martedì 19 gennaio 2010

Discorso di un ex-craxiano


Parla un ex - craxiano.
Oggi ricorre il decimo anniversario della scomparsa di Craxi. Il suo decennale cade in un momento particolare.
Berlusconi, dopo essersi ripreso dalla tranvata in pieno volto rimediata a Milano, e dopo la pausa melensa e ipocrita del partito dell'amore graziosamente concessa per Natale, ha ricominciato a fare il Caimano, a proporre riforme che faranno strame dello stato di diritto.
In questo scenario è tornata d'attualità la questione Craxi; agitarne la memoria come un vessillo, ricordarlo come un martire perseguitato dalla magistratura politicizzata o comunque asservita a interessi terzi, serve ad ammantare di nobiltà una manovra che ha due obiettivi.
Salvare il Cavalier Fracassa dalle inchieste che  gli pendono sulla testa e sancire il principio per cui la classe politica non è processabile, come invece avvenne durante Mani Pulite; cioè il golpe, il momento fosco di sospensione della democrazia, la via giudiziaria per il raggiungimento del potere da parte dei comunisti e chi più ne ha più ne metta, su cui l'apparato mediatico berlusconiano insiste da anni.
Gli speciali della tivù, l'intitolazione della strada a Milano, l'editoriale di Minzolini e adesso la commemorazione in grande stile (per la prima volta da quando è morto) ad Hammamet alla presenza di Cicchitto, Frattini e Brevilineo Brunetta: tre illustri trapiantati (o rinnegati?) di area socialista. Si scoperchiano le tombe per strumentalizzare i morti.
Berlusconi che sta utilizzando il nome e l'eredità politica di Craxi per la propria convenienza, nella campagna elettorale del 2001 aveva definito i socialisti impresentabili: impossibile fare un'alleanza con aggregazioni socialiste o accogliere candidati di provenienza socialista nelle liste di Forza Italia.
Il Berlusca si era accodato al gruppo di chi, pur  essendo stato legato a Craxi a filo doppio, faceva finta di non averlo nemmeno conosciuto.
Prima Craxi è stato ignorato, o additato quale peggiore delinquente della storia repubblicana, non solo dalla sinistra ma anche dalla destra (in particolare da quella ex - missina oggi accasata nel PDL); adesso se ne opera la rivalutazione.
Craxi è utile nella nuova fase della guerra contro i giudici, per far passare il principio per cui i politici non si toccano, che poi è il leit-motiv della storia dei rapporti fra magistratura e ceto politico nella nostra Italietta.
Aldo Moro infatti, ben prima che Craxi diventasse la guida del PSI, aveva detto - La Democrazia Cristiana non si processa. Aldo Moro, ovvero uno dei martiri più importanti dell'iconografia repubblicana.
Lo stesso uomo che ha guidato governi coinvolti in scandali ed è stato leader di un partito che ha preceduto e insegnato ai socialisti come intascare le tangenti.
Quella Democrazia Cristiana che già dagli anni '50 si finanziava con le mazzette degli appalti e i dollari di Washington, mentre dall'altro lato della barricata i comunisti facevano politica con la fede dei militanti, ma pagavano i conti grazie ai soldi di Mosca e ai finanziamenti sottobanco del mondo cooperativo.
Craxi è arrivato buon ultimo in un sistema che era già consolidato, anche se per anni  ne è stato presentato come l'artefice pressochè unico.
Altrettanto vero è che il sistema di corrutele e di spartizione affaristica della cosa pubblica proprio negli anni '80, gli anni del Craxismo, ha raggiunto un livello di spregiudicatezza senza pari. Ma vi partecipavano tutti a parte alcune mosche bianche.
L'errore di Craxi è stato deprimere l'azione politica a tutto vantaggio della gestione del potere; il PSI, che tradizionalmente era un partito popolare (anche se non maggioritario a sinistra) si trasformò inesorabilmente in un partito di assessori.
Da partito degli onesti (si diceva una volta in una galassia lontana lontana - vedi, quello è onesto, è un socialista) al partito di Mario Chiesa, De Michelis, Larini e Raggio.
Io vengo da una famiglia socialista e ho creduto nel riformismo di cui Craxi si proponeva come guida; ho impiegato anni a venire a patti con la realtà, a capire i limiti e le colpe dell'uomo di cui ciclicamente tutti parlano.
A capire che quello della legalità è il Tema con la T maiuscola che tarpa le ali al nostro paese; ho fatto il mio percorso individuale e ho sofferto ripensando a quello che considero un tradimento da parte del gruppo dirigente del PSI.
Il riformismo è il discorso politico, ancora attualissimo, che questo Centrosinistra da operetta avrebbe dovuto prendere in mano. Il riformismo è il grande incompiuto da Craxi fino al PD.
Considerare Bettino Craxi come il vero unico Belzebù d'Italia è fuori luogo; perfino una persona solitamente saggia come Michele Serra si è avventurata in un'interpretazione a dir poco ardita, che testimonia la resistenza di questo mito negativo.
Secondo Serra l'avventurismo craxiano e la sua aggressività contro i comunisti spinsero l'area di sinistra ad arroccarsi in un isolamento che è all'origine dei guai di oggi. Alla fine è colpevole anche di questo. E sia.
Fra chi grida contro di lui come Beppe Grillo e chi invece lo vuole rivalutare per secondi fini, non scelgo nessuno.
Meglio semmai riconoscerne le colpe, che sono evidenti, e qualche merito, e lasciarlo in pace. I morti sono morti e nel presente ci sono ben altre cose di cui occuparsi.
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