lunedì 26 aprile 2010

Omicidi in Valpadana

In provincia di Mantova un uomo ha freddato il coniuge più altre due persone e poi si è costituito.
Aveva già avuto problemi con la giustizia e aveva ripetutamente minacciato la moglie. Nonostante questo era in possesso di una pistola regolarmente denunciata.
Nessuno ha pensato di togliergliela, nè di tenere sotto controllo in qualche modo un potenziale omicida.
E' accaduto ieri in Padania, nei territori bossiani  che talvolta assomigliano al Far West.
Quei territori dove i sindaci  e gli onorevoli col fazzolettino verde sono molto solerti nel dare la caccia agli immigrati, dove i militi nordisti tolgono i bonus bebè o la mensa agli stranieri come ad Adro.
Dove si istituiscono i numeri e gli uffici speciali per denunciare i clandestini con le soffiate anonime.
Dove con le ronde e le chiacchere si inseguono pericoli, a volte reali e a volte invece del tutto immaginari, che servono per accumulare consistenti capitali elettorali; ma tirando le somme la sicurezza dei cittadini viene bellamente trascurata.
In Italietta tutti ne parlano, di questa maledetta sicurezza, ma si continua a fare ben poco per garantirla realmente.
Succede così che una persona con precedenti per droga e stalking, maniaco delle armi e della forma fisica che aveva apertamente minacciato di morte la moglie, come l'assassino di Volta Mantovana, possa portare a termine il suo progetto in barba ai carabinieri, ai magistrati e ai politici "vicini al territorio" che tutelano la sicurezza solo a parole.
Nessuno lo ha disarmato e messo sotto controllo; forse per menefreghismo, forse perchè le emergenze sono molte e i mezzi con cui farvi fronte pochi, forse perchè mancano strumenti amministrativi o giurisdizionali idonei e nessuno si impegna a crearli.
Senz'altro adesso nessuno pagherà, sempre perchè manca la sensibilità o gli strumenti per dare un pò di giustizia ai familiari delle vittime.
Questi i fatti che succedono in Italia dove il governo del Cavalier Fracassa, nel silenzio di una Lega distratta, sta addirittura pensando di concedere ai reclusi di passare l'ultimo periodo di detenzione ai domiciliari.
Dopo l'indulto una nuova bella pensata per decongestionare le prigioni, invece di stanziare fondi per l'edilizia carceraria.
Questo e altro succede nel paese dove il governo in carica ha tagliato circa un miliardo di euro di finanziamenti alle forze dell'ordine, in Italia e nel far west padano.
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lunedì 19 aprile 2010

Roma - Lazio, e lo chiamano calcio...


Gianni Alemanno commenta il post partita di ieri - Queste violenze non hanno nulla a che fare con il tifo calcistico e con una vera passione per lo sport. Sono sfoghi deliranti di piccole minoranze che inquinano tutto l'ambiente calcistico.
Ariecco il disco rotto, politici (e autorità sportive) che non vogliono ammettere le loro responsabilità e continuano a proporre una falsa rappresentazione di quello che è diventato il fenomeno calcio in Italia.
Gli ultras ormai sono i padroni mondo calcistico; ne dettano tempi, sviluppi e scelte.
Possono anche interrompere le partite, com'è avvenuto sempre a Roma in occasione di un altro derby. Possono intimidire i dirigenti senza pagare dazio. E molti fra questi continuano a mantenere relazioni anche con le frange più estreme del tifo perchè hanno i loro interessi.
I guerrieri della notte dopo le partite mettono sotto sequestro le nostre città, devastano, terrorizzano, a volte ammazzano o ci vanno molto vicini, com'è accaduto ieri sera a una signora che si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato: in macchina assieme ai figli in mezzo ai trogloditi del 21° secolo.
L'auto ha preso fuoco, poteva rimetterci la vita, è andata bene. Altre volte non è andata bene: Raciti e Gabriele Sandri sono due delle tante vittime uccise dal Dio Palla nel Belpaese.
Qui da noi al Dio Palla si concede tutto, si sacrifica tutto, anche la sicurezza dei cittadini di cui questo governo di peracottari mena continuamente vanto senza aver fatto granchè per migliorarne il livello.
Governo di peracottari e sindaci tromboni come Alemanno, che è andato al potere promettendo che Roma sarebbe cambiata dopo il presunto lassismo di sinistra del periodo veltroniano.
I risultati parlano da soli: dopo due anni i problemi sono ancora lì, se possibile peggiorati. Le donne vengono stuprate come prima e gli ultrà seminano disordini come sempre.
Vorremmo assomigliare agli inglesi, abbiamo messo gli steward negli stadi, ma la realtà è che siamo molto vicini all'Egitto degli scontri di piazza dopo la partita con la nazionale algerina.
Le curve sono monopolizzate dai teppisti e i politicanti non rinunciano a blandirle e corteggiarle, i voti non puzzano mai in Italietta; molti dei supporters che col braccio alzato nel saluto romano festeggiavano nel 2008 la vittoria del buon Alemanno venivano dalla curva.
La Polverini durante la campagna elettorale in curva c'è andata, per non far torto a nessuno si è fatta vedere sia con i tifosi laziali che con quelli romanisti.
La cancrena che divora il calcio non è solo Calciopoli, è anche la presenza di gruppi ultras spesso collegati ad ambienti politici radicali che fanno il bello e cattivo tempo e hanno legami con i manager delle società e con i politici, quelli che prendono le distanze dopo gli incidenti e fanno finta di non conoscerli.
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martedì 13 aprile 2010

