giovedì 29 ottobre 2009

Pearl Jam, backspace to rock

Vedder e compagnia sono tornati. La band più prolifica del mondo ha partorito un altro bambino, che però somiglia molto agli ultimi fratellini.
Dopo la riuscita parentesi solista di Into The Wild del 2007, Eddie Vedder ha riunito i suoi compagni per un nuovo capitolo della loro ormai monumentale discografia.
Non è una cosa da poco in un ambiente musicale che ormai ci costringe ad aspettare anni le realizzazioni dei nostri autori preferiti, talvolta deludendoci. Però Backspacer non suona granchè nuovo.
E' più allegro e arioso del precedente omonimo (Bush è andato a casa e l'incazzatura è scemata), ne mantiene l'impronta hard rock - grunge che ormai è l'inconfondibile marchio della premiata ditta Pearl Jam.
Insomma Backspacer non è brutto, molto belli a mio parere sono i due episodi acustici Just Breathe e The End; e il singolo The Fixer fila via che è una meraviglia. Solo c'è un pò di dejà ecoutez , ecco (si scriverà così?).
Ma siccome non siamo mai stanchi di ascoltarli e di farci contagiare dalla loro smisurata energia on stage, aspettiamo il loro arrivo in Europa.
Chi sa qualcosa di possibili date italiane?

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martedì 27 ottobre 2009

Bersani all'ultima crociata


Elezioni terminate. Bersani ha vinto. Bene, bravo.
Il popolo pidino ha fatto una scelta netta: Pierluigi ha vinto in quasi tutte le regioni e la buona affluenza dimostra che la base non si è affatto dissolta.
Tre milioni di votanti non sono pochi. I dirigenti del PD dovrebbero tenerne conto, per cominciare a rappresentare con serietà e coerenza chi non si rassegna all'idea del Cavalier Fracassa al potere in eterno. E nemmeno questi sono pochi in Italia.
Alcune indicazioni emerse:
- la base ha voluto dare al suo segretario un'investitura forte,
- ha scelto un candidato che non è favorevole al concetto di partito light, alla Veltroni, di cui era alfiere anche Franceschini.
- Dal popolo PD arriva la richiesta di un'organizzazione vera, fatta di tessere e sezioni com'era il vecchio PCI, com'erano i vecchi partiti in genere. Un partito che conosca e sappia leggere bene il territorio, che sia in grado di parlare con l'edicolante all'angolo e quella famiglia nuova che abita qui da un anno.
Un partito che sia in grado di fare politica nei grandi centri urbani come nelle circoscrizioni di periferia e nelle più piccole frazioni, in mezzo alla gente.
La Lega, per quanto turpe e becera nei sui messaggi alla società, è così e qualche suggerimento utile su come si gestisce un partito lo può sempre dare.
Meraviglia semmai che i pidini, figli di due grandi scuole di organizzazione (DC e PCI) si fossero fatti abbagliare dal nuovismo velleitario di Veltroni, che sognava un partito più simile a un movimento d'opinione (quali fossero poi queste opinioni era sempre difficile capirlo): tale concezione in Italia non ha mai avuto fortuna, dal Partito d'Azione in avanti.
- Il popolo PD ha scelto come timoniere un politico esperto, con un curriculum di amministratore navigato, preparato e con un'ottima dialettica. Legato al passato. Certamente non è una scelta di rottura.
Tutti dicono che dietro di lui c'è D'Alema, che è uno dei maggiori emblemi del passato prossimo e remoto della repubblica.
Bersani gli è vicino, ma onestamente è difficile immaginarlo come un mero uomo di paglia del suddetto.
Starà a lui comunque dimostrare di essere autonomo e di saper cogliere la richiesta di cambiamento, di innovazione, che proviene dalla base. Non solo da quelli che hanno scelto Marino (non sono pochi neppure loro).
E sono almeno tre le questioni che Bersani dovrà saper intercettare, per offrire una risposta adeguata e convincente.
- La prima è la richiesta di maggiore sicurezza, di speranza, di un nuovo patto sociale che proviene da una quota crescente di cittadini e famiglie vittime del darwinismo sociale consolidatosi, e non solo perchè ci troviamo nella recessione.
- La seconda è la difesa della democrazia e della laicità, che non può passare solo attraverso le campagne contro il Cavalier Sfascia Tutto, ma anche necessariamente attraverso una difesa rigorosa dei diritti della persona in un'Italia sempre più affollata di atei devoti e condizionata dalle istanze del Vaticano.
- La terza è una domanda di pulizia, per fare in modo che non vengano più alla luce casi come quello di Bassolino, della Puglia o di Marrazzo, che hanno un effetto deflagrante.
Staremo a vedere.

