giovedì 27 maggio 2010

De Rossi, gli sbirri e le comari di parrocchia della FIGC

Dal superficiale mondo del Dio Palla ogni tanto emerge qualche dichiarazione sensata. Secondo Daniele De Rossi - ci vorrebbe la tessera anche per certi poliziotti.
Vero, sarebbe buona norma che le forze dell'ordine non fossero identificabili solo tramite il tesserino, ma anche perchè portano nome e cognome scritto a chiare lettere sulla divisa.
In Italia la tradizione è diversa. Il poliziotto è un anonimo, sulla divisa non c'è scritto niente e quando succede qualcosa, un'uccisione o un pestaggio ignobile con susseguente arresto come quello subito dal ragazzo di Roma qualche settimana fa, scatta puntuale l'omertà.
Cane non mangia cane, finchè è possibile si cerca di coprire il collega per fargliela passare liscia.
E' come in certi film polizieschi, o venendo alla triste realtà, è questo il filo conduttore fra episodi lontani nel tempo come  l'omicidio di Giorgiana Masi e i casi  attuali di Stefano Cucchi, Giuseppe Uva o Stefano Gugliotta.
Ci vorrebbe la tessera  ben appuntata sulla divisa per poliziotti - carabinieri - agenti di polizia penitenziaria; per sapere subito chi sono certi Serpico che interpretano la loro funzione come licenza di picchiare o uccidere.
Per sapere chi sono questi Bruce Willis all'amatriciana che da un pò si comportano molto disinvoltamente, perchè ritengono di avere le spalle coperte dalla politica. 
Dopo la morte di Cucchi Vercingetorige La Russa intempestivamente fece una difesa d'ufficio dei carabinieri.
Dopo le parole sincere di De Rossi Maroni s'indigna e stigmatizza le parole di un calciatore che andrà a rappresentare l'Italia ai mondiali e danneggia l'immagine del nostro paese, forse immemore di quando era lui ad aggredire i finanzieri davanti alla sede della Lega a Milano.
Non le parole ma gli episodi di violenza ci danneggiano, anche quella commessa da uomini in divisa che più che poliziotti ormai sono sbirri fuori controllo.
Non le critiche fondate di un De Rossi danneggiano il rapporto fra i cittadini e le forze dell'ordine, ma la violenza extra legem elargita liberamente da autentici criminali in divisa: quelli che ricattavano Marrazzo o quelli che hanno aggredito senza ragione apparente Stefano Gugliotta.
I pulcini che la chioccia Manganelli (un nome un programma) difende parlando di casi isolati.
I buoni poliziotti che nel 2001 hanno reso la caserma di Bolzaneto un lager (anche allora governava il Centrodestra), comandati da quel Gratteri che nonostante processi e condanne resta al suo posto grazie al governo.
La gente vorrebbe sapere se deve temere solo i delinquenti  conclamati o anche quelli celati dietro una divisa anonima.
Naturalmente la FIGC in nome del politically correct ha preso subito le distanze e ha obbligato il povero De Rossi a ritrattare.
Così va nel mondo di Dio Palla, dove anche Cannavaro nel 2006 fu costretto a cospargersi il capo di cenere perchè aveva detto di non voler rinnegare l'amicizia con Moggi.
Ma De Rossi c'ha colto de sicuro, come dicono dalle sue parti.
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martedì 18 maggio 2010

Ronnie James Dio, piccolo elogio a un protagonista del bel rock che fu

Se n'è andato anche lui, è entrato nel Valhalla accanto agli altri grandi del rock. E' riuscito a invecchiare, ha passato i 40, poi i 50 e infine i 60, e questo è un privilegio di non poco conto nel mondo della musica, che ci ha abituato a molte dipartite premature.
La notizia è dell'altro ieri ma l'ho saputo solo ieri sera. Durante la giornata, quando si ha altro da fare, a volte le notizie sfuggono, ma è singolare che nè un'occhiata veloce ai siti dei principali quotidiani la mattina, nè il tiggì dell'ora di pranzo mi abbiano informato.
L'ho saputo ieri sera da un bannerino di un altro tiggì: un bannerino di pochi secondi per un grande della musica che ci ha lasciato. Provincialismo dell'italica informazione.
Certo Ronnie James Dio non era Mino Reitano...
Me lo ricordo al Monsters Of Rock del 92. Era tornato da poco assieme ai vecchi compagni dei Black Sabbath e da poco era uscito Dehumanizer: sostanzialmente un Heaven & Hell rivisitato per gli anni 90 ma nonostante questo (anzi proprio per questo) una delizia per i nostalgici di Heaven & Hell o Mob Rules.
Cioè prima che Toni Iommi si abbandonasse agli esperimenti un pò controversi della seconda metà degli anni 80.
Me lo ricordo piccolo sul palco (arrivava a 1,65 R.J. Dio?) ma questo tappetto aveva una voce potentissima, capace di ringhiare e subito dopo di accarezzarti le orecchie con inaspettata dolcezza. Un mattatore, un protagonista, sempre.
Non c'è stagione del grande rock che Ronnie James Dio non abbia attraversato. Esordi da giovanissimo nel Rockabilly, poi l'Hard Rock degli Elf, tramutati in Rainbow dalla bacchetta magica di mr. Ritchie Blackmore con la sua approvazione; e poi il vero Bum quando approdò ai Black Sabbath, dopo che fra Ozzy e Toni Iommi erano volati i piatti e si era consumato il divorzio.
Alla fine lasciò anche i Sabs per iniziare la fatidica carriera solista, il karma (a volte fortunato, a volte no) a cui non sfuggono tutti i veri grandi cantanti.
Si portò dietro due o tre idee, poche e stabili, che hanno fatto la sua fortuna: un sound che alternava ritmi metal scatenati e improvvise frenate, dove dava sfogo ad atmosfere cupe o melodie dolci.
E poi l'immaginario fantasy, anch'esso un lascito del periodo sabbathiano, con qualche puntata nel finto satanico puntualmente riproposto nel songwriting, nelle copertine degli album e nel merchandising.
I risultati non sono sempre stati eccelsi ma album come Holy Diver o The Last in Line hanno lasciato il segno.
E quando saliva sul palco cari miei si scatenava sempre la furia più autentica e travolgente del metal, quello buono.
Ecco il mondo di Ronnie, elfo silvano che ha lasciato per sempre la nostra terra di mezzo, lasciandoci più soli e più consapevoli che stiamo invecchiando.
Rest in peace Ronnie. Ti vogliamo bene.
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giovedì 6 maggio 2010

Grecia - Italia una fazza, una razza...una crisi?

La Grecia brucia, la gente è in rivolta.
Non pagheremo noi per la vostra crisi - Da quando è iniziata la recessione lo abbiamo visto scritto sui cartelloni dei manifestanti in tutto il mondo. 
I greci adesso stanno passando alle vie di fatto, non ci stanno, e sono noti per essere uno dei popoli più fumantini del nostro continente. La rivolta di Exarchia dell'anno scorso è lì a dimostrarlo.
Terribile ciò che è successo in quella banca, vergognoso che ancora una volta ci abbiano messo lo zampino i Black Bloc, i luddisti dei tempi moderni, i nichilisti che non conoscono il concetto di proposta, sanno solo come seminare disordini e violenza.
Ma al netto di questo i dimostranti di Atene (che in grande maggioranza sono persone normali: lavoratori e pensionati, madri di famiglia, studenti) hanno ragione.
La recessione che sta sconvolgendo il mondo è scaturita dai circoli più o meno occulti dell'alta finanza, dai consigli d'amministrazione delle Merchant Bank, dalle decisioni prese dal WTO nell'ultimo ventennio che sono state avvallate puntualmente dai governi, almeno da quelli che contano.
L'oligarchia che controlla l'economia mondiale non è rappresentata da personaggi come  Bernie Madoff.
Quello è soltanto il volto più eclatante e pittoresco del malaffare finanziario che decide delle nostre vite.
E' una consorteria (ad oggi impunita) che lavora spesso sotto traccia ed è ben ammanicata con la politica, riuscendo a condizionare esecutivi e parlamenti che secondo il normale processo democratico dovrebbero rispondere esclusivamente ai cittadini.
I greci però hanno ragione fino a un certo punto, perchè il rischio di default del paese è anche il risultato di anni e anni di finanza allegra, di cui sono responsabili i politici eletti dai greci stessi.
Lo stato - vacca da mungere spendeva e spandeva; negli indici mondiali della corruzione politica la Grecia è nelle prime posizioni.
Spesa pubblica irrazionale, sprechi, corruzione diffusa, indebitamento elevato, indifferenza o complicità dei cittadini.
E' una situazione molto simile a quella italiana, dove  il deficit veleggia serenamente verso il 118%...Quando si dice una fazza una razza.
Berlusconi e Tremonti tacciono.  Berlusconi in verità è rapido a intervenire solo per attaccare la stampa e i giudici, la diabolica spectre che vorrebbe eliminarlo.
Anche la Lega, che di solito rumoreggia quando si tratta di dare una mano ai terroni (in cui nell'atlante padano vanno ricompresi senza dubbio anche i greci), tace.
Gianni e Pinotto hanno esaurito i giochi di prestigio e le partite di giro per tenere calma la gente?
Certo Italia e Grecia non sono del tutto comparabili; però stupisce la sollecitudine con cui il nostro beneamato governo ha aperto il portafoglio per dare ai greci ben 5,5 mld di Euro.
E' una sollecitudine che forse non dipende solo dagli obblighi europei. Non è che magari pensa al futuro?
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martedì 4 maggio 2010

Calderoli, un minchione di successo

Il celta Calderolix sul centocinquantesimo dell'unità d'Italia - La celebrazione ha poco senso, il miglior modo per festeggiare è l'attuazione del federalismo.
E infatti nomi di prestigio come Dacia Maraini, Zagrebelski e Ciampi hanno già piantato in asso il comitato organizzatore ben prima che Calderoli sentenziasse, per non fare la ruota di pavone alla riscrittura del risorgimento in salsa leghista che è in preparazione.
Ma siamo obiettivi, questa volta è andata bene, la sua dichiarazione in tivù potrebbe, dico al limite potrebbe, offrire uno spunto di riflessione e dibattito sul processo che portò all'unità del nostro paese.
In passato il simpatico ministro, vero porcellum doc del bestiario padano, le aveva sparate ben più grosse, e si era guadagnato con onore un posto sul podio del razzismo e dell'ignoranza con altri campioncini come Gentilini e Borghezio.

Un breve Compendium Calderonianum

- Gli immigrati non possono votare perchè sono dei bingo bongo abituati a vivere nella jungla,
- La nazionale francese è piena di negri, islamici e comunisti,
- Il cristiano che vota a sinistra si schiera col demonio,
- Questa legge qua l'ho scritta io ma è una porcata, 
- Preferisco la legge del taglione,
- Per i pedofili serve la castrazione fisica, con un paio di cesoie da giardiniere,
- Ma che senso ha che mi giudichi un magistrato?
- La Padania purtroppo è diventata un ricettacolo di culattoni,
- Rischiamo di diventare tutti ricchioni,
- Non son mica culo io! (Calderoli è palesemente ossessionato dai gay)

Alle parole hanno fatto seguito le azioni eclatanti, che hanno contribuito in modo determinante al suo successo mediatico e politico.
La maglietta con la caricatura di Maometto esibita in tivù, che ha causato scontri in Libia con morti e feriti.
Il falò delle leggi inutili, a parte quella elettorale partorita da lui medesimo e da lui medesimo sconfessata che andrebbe senz'altro bruciata; e ancora il raid anti - moschea con i maiali liberati sul terreno dove doveva essere costruita.
La stampa di sinistra narra malignamente (come sempre) che i suoi accompagnatori a un certo punto abbiano fatto fatica a distinguerlo dal gruppo dei suini che scorrazzavano nel campo.
Calderolix è la voce  dell'incoscienza, l'insostenibile leggerezza dell'essere un minchione di paese.
E' come certi avventori dei bar del profondo nord, che nelle loro discussioni dopo un'ombra (Veneto), un tajut (Friuli) o un goto (Lombardia), dicono con estremo candore cose terrificanti o chiaramente stupide.
Calderoli, con il suo faccione pacioso e la tendenza a sgranare gli occhioni  quando parla, è fatto così.
 Se il modo di vestire dice qualcosa di una persona, allora si capisce Calderoli. Il kitsch calderoniano lo avvolge tutto: il suo stile di abbigliamento, la sua azione politica e financo le scelte personali.
Impossibile dimenticare il fantasmagorico matrimonio celtico con Sabina Negri (bonona di provincia un pò kitsch pure lei) celebrato dal Marco Furmenten e dal Senatur in persona.
In altri tempi Calderolix non avrebbe potuto nemmeno aspirare alla presidenza di una bocciofila, nei tempi difficili che viviamo invece ce lo ritroviamo ministro. E ce lo teniamo.
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