Pedofilia e Chiesa: la vecchia belva sotto spoglie d'agnello non è ancora morta

Bertone ieri ha dichiarato - la pedofilia ha un legame con l'omosessualità, non con il celibato dei preti.
E' l'ultima parte di un trittico di esternazioni raggelanti che autorevoli esponenti vaticani hanno fatto negli ultimi giorni.
Lo avevano preceduto Babini, un vescovo a riposo, secondo il quale il caso pedofilia è stato montato ad arte da un complotto sionista, è una congiura degli ebrei che sono deicidi, e padre Cantalamessa, predicatore del Vaticano che con toni accesi da frate medievale aveva accostato le critiche dell'ultimo periodo al papa all'antisemitismo. Non scherziamo...
Cantalamessa canta sciocchezze e nei palazzi del potere cattolico tutti appaiono  molto lontani dall'ammettere le  proprie gravi responsabilità nella copertura dei casi di pedofilia.
La linea ufficiale è quella di sminuirle, tali responsabilità, dimostrando che Ratzinger e gli altri prelati hanno fatto tutto il possibile per punire questi delitti abominevoli.
E' una tesi che cozza frontalmente con le testimonianze e le denunce arrivate da ogni parte del mondo, che mostrano come la preoccupazione dei vertici ecclesiastici fosse più che altro quella di spostare semplicemente i preti accusati di pedofilia da una diocesi all'altra, ovvero infilare la polvere sotto il tappeto.
La tendenza plurisecolare di Santa Romana Chiesa a costituire un diritto separato da quello delle comunità in cui opera si è perpetuata troppo a lungo e ha prodotto effetti devastanti: adesso sarebbe il momento di voltare pagina.
La Chiesa invece si sta ripiegando su se stessa e così facendo allontana la possibilità di recuperare credibilità, prima di tutto nei confronti dei fedeli che sono comprensibilmente avviliti e frastornati.
La Chiesa nega tutto, contraddicendo il valore evangelico del pentimento e con le incredibili dichiarazioni dei Babini e dei Cantalamessa rivela la resistenza, al suo interno, di un lato oscurantista, menzognero e pericoloso. La vecchia belva sotto mentite spoglie di agnello non è ancora morta.
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mercoledì 7 aprile 2010

Chiesa: è inutile nascondere la polvere sotto il tappeto

Puoi ostinarti a infilare la polvere sotto il tappeto ma prima o poi uscirà dai bordi.
Dopo le tante brutte notizie dell'ultimo periodo, per Ratzinger arriva un'altra mazzata: anche in Norvegia si registra almeno un caso di pedofilia.
La storiaccia degli abusi sui minori si allarga a tutto il mondo e si collega ad alcune vicende nostrane: l'assassinio di Elisa Claps (e l'assai probabile depistaggio pilotato all'epoca dall'ambiente ecclesiastico di Potenza), e le nuove rivelazioni sul caso di Emanuela Orlandi.
Quanta sporcizia c'è nella Chiesa - aveva detto il campione dell'antimodernismo alcuni anni fa, prima ancora di salire al soglio pontificio.
Sì Ratzy c'è n'è davvero molta, e la speranza è che  non tutto il male venga per nuocere. Che questi scandali  venuti finalmente a galla abbiano messo fine per sempre all'antichissima tradizione puntualmente osservata da porporati e monsignori: quella di troncare e sopire  per dirla con Manzoni.
E' la tradizione di lavare i panni sporchi di nascosto, escludendo la giustizia secolare e senza riuscire in molti casi a risolvere i problemi; quella di custodire gelosamente i segreti su tutto, certamente non solo su costumi sessuali e devianze dei preti. Chissà cosa si cela negli archivi vaticani...
C'è stata per troppo tempo una cappa di silenzio inaccettabile, che ha retto per le pressioni della gerarchia ecclesiastica, magari accompagnate da somme di denaro elargite sottobanco per essere più persuasivi (com'è accaduto in Norvegia).
Ma ha retto anche per l'accondiscendenza e la passività dei familiari delle vittime, obbedienti talvolta a un malinteso senso di rispetto e fedeltà verso l'istituzione ecclesiale; che dal canto suo non ha mai smesso di inculcare nelle menti dei semplici tale  perniciosa idea, che porta a interpretare qualunque forma di opposizione alla Chiesa come atto sacrilego.
Nessun sacrilegio. L'unica fedeltà accettabile è quella alle proprie convinzioni religiose, le istituzioni invece sono composte da uomini che possono commettere errori e crimini, da denunciare e punire senza sconti.
Il vero sacrilegio è stato compiuto dai responsabili di quegli atti; chi, in Vaticano, sapeva e non è intervenuto con il necessario rigore è responsabile di un'imperdonabile culpa in vigilando. Quindi anche Ratzinger e, se si può dire, papa Wojtila.
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giovedì 1 aprile 2010

Mentre il Caimano affonda le zanne le opposizioni si prendono per i capelli

Ricomincia la cupio dissolvi dei Democratici, i soliti regolamenti di conti tra le fazioni e i loro capi.
Ci sono troppi generali, troppi aspiranti al comando supremo in questo esercito sempre più piccolo e a corto di munizioni.
E il bello è che tutti costoro, a turno, hanno già guidato il partito portandolo inesorabilmente a sconfitte annunciate.
Arieccoli. Dopo le regionali tornano alla carica Walterone  Veltroni e Franceschini: così il partito non va. State bene tesori? Quando lo guidavate voi andava?
Mancano le idee e pure la furbizia è latitante; mentre i Berluscones stanno facendo in silenzio, nel chiuso delle loro stanze, l'inevitabile redde rationem dopo la cattiva performance del PDL,  e con la consueta faccia tosta decantano il grande successo del Centrodestra, i pidini litigano in piazza come massaie livorose.
Così la loro base elettorale, che ancora una volta è mancata all'appello, continuerà a pensare che ha fatto bene ad andare a prendere il sole; l'altro elettorato, quello che dovrebbero conquistare, continuerà a pensare che questa è la vecchia politica, quella delle correnti e delle lotte di potere (ma quale poi, visto che a ogni appuntamento elettorale perdono qualche caposaldo?).
Anche Di Pietro da una mano dall'esterno - bisogna pensare a chi sarà il leader per il 2013.
Sbagliato: prima di tutto bisogna elaborare un progetto, costruire alleanze nel mondo politico e soprattutto nella società civile, altrimenti nel 2013 la vecchia cariatide di Arcore vincerà ancora perpetuando l'incubo nel quale ci troviamo.
Il Caimano. Non era ancora finito il conteggio delle schede che già annunciava le cosiddette riforme e infatti sta portando avanti il DDL sul lavoro che Napolitano ha rimandato indietro.
Poi arriverà il bavaglio alla giustizia e poi il progetto scellerato dell'elezione diretta del premier o del capo dello stato. E chissà cos'altro.
Intanto dall'altra parte si prendono per i capelli e si ficcano le dita negli occhi.
Bersani si affanna, non senza qualche ragione, a dire che si può parlare di un risultato non soddisfacente, ma non di una disfatta, e i suoi critici, che non digeriscono di aver perso il careghino al congresso, invece dicono che è stata una Caporetto. Sono dei veri geni.
Così come si sono dimostrati dei geni, questi bolsi capifazione, nella scelta delle candidature e nella gestione della campagna elettorale. Fosse dipeso da loro la Puglia a quest'ora sarebbe in mano ai Berluscones.
Grazie a loro, alla scelta di quel vecchio arnese di Loiero, la Calabria è passata agli avversari.
Grazie a loro la Bonino ha perso il Lazio e la povera Pezzopane, che si è spesa così tanto per la gente dell'Aquila e meritava la rielezione, è andata a casa.
E' inutile mandare in tivù le faccine pulite dei giovani se poi quelli che conducono il gioco (e sempre più male) sono i soliti noti. Gente sulla scena da trent'anni, cresciuta nella nomenklatura democristiana e comunista, lontanissima dal paese, dall'oggi.
Gente che non ha ancora capito che deve ritirarsi o perlomeno stare zitta per non aggiungere danno a danno. Intanto il Caimano sorride e affonda i denti nel corpo del paese.
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