano a cui seguirà un altro Lodo per i ministri.
E hanno dimostrato una sensibilità esasperata per il tema delle intercettazioni, che temono moltissimo.
Ancora, più impegno per destinare fondi all'edilizia carceraria o per evitare che vengano tagliati i soldi alle forze dell'ordine e alla magistratura come ha fatto questo governo di irresponsabili. Zaia, Calderoli e tutti i legaioli inferociti chiedano spiegazioni a Tremonti mani di forbice.
Più impegno per accellerare i tempi dei processi e per riformare il diritto penale, in modo da rendere le pene effettive e restringere l'applicabilità di misure alternative al carcere e meccanismi premiali di cui negli anni si è abusato.
Questo e molto altro sarebbe realmente necessario e si potrebbe fare per affrontare la piaga della criminalità, se la casta dei mandarini di Roma non fosse affacendata in altre questioni.
La demagogia a base di battute grevi e dell'occhio per occhio per i malfattori, in stile codice di Hammurabi, invece ha l'effetto di spingere qualche esagitato a passare all'azione, come insegna ancora il caso di Roma con il raid anti-rumeni della notte scorsa.
Oltre a essere funzionale al disegno leghista, che mira a tenere alta la rabbia e la paura del popolo per cementare il consenso.

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venerdì 13 febbraio 2009

In difesa di Maurizio Merdasparri


E smettiamola di prendercela con Maurizio Gasparri. Tutta l'indignazione che che lo investe quando apre bocca è male indirizzata.
E' vero, dice sempre cose stupide o terribili; è vero, dimostra una completa mancanza di sincronia fra i (rari) impulsi del suo reparto materia grigia e la parola. E' vero, dichiara a getto continuo su qualunque tema.
Però bisogna capirlo: Maurizio Merdasparri esiste politicamente, ha un suo spazio e una sua perversa dignità nel circo della politica italiana proprio perchè dichiara.
Merdasparri, non avendo nessuna dote particolare da esprimere, ha trovato una funzione all'interno del Centrodestra perfetta per lui: megafono o juke-box del regime.
Ci vuole qualcuno che fa il lavoro sporco, che randella; Berlusconi ha a disposizione una squadra di denigratori di prim'ordine (basti pensare ai vari Capezzone, Cicchitto etc...) e Gasparri ne è la prima punta.
Certo ogni tanto il nanetto di Arcore deve intervenire personalmente con battute di pessimo gusto o qualche greve affermazione: è lui il proprietario e l'allenatore di questo Dream Team. Ma molto spesso è proprio il nostro Merdasparri ad andare in gol. E' pagato per questo.
La sua carriera politica dice tutto; personaggio tutto sommato oscuro dell'MSI e poi di AN, è grazie a Berlusconi che è riuscito a fare il grande salto: prima ministro e ora, nell'attuale legislatura, capogruppo del PDL al Senato.
Merdasparri ha un debito di riconoscenza verso il padrone del vapore, che dovrebbe sempre essere il vero destinatario di ogni invettiva e democratica indignazione.
Chi lo conosce bene come il suo ex - compagno di partito Starace (ops!) Storace una volta ha detto che la legge porcata sulle comunicazioni che porta il suo nome, non l'ha nemmeno letta. Dubito che abbia capito qualcosa anche dopo aver letto la sintesi che ne ha fatto la stampa.
Non gli competeva, doveva solo obbedire alle direttive del capo. Esattamente come Angelino Alfano non necessariamente deve capirci qualcosa della riforma porcata della giustizia che porta avanti, deve limitarsi a eseguire.
Citando il noto romanzo di Robert Musil, Gasparri è un uomo senza qualità; dopo la maturità si è dedicato al giornalismo e alla politica, seguendo in questo il cammino di tanti altri come lui, prima e (ahimè) dopo di lui.
Cioè sostanzialmente è uno che nella vita non ha combinato un cavolo, ha vissuto di politica, interpretata nella sola maniera che conosce: la chiacchera superficiale e strumentale, arricchita negli anni dalla vocazione alla calunnia e alla squalifica morale degli avversari.
Una caratteristica che storicamente accomuna il vecchio fascismo in cui si è formato e i comunisti.
E in questo è riuscito ad eccellere, a diventare il solista; quando si dice la Destra Protagonista...

