martedì 30 marzo 2010

Regionali 2010: fai vedere che ci tieni, astieniti

Come sempre. Quasi tutti dicono di aver vinto qualcosa. Ritornano i contorsionismi verbali incredibili, come Maurizio Merdasparri ieri sera alla Rai. Incredibili e spassosi, a non voler farsi prendere dall'irritazione, anche i titoli di stamani dei due fogli di disinformazione di massa: Libero e il Giornale.
Dunque a sentire gli agit-prop della destra è stato un addirittura un trionfo. Berlusca - il paese è con me.
Vale la pena però di leggere i dati del Viminale, di partire dai numeri e cercare di non staccarsene con voli pindarici che hanno meri scopi propagandistici.
Il primo partito italiano è quello delle astensioni: ha votato il 64,19% degli aventi diritto, contro il 72 e rotti delle precedenti regionali, o il 66,47% delle europee 2009.
E' cresciuta ancora l'insofferenza e la disillusione di molta gente verso i politici. Il trend degli ultimi anni, in un paese tradizionalmente incline ad andare alle urne, è questo: già fra le politiche del 2006 e quelle del 2008 c'era una  sensibile differenza, dall'83,50% dei votanti all'81%.
E in questa tornata balza agli occhi la performance scadente del PDL.  Checchè ne dica il Cavalier Faccia Tosta, è una mezza bocciatura anche per lui, le porcate varie commesse negli ultimi mesi qualcosa gli hanno senz'altro tolto.
Più ampiamente è stato bocciato ancora una volta il potere uscente, chi ha amministrato: in Calabria e Campania per esempio il PD va a casa, e così pure nel Lazio, dove l'affare Marrazzo ha nuociuto alla campagna della Bonino.
Berlusconi lascia per strada una bella fetta di voti, il suo partito del predellino si sta avvicinando alle percentuali del PD.
Il nano di Arcore per ora resta in piedi perchè ha due stampelle, al nord la Lega (che canta legittimamente vittoria) e al sud l'UDC del cerchiobottista Casini, l'uomo del un pò di qua e un pò di là.
Un altro elemento evidente, che deriva in linea diretta dalla disillusione e dalla rabbia di cui sopra, è la progressiva radicalizzazione dell'elettorato. Soffrono PD e PDL, i partiti di maggioranza relativa nei due schieramenti, e guadagnano consensi IDV, Lega e il Movimento di Beppe Grillo.
Ci sono parecchie domande in salita dal paese profondo (quello vero), e i partiti maggiori, che aspirano a essere gli architravi delle rispettive coalizioni, agli occhi di molti sono sempre meno convincenti.
Qualcuno in queste ore sta dicendo che il PD, il grande omnibus, ha tenuto; il suo problema però non può essere "tenere", bensì cominciare a riprendersi voti e spazi per costruire l'alternativa.
Un compito che  il governo Berlusconi, concentrato abnorme di incapacità e malaffare, in teoria dovrebbe facilitare.
Ecco, questa secondo me potrebbe essere una fotografia del momento che viviamo, ma nel racconto surreale del paese che si ostinano a propinarci i  nostri politicanti, tutti hanno vinto qualcosa: la vittoria ha molti padri, la sconfitta invece è figlia d'ignoti.
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venerdì 19 marzo 2010