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giovedì 22 ottobre 2009

Baaria, la Sicilia attraverso gli occhi di un bambino

Ieri sera, dopo una giornata di lavoro, raccolgo le forze residue e vado a vedere Baaria. Rientro alle 2.00 di notte spaccate e stamattina quasi non sento la sveglia. Ne è valsa la pena?
Di questo film ne sono state dette di tutti i colori: è troppo bozzettistico, conferma gli stereotipi più triti sulla Sicilia, è incomprensibile perchè zeppo di dialetto, sorvola sulla mafia, è superficiale anche se trattandosi di Tornatore è diretto benissimo (a proposito di stereotipi).
Per non parlare delle accuse di intelligenza con il nemico perchè la distribuzione è della Medusa berlusconiana.
Anche el Presidentisimo del Veneto Galan a margine del Festival di Venezia lo ha attaccato, ma per una ragione diversa: troppi finanziamenti pubblici a Baaria, è la carica dei soliti siciliani pronti a svuotare i nostri portafogli.
Come sempre la si butta in politica, cioè in vacca (vedi anche il caso di Brevilineo Brunetta contro Michele Placido e il cd. culturame); a Tornatore marca particolarmente male, essendo criticato sia a destra che a sinistra.
A mio parere sono tutti commenti fuori tiro. Tornatore voleva fare un film nostalgico sulla Sicilia di una volta; è vero, e allora? In quale autorevole manuale è scritto che non si possono girare film di tono elegiaco?
Baaria racconta una Sicilia un pò mitizzata come la poteva vedere il bambino Tornatore e ce la regala, prova a rendercene partecipi. Possiamo essere interessati o no a questa scelta estetica, ma tutto necessariamente si esaurisce qui.
Baaria riesce ad essere un racconto individuale e collettivo, nel complesso realistico ma con alcuni innesti onirici e fantastici. Si fonda su una sceneggiatura asciutta che non indulge nella retorica.
La carriera minore del protagonista all'interno del PCI è raccontata con onestà e senza sbrodolature di polemica sul nostro passato.
La mafia è mostrata ma per fortuna non domina il film (sempre a proposito di stereotipi), c'è spazio per la narrazione di una storia familiare, per i protagonisti e le loro relazioni con le persone care, gli amici e i conoscenti, nella cornice di questo paese antico di una regione splendida.
E' valsa la pena di far tardi? Tutto sommato sì.

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martedì 20 ottobre 2009

San Gentilini patrono degli imbriagoni


"Se torno sindaco ripristino l'Ombralonga". Ipse dixit.
Ora gli sbevazzoni del Nordest ne sono certi: esiste un santo patrono anche per loro, nella persona di Giancarlo Gentilini, vicesindaco e sceriffo in servizio permanente effettivo.
Tranquilli, se Gobbo verrà candidato alla poltronissima di presidente del Veneto e sarà eletto Genty potrà togliersi le stellette del vice, che non ha mai gradito, e decidere lui sulla controversa questione che fa sbaruffare i trevisani.
Perchè il punto è proprio questo; siccome la città, il popolo è cosa sua (lo ripete sempre: i miei cittadini, la mia Treviso, i miei giovani) decide lui, e chi non è d'accordo taccia o magari vada in esilio, come raccomandò alle opposizioni dopo la sua vittoria elettorale qualche anno fa.
Se si toglierà i gradi da vice farà alzare i gradi alcolici della città, nonostante gran parte dei residenti l'Ombralonga non la voglia più e lo abbia fatto capire chiaramente.
Ma cosa conta l'opinione della gente, anche di chi lo ha eletto?
Quando conferisci un mandato nella Seconda Repubblica dai una delega in bianco, l'eletto può fare tutto senza tenere in minimo conto la diversità delle opinioni e delle posizioni che in una società moderna è la normalità. Berlusconi lo insegna.
L'Ombralonga per Genty e i suoi fan è la grande celebrazione della trevisanità o veneticità (se esiste la parola), che ormai non viene interpretata come cultura del buon bere e del buon mangiare, ma come libertà di sbronza in piazza con le sue inevitabili conseguenze: ricoveri per coma etilico, sporcizia, schiamazzi fino a ora tarda, schiaffoni che volano e pure un morto lo scorso anno.
Genty ama e difende l'Ombralonga perchè proviene da una generazione che si dedicava con passione alle bevute in osteria.
Spesso e volentieri erano monumentali e terminavano con una bici che capitombolava nel fosso o una litigata con la moglie al rientro a casa.
Oggi però i giovani che lo sceriffo blandisce di continuo non vanno più in bici, ma in macchina e hanno la tendenza a schiantarsi sui muretti o contro le auto che provengono in senso contrario, dopo aver bevuto troppo o assunto qualche droga.
Patrocinare l'Ombralonga significa di fatto essere complici morali con una cultura dello sballo e dell'irresponsabilità che ha effetti devastanti. Altro che essere dalla parte dei giovani.
Sarebbe bene che a ottant'anni suonati lo sceriffo mettesse la sua stelletta di latta nel cassetto e si godesse la pensione.
Ma questa è una pia illusione.

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lunedì 19 ottobre 2009

Islam a scuola? Magari un'oretta di storia delle religioni...


Fini e D'Alema hanno fatto i Gianburrasca; proprio quando la politica demagogica del Centrodestra sull'immigrazione è in pieno svolgimento, appena dopo l'attentato a Milano compiuto da un invasato bombarolo nordafricano, hanno proposto l'introduzione di un'ora facoltativa di religione islamica nelle scuole.
Il loro obiettivo è rompere il fronte del Centrodestra sul tema dell'integrazione degli extracomunitari nella società, e anche rompere le scatole al signor B. padrone del vapore; un'attività a cui Fini si dedica con entusiasmo crescente.
I militi padani si sono agitati subito, com'era scontato attendersi, e hanno avuto manforte dalla falange di atei devoti di diversa estrazione che hanno rivendicato la centralità dell'insegnamento cristiano. Ora di religione sì purchè cattolica, tanto per essere originali. Nel clima neomedievalista, o da ultima trincea, che ci circonda, sorprende constatare quanta gente, dai circoli della politica alle strade delle nostre città, abbia così a cuore la difesa delle radici cristiane.
Chi l'avrebbe mai detto, considerando la crisi delle vocazioni e i banchi vuoti nelle chiese durante le funzioni domenicali?
Di che si preoccupa Ratzinger l'antimoderno, che anche oggi ha esortato a non tralasciare le suddette radici cristiane dell'Europa?
Tuttavia neanche a me pare che una simile proposta sia da accogliere; ma non perchè tema l'ingresso del Corano nelle aule scolastiche.
La verità pura e semplice, e difficile da dichiarare in questo paese di beghine, è che nella scuola pubblica non dovrebbero esistere spazi didattici riservati a questa o quella religione. In quanto pubblica la scuola è un'istituzione che ha il dovere di accogliere i figli di chiunque; dei cristiani come dei musulmani, degli ebrei come dei protestanti, degli atei come degli agnostici e così via.
Sarebbe una scelta molto più equilibrata, laica nel senso più alto del termine, prevedere un'ora a settimana di storia delle religioni per tutti gli studenti.
Uno spazio dove approfondire la conoscenza delle tradizioni di fede dei popoli del mondo; la scuola assolverebbe pienamente e imparzialmente al suo obbligo formativo - informativo, facendo stare tutti assieme e sviluppando un confronto fra gli studenti che permetterebbe forse di superare meglio la non conoscenza dell'altro da cui derivano preconcetti e paure.
Diversamente non si fa altro che erigere l'ennesimo recinto, in cui questa volta verrebbero intruppati i ragazzi di religione islamica.
Le fedi hanno il pieno diritto di organizzarsi nella società e di portare avanti la loro missione, ma questo non è e non può essere l'obiettivo della scuola, che fra l'altro oggi ha ben altre priorità da affrontare.
Bisognerebbe anzi abolire il regime concordatario almeno per la parte che riguarda l'educazione.
Uno stato  non confessionale, e fino a prova contraria Costituzione alla mano l'Italia lo è, non può stabilire trattamenti di favore a una fede piuttosto che a un'altra.

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martedì 13 ottobre 2009

Se ghe pensa lu siamo fritti

Il nano di Arcore ci riprova; mai domo, ha invitato di nuovo gli industriali a boicottare Repubblica, rea del delitto reiterato di lesa maestà, e ha detto che alla democrazia ci pensa lui. Parole sinistre, parole da vero caimano.
Il rospo della bocciatura del lodo Alfano proprio non gli va giù; subito dopo la sentenza ha dichiarato che la priorità è la riforma della giustizia.
Per il Cavalier Fracassa la riforma della giustizia è la priorità dal momento della sua discesa in campo.
Ha fatto di tutto per bloccare i procedimenti a suo carico, il lodo Alfano era l'ultimo tentativo; in extremis, perchè adesso ripartono i due processi che intendeva congelare e sarà una lotta all'ultima frazione di secondo per evitare la prescrizione. Mai domo.
Ripenso alle parole di saggezza ed equilibrio che i tartufoni della destra avevano speso prima di quella decisione: comunque vada, rispetteremo la sentenza della Consulta. Abbiamo visto che rispetto hanno.
Ora Berlusca ritira fuori vecchie idee, vecchi cadaveri: la riforma dell'ordine giudiziario e addirittura l'immunità parlamentare che la gente aveva fatto buttare a mare nel '93.
Quanto ha la memoria corta il popolino che lo vota. Chissà quanti fra costoro nel '93 avevano gioito per l'abrogazione dell'immunità, ma questa è la gente, questa è la sua base elettorale.
Alla democrazia ci pensa lui, sottinteso per limitarla, neutralizzarla, far fuori il libero dibattito e il diritto di critica, eliminare tutti i poteri che gli sbarrano il passo.
Anzi, nella logica rigidamente autoreferenziale di un uomo che ormai ha sbarellato del tutto, la democrazia è lui e ciò che vuole lui.
Lo Stato è lui, manco fosse il Re Sole. Almeno il Re Sole aveva reso grande la Francia. Lui invece rende sempre più piccola e ridicola l'Italia.
Si lamenta perchè attaccando lui viene sputtanato il paese. Non è colpa della stampa estera, o di Repubblica, se questa è la situazione. Sono i suoi comportamenti, i fatti che emergono, a sputtanarci.
Siamo noi, quel 50% circa di cittadini che non lo vuole, a dover sopportare il peso dello sputtanamento.
Quando vado all'estero ormai fingo di essere spagnolo (conoscendo la lingua di Cervantes mi viene bene per fortuna) per la vergogna che provo a dichiararmi italiano.
Una volta ci prendevano benevolmente in giro su tante cosette, adesso siamo etichettati come amici di Berlusconi. Mi è capitato in Turchia - Ehi, amico di Berlusconi!
Io no! Milioni di italiani come me no, ma tant'è...
All'estero lo attaccano non solo perchè temono un'involuzione autoritaria in un paese cardine dell'occidente, che rappresenterebbe un problema politico molto serio.
Ma anche perchè temono che un personaggio simile un domani possa spuntare fuori in casa loro. E' il loro incubo peggiore in questo momento, peggio dell'estremismo islamico. Certe critiche hanno il significato di un esorcismo anti - Berlusconi.
Alla democrazia ci pensa lui, come fece negli anni '20 l'altro Cavaliere, il Benito, che lo aveva dichiarato apertamente.
Quando gli italiani si sveglieranno sarà troppo tardi.

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mercoledì 7 ottobre 2009

Lodo Alfano: business as usual

Continuerà tutto come prima. Magari le facce di bronzo che gli stanno intorno non proveranno più a fare una legge salva Berlusconi, ma non se ne andrà a casa. Rassegnarsi, rassegnarsi.
L'idea delle dimissioni è talmente lontana dall'orizzonte del Piccolo Capo dell'Italia...E non solo dal suo.
Per far dimettere un politico nel nostro paese ci vuole...non lo so, non mi viene in mente niente; ne abbiamo viste di cotte e di crude in questi anni e gli stronzi che occupano le istituzioni sono quasi sempre rimasti al loro posto. Imperturbabili.
Forse solo uno scandalo di pedofilia...O forse nemmeno quello; Noemi era diciottenne quando si è intrattenuta con Berlusconi settantaduenne. Cioè praticamente un atto di pedofilia.
Stasera l'hanno beccato fuori dalla sua reggia, il Piccolo Capo della Piccola Italia. Dalla siepe dei microfoni ha sputato fuori la solita litania: è una sentenza politica, le toghe rosse, non ci faremo intimidire, bla bla bla bla. E' un disco rotto.
Però funziona perchè c'è una parte di paese che gli crede, e questo è un primo puntello. Lui lo sa e lo ripete sempre; siamo stati investiti del mandato popolare e rimarremo al governo per cinque anni.
Però in una democrazia nomale anche un leader investito del mandato popolare può essere costretto ad andarsene se opera contro le leggi. Ah già, in un paese normale, non in Italia.
Il secondo puntello sono i legaioli che sperano di avere il federalismo. See...Staremo a vedere che pateracchio verrà fuori.
I legaioli, quelli che lo chiamavano Berluscaz e il mafioso di Arcore.
In questi giorni abbiamo visto un Ghedini insuperabile, un vero principe del foro; abbiamo scoperto che il primo ministro non è un primus inter pares come insegnano i manuali di diritto, bensì un primus super pares... Impagabile avvocato Mavalà! Come faremmo senza di te?
La sua prosopopea, la sua arte di arrampicarsi sugli specchi mi ricordano gli avvocaticchi di un Giorno in Pretura col mitico De Filippo.
Abbiamo scoperto il profondo spirito democratico della sinistra e della destra (non ce lo aspettavamo proprio!), che dicevano - qualunque sia la decisione la rispetteremo.
E infatti, appena il lodo Alfano è stato segato è partito il solito attacco alle istituzioni. Le uniche sentenze buone sono quelle che comodano a me o quelle che danneggiano il mio avversario. Così è l'Italia.
I giudici della Consulta hanno fatto il loro lavoro, il lodo Alfano era l'ennesima porcata che non poteva stare in piedi. Ma comunque a che serve?
Anche se i processi ripartono le prescrizioni incombono. Il Cavalier Fracassa ha pensato a tutto, proprio a tutto.
W l'Italia, w Berlusconi.
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