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martedì 10 febbraio 2009

Alcuni equivoci sul caso di Eluana Englaro

Il calvario giudiziario e clinico di Eluana e dei suoi familiari si è concluso. I pasdaran della vita che stazionavano davanti alla clinica si preparano a smobilitare, portandosi via il loro armamentario di crocifissi, moccoli, giaculatorie, superstizioni, ritratti del sacro cuore di Gesù e il carico mefitico di odio verso chi dissente dalle loro posizioni.
Tuttavia la vicenda, ignorata colpevolmente dalla classe politica per anni, è lungi dall'essere chiusa. Credo che ne vedremo ancora delle belle.
Un primo assaggio lo abbiamo avuto ieri al Senato con la caciara vergognosa inscenata dalla destra, che dimostra una volta di più non solo il livello infimo dei nostri parlamentari, ma anche la totale assenza di rispetto (contrariamente alle dichiarazioni di tutti negli ultimi giorni) nei confronti di questo dramma umano.
Secondo me sul caso di Eluana sono fioriti alcuni equivoci, linguistici e concettuali, che sono stati riproposti ossessivamente dalla Chiesa e dai politici di Centrodestra.

Non possiamo lasciare morire Eluana (seguito ora dall'accusa - hanno ucciso Eluana)
Niente di più falso. Eluana è morta diciassette anni fa. Ciò che è stato descritto come vita era semplicemente il sostentamento artificiale e forzato di un corpo ormai privo di attività cerebrale. Eluana si trovava in coma irreversibile, stato dal quale, come insegna la medicina che è stata bellamente ignorata, purtroppo non si torna. Coma irreversibile = morte.

Non possiamo lasciar decidere il padre
Beppino Englaro di per sè non ha deciso niente, ha lottato con coraggio straordinario per far rispettare la volontà di sua figlia. A quest'accusa ha fatto seguito un corollario di insinuazioni e insulti disgustosi.
Gli ayatollah del Vaticano lo hanno definito un assassino (giudice e boia della figlia, titolava Avvenire), qualcuno a dramma finito sta insinuando che forse l'equipe medica, temendo che potesse entrare in vigore la famosa legge, ha voluto accellerare i tempi.
Ci si chiede com'è possibile che l'insufficienza renale refertata sia avvenuta così presto. E che ne sanno? Non esiste una scadenza precisa e ferrea per queste cose.
Ancora una volta si fa deliberatamente confusione, si specula senza sapere nulla, ma soprattutto senza avere la preparazione scientifica necessaria.

Hanno legalizzato di fatto l'eutanasia
Enorme sciocchezza. Il protocollo medico di sospensione dell'alimentazione applicato a Udine si è limitato a interrompere il sostentamento artificiale di una persona morta.
Non si è di certo voluto introdurre il principio per cui una persona è libera o ha il diritto di suicidarsi. Quest'ultima è la nozione di eutanasia che incontrava una certa popolarità nel mondo antico (greco-romano), per esempio in certe scuole filosofiche. Non può trovare applicazione nel caso Englaro.

L'alimentazione e l'idratazione non sono un trattamento sanitario
Il che implica che non possono essere sospesi, perchè significa lasciar morire una persona d'inedia e di sete (ma Eluana era già comunque morta, come si è detto).
Questo serve a dimostrare che non trova applicazione il principio costituzionale che vieta i trattamenti sanitari obbligatori, ma lascia alla persona la libertà di decidere sulle cure da avere. Altro equivoco, altra falsità.
L'alimentazione e l'idratazione di persone in stato vegetativo sono trattamenti sanitari, come dice ancora una volta la scienza (in primis la Società di Medicina Europea).
Sono preparati farmacologici che vengono somministrati al degente con apposite apparecchiature, perchè essendo il degente completamente inerte non può deglutire.

Eluana potrebbe fare figli (S. Berlusconi)
No comment. Anzi mi chiedo se un cittadino di media intelligenza, che si definisce di destra o conservatore, non sia roso in queste ore dal dubbio di aver sbagliato a votare.

Eluana aveva semplicemente espresso la volontà, qualora fosse finita nello stato pietoso in cui purtroppo si è effettivamente trovata, di non essere più assistita ma di essere lasciata scivolare in una morte completa. Un evento inevitabile secondo natura e che quindi è assurdo rimandare. Una cosa simile l'aveva chiesta il povero Piergiorgio Welby, che non è stato ascoltato.
Qui entra in gioco l'aspetto fondamentale della questione, che coinvolge lei e tutte le persone in condizioni analoghe; una persona ha il pieno diritto di scegliere se sottoporsi a cure e a quali cure.
Ne consegue che ha il diritto di decidere anticipamente quale trattamento dovrà avere nel caso in cui in futuro non possa manifestare la sua volontà.
Va rispettata la scelta di chi vuole che anche in caso di coma debba essere tenuto attaccato a una macchina e allo stesso modo la volontà contraria. Questo è l'unico modo ragionevole, laico nel senso più alto del termine, di disciplinare un tema così delicato.
I laici non oserebbero obbligare chicchessia a staccare la spina di un malato terminale, se questa non è la sua volontà. Non esiste perciò nessuna motivazione fondata per obbligare chi non lo desidera a tenere la spina attaccata.
Berlusconi, nel suo vano e idiota blaterare degli ultimi giorni, ha detto che non intervenire con una legge per scongiurare il rischio che qualcuno possa sospendere i trattamenti sanitari a una persona sarebbe non solo il trionfo della cultura della morte, ma anche dello statalismo, cioè dello stato etico.
Al nano di Arcore mancano davvero i fondamentali oltre ai cosiddetti venerdì. Lo stato etico è proprio quello che impedisce di scegliere liberamente del proprio destino in caso di malattia, sostituendosi all'individuo.
Lo stato etico è proprio quello a cui si arriverà se si continuerà a dare ascolto alla gerarchia vaticana.

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lunedì 9 febbraio 2009

Il Cavalier Benito Berlusconi e la Costituzione: un impiccio da eliminare


Io ho giurato sulla Costituzione e la rispetto. Non l'ho mai attaccata. Ancora una volta il nano di Arcore è stato frainteso, ancora una volta la stampa pregiudizialmente ostile (in un paese dove invece l'informazione è al 90% asservita a lui) ha male interpretato le sue affermazioni.
Anzi il Cavalier Faccia Tosta sostiene che certe cose non le ha mai dette, nonostante le sue farneticazioni in conferenza stampa siano state registrate dai bloc notes dei cronisti e dalle telecamere.
Dunque Berlusconi fa marcia indietro, dopo un autentico weekend di delirio condizionato dal caso Englaro.
Un dramma infinito nel quale il rispetto per Eluana e i suoi familiari è definitivamente scomparso e di cui non si coglie la delicatezza.
Il decreto bocciato dal Capo dello Stato è stato riproposto come disegno di legge; che serietà può avere una legge vergata in tutta fretta su una materia simile?
E' un dramma che oscilla fra il grottesco (con un Berlusconi sempre più blaterante a dire perfino che Eluana potrebbe avere figli) e le ignobili offese dei clericali a un papà (bollato come assassino) che sta semplicemente lottando per il rispetto della volontà della figlia e della sua dignità di essere umano.
Ma non bisogna illudersi: Berlusconi non ha pigiato sul freno perchè si è spaventato a causa della levata di scudi che ne è seguita.
Ha dato una prima spallata: il messaggio eversivo del Cavalier Sfascia Istituzioni era rivolto al popolo, era un messaggio da far introiettare al popolo con cui, com'è noto, cerca da sempre un rapporto diretto ed emotivo, secondo la concezione plebiscitaria del potere che lo caratterizza.
Berlusconi prepara l'atto finale di una strategia politica; modificare la Costituzione che, con i suoi meccanismi di limitazione reciproca dei poteri, rappresenta un un ostacolo per il raggiungimento dei suoi obiettivi.
Napolitano, tirando fuori finalmente il coraggio che alcuni (probabilmente non del tutto a torto) gli rimproveravano di non avere nei momenti topici, si è opposto come Costituzione richiede a un decreto legge privo dei requisiti necessari.
E qui sta il punto: a Berlusconi di Eluana non importa nulla, è un pretesto. Il vero obiettivo è regolare i conti con il Presidente della Repubblica che gli ha rimarcato di usare troppo spesso lo strumento della decretazione, prassi non corretta come sa chi ha studiato un minimo di diritto costituzionale.
La Presidenza della Repubblica è un contropotere da limitare, da soggiogare all'esecutivo. Esattamente come la magistratura o il parlamento.
Berlusconi non tollera le critiche nè le regole, gli istituti e le procedure che ne limitano o ritardano l'operato, mosso dall'esigenza di tutelare i suoi interessi di imprenditore o indagato e a dimostrare che decide e governa con azioni rapide e incisive, anche se in realtà è un'illusione.
La Costituzione viene dipinta come un prodotto filosovietico, mentre invece fu elaborata e votata da tutti i partiti di allora: Democrazia Cristiana, Socialisti, Repubblicani, Liberali etc...
Ecco elargita un'altra colossale stronzata berlusconica, partorita da un uomo di indole antidemocratica e di beata ignoranza, un laureato che molto probabilmente ha dato gli esami studiando sui Bignami.
Mi addolora e angoscia la deriva autoritaria italiana; il nostro malandato paese è stretto nella morsa di un leader politico antidemocratico e di un Vaticano sempre più intrigante, che grazie alla sua complicità può compromettere la laicità dello stato come mai è avvenuto in passato.
E' in corso una pesante compressione dei diritti individuali e della libertà, da parte di un personaggio molto più vicino a un'idea di destra sudamericana, alla Chavez, che a quella di una destra europea.
Gli italiani sono disposti ad assecondare questo disegno?

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venerdì 6 febbraio 2009

Clandestini denunciati dai medici? Scuola di delazione padana


Il Centrodestra prosegue la crociata Law & Order; grazie all'approvazione di ieri da parte del Senato, i dottori potranno denunciare i clandestini che si rivolgano a loro per ricevere cure.
La norma si collega a un'altra, che prevede il carcere per chi non ottempera al provvedimento d'espulsione.
Il dado è tratto; la Lega delle tigri di carta è stata sconfitta nella battaglia su Malpensa e si trova alle prese con la rivolta dei sindaci nordisti, che giustamente le imputano il silenzio sui municipi indebitati e spendaccioni (come Roma e Catania) e di non sostenere la lotta per derogare al patto di stabilità.
Il Centrodestra tutto è poi in difficoltà di fronte alla recrudescenza dell'immigrazione clandestina e della criminalità; quindi si rilancia, anche perchè così si spera di nascondere un altro pesante fallimento all'orizzonte, quello sull'economia.
Bisogna sviare l'attenzione dell'opinione pubblica e in un crescendo di parossismo, nella legge sulla sicurezza si prevede anche l'istituzionalizzazione delle ronde dei volontari.
Chi come me vive nel Nordest dove è nata l'idea sa che sono una buffonata irrealistica: a Padova come a Treviso sono partite con entusiasmo ma poi si sono arenate, perchè non si può chiedere ai cittadini, che si devono alzare al mattino per andare al lavoro, di stare in piedi tutte le notti per vigilare sul territorio, rischiando fra le altre cose la loro incolumità.
Comunque sia, adesso il Pdl veneto e la Lega litigano sulla primogenitura dell'iniziativa per accaparrarsi qualche voto in più: patetici.
Ma al di là delle esigenze di tattica politica e di propaganda che spingono a certe soluzioni, disturba l'inserimento nel nostro sistema giuridico del principio della delazione, così fortemente voluto dalla Lega.
In proposito è di qualche giorno fa la notizia che il comune di Turate, amministrato dai militi in camicia verde, ha aperto un ufficio per denunciare anche anonimamente i clandestini presenti sul territorio.
Insomma i cittadini e gli operatori sanitari vengono invitati a fare la spia. Ma c'è di più: ricevono una delega a esercitare funzioni che dovrebbero restare di esclusiva pertinenza dello stato.
Almeno così dovrebbe essere, in un sistema gestito secondo criteri di efficienza e ragione; invece le istituzioni dimostrano di esser incapaci di affrontare certe questioni. E' come se dicessero alla gente: noi non ce la facciamo, organizzatevi voi. Quanto alla ragione poi, quella si è smarrita da tempo.
Dare ai medici la possibilità di denunciare i clandestini porterà a disertare ospedali e ambulatori, con un evidente rischio per la salute pubblica nel caso che queste persone abbiano malattie tipo malaria, tbc o altro, che sono diffuse in molti paesi africani o asiatici da cui provengono.
I promotori della legge poi non sono in grado di spiegare cosa ne sarà di tutti i clandestini arrestati, visto che le carceri scoppiano.
Ma il vero cuore della questione è ancora un altro; il diritto di essere curati è un fondamentale diritto umano, che un paese civile deve garantire indistintamente a chiunque e che la nostra Costituzione sancisce con chiarezza.
Con queste norme assieme alla ragione sparisce anche il senso di umanità. Non abbiamo bisogno di più cattiveria, come dice Bobo Maroni, ma di rigore ed equilibrio nell'applicazione delle leggi, senza perdere il senso di umanità.

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martedì 3 febbraio 2009

Il futuro passato lisergico dei Black Mountain


Zampettando sul web ho sentito parlare di questa nuova band canadese di Vancouver, mi hanno incuriosito e mi sono procurato l'ultimo album In The Future, che per la verità ormai ha circa un anno di vita.
Che dire? Il pezzo d'apertura Stormy High si apre con un riff pesante e un grido di battaglia tipo Immigrant Song dei Led Zeppelin, e fa capire subito dove i Black Mountain vogliono andare a parare.
Suppongo che il titolo abbia un significato ironico, perchè questi ragazzi hanno il cuore negli anni 70 e da lì traggono tutta la loro (notevole) ispirazione.
Curiosità: vivono in una comune, proprio come potevano fare i loro genitori al tempo degli Hippies.
Black Mountain è rock a valanga, atmosfere psichedeliche e voglia di prolungare i brani sperimentando in vera libertà (cosa possibile solo con un'etichetta indipendente, nel loro caso l'americana Jagjaguwar).
Il primo assaggio lo si ha con Tyrants (8 minuti), ma soprattutto verso la fine c'è Bright Lights, una suite di ben 16 minuti che richiama il miglior progressive di quel periodo.
In un'epoca dove la musica è un prodotto sempre più pop, da consumare in fretta, è una scelta controcorrente.
Altre canzoni invece sono più compatte (Evil Ways per esempio) e i Black Mountain d'altra parte non disdegnano le ballate; semplice ed efficace Angels, mentre la piacevole Stay Free strizza l'occhiolino al loro illustre connazionale Neil Young.
Ma ciò che colpisce soprattutto è la capacità di costruire atmosfere miscelando i suoni in un caleidoscopio sempre vario e l'ascolto dell'album restituisce un senso di immediatezza che non è facile trovare in giro.
Da questo punto di vista peccato che la produzione non sia eccelsa; manca qualcosa. Il basso e l'Hammond chiaramente Purple - Oriented risultano un pò soffocati: meriterebbero ben altro proscenio.
Il cantato è affidato a Stephen Mc Bean e al suo contraltare femminile, Amber Webber, e a tratti è sottile, efebico, forse non adeguato alla potenza che la band, ne sono sicuro, può dispiegare soprattutto dal vivo.
Comunque buono.

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lunedì 2 febbraio 2009

L'Inghilterra ci insegna: siamo tutti extracomunitari!


La protesta dei lavoratori inglesi contro la presenza di operai italiani che a loro dire gli scippano il lavoro insegna che siamo tutti extracomunitari, o immigrati: dipende dal punto di vista, dalla prospettiva. Dalla latitudine in cui si vive.
Le invettive dai giornalisti contro i nostri connazionali in trasferta - sono arroganti, non sanno lavorare bene come noi e sono pure sporchi - ricordano gli insulti che a volte si sentono contro gli stranieri che vivono qui, oltre a richiamare alla memoria le offese subite nel passato da molti nostri emigranti che partivano, a caccia di migliore fortuna, verso altri paesi.
Il ministro Sacconi interviene sul caso e dichiara che la libertà di circolazione dei lavoratori europei deve essere tutelata, e deve essere tutelata un'azienda che ha regolarmente vinto una gara d'appalto.
Già, questo però vale anche per le banche straniere che volevano comprare Antonveneta e BNL e si sono viste illegittimamente ostacolate da Fazio, politicamente vicino com'è noto al Centrodestra.
E vale anche per Air France, che non ha potuto comprare Alitalia con una regolare transazione di mercato, a causa ancora una volta delle indebite pressioni dei sindacati e di Berlusconi. i principi valgono sempre e per tutti, caro Sacconi.
Il Centrodestra si preoccupa ma a restituire il caso al suo vero significato ci pensa un Fini sempre più sorprendente: le discriminazioni non sono accettabili, in qualunque caso, quindi anche nei confronti degli stranieri che vengono in Italia per lavorare. Ineccepibile.
Gli scioperi in Inghilterra ci insegnano, o dovrebbero insegnarci se non fossimo accecati dalla xenofobia dilagante, a usare perlomeno toni più sobri quando si parla di immigrazione.
Può sempre accadere di ritrovarsi addosso all'improvviso i panni dell'immigrato.

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