Zaia, il leghista mite che diventò un finto barricadero


Un manifestino ironico sintetizza con efficacia la campagna elettorale di Luca Zaia.
C'era una volta un leghista dai modi gentili; era lontano dalle cupe intemperanze di altri militi padani come Borghezio o i suoi conterranei Gentilini - Vestiamo gli immigrati da leprotti per far esercitare i cacciatori - e Stiffoni - Gli immigrati? peccato che il forno crematorio di S. Bona non sia ancora pronto -
Con il suo atteggiamento moderato e dialogante e l'immagine di amministratore attivo ed efficiente aveva saputo guadagnarsi la stima se  non l'appoggio anche di persone che non votavano Lega; financo persone di sinistra, come verificato da me parlando talvolta con alcuni amici e conoscenti.
Però le elezioni regionali sono alle porte e la metamorfosi si è compiuta: il dr. Jekyll  è diventato mr. Hyde.
Zaia ha messo in armadio i panni ministeriali e il britannico aplomb che gli stavano così bene per vestire quelli del barricadero.
No agli OGM, no alla privatizzazione dell'acqua, no al nucleare - perchè il Veneto ha già dato - come si può verificare nel suo sito.
Anche lui poi non ha rinunciato ad appropriarsi del tema sicurezza, assurta ormai da tempo a grande puttana della politica italiana. Tutti la cercano, tutti vogliono possederla.
Riguardo alla bislacca iniziativa del consigliere leghista di Vazzola, che nel suo bar ha imposto il divieto di entrare col burqa, il candidato barricadero annuncia che si impegnerà per garantire la legalità, che comprende anche l'essere riconoscibili in pubblico.
Non mi pare che Vazzola, tranquilla e operosa cittadina dell'hinterland trevigiano, sia piena di donne che girano velate o di imam minacciosi che arringano ai fedeli dai minareti... Ma tutto fa brodo, soprattutto i temi che i militi in camicia verde sono stati così bravi a capitalizzare.
Questo è lo Zaia pre-elettorale; sarà interessante vedere come cambierà la musica dopo, il 30 Marzo quando sarà incoronato (ne siamo certi) Governatore dei Veneti.
Zaia per ora finisce paradossalmente per strizzare l'occhiolino ai No global, al noto contadino francese anti-multinazionali e anti - OGM, ai Verdi che con ottime  motivazioni sono contrari al ritorno del nucleare nel Belpaese.
Tuttavia in Consiglio dei Ministri ha votato a favore del progetto che porterà all'accensione di nuovi reattori; e fra questi ce ne sarà uno (ci scommettiamo?) anche nel mio Veneto. E' sempre così, belle promesse seguite da tradimenti più o meno clamorosi.
Il Consiglio Regionale, prima di sciogliersi ha molto opportunamente votato un stop agli inceneritori di rifiuti industriali in provincia di Treviso, per fare bella figura con la gente.
Altrettanto opportunamente riconsidererà la questione dal giorno 30 Marzo, quando i poteri forti si faranno vivi e persuaderanno i neoeletti a cambiare rotta.
Li metteranno a cuccia; ci prenderemo la nostra dose di nucleare e inceneritori, e prima o dopo l'acqua finirà in mano ai privati, che come il nucleare rappresenta un grande business avallato dal nostro beneamato governo nazionale. Difficile che venga fermato.
Zaia è famoso in tutta Italia; lo abbiamo visto col badile in mano, alla guida dei trattori, a Linea Verde, assieme ai NAS nelle conferenze stampa, è stato immortalato mentre mesceva il prosecco al G8 dell'agricoltura a Cison di Valmarino.
Un'ottima immagine, ben gestita a livello mediatico, però l'agricoltura italiana continua a essere il fanalino di coda dell'Europa. 
E' chiaro che non basta fare fuoco e fiamme con la stampa quando negli scaffali di un supermercato straniero viene trovato qualche prodotto italiano taroccato, serve ben altro tipo di impegno per sostenere le aziende italiane, l'impegno che in oltre due anni di governo Berlusconi è completamente mancato sia in campo agricolo che in quello industriale. Vero Zaia?
Allo stesso modo, ai leghisti e ai loro alleati di Centrodestra non  sono bastati vent'anni di potere incontrastato in Veneto per ottenere quello che la gente di questa terra giustamente rivendica: una vera autonomia.
Adesso Zaia ci riprova: dice che vuole seguire l'esempio catalano. Sarà molto interessante vedere quale spartito verrà suonato dopo le elezioni.
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lunedì 15 marzo 2010

Aggressione a Roma contro gli stranieri: razzisti e pure un pò vigliacchi

Razzisti sì ma prima di tutto vigliacchi; leggendo i resoconti dell'aggressione a un internet point di Roma gestito da bengalesi mi è venuto in mente questo. Non è la prima volta; a Roma i bengalesi sono nel mirino da un pò.
Quindici teste di ghisa se la sono presa con una delle comunità straniere più pacifiche e laboriose che vivono nel Bel (?) paese.
Gente che non crea problemi, che si trova in fondo alle classifiche dei reati, e gente che lavora.
Mi viene in mente anche un film degli anni '80, My Beatiful Laundrette: la storia di una comunità di immigrati pachistani a Londra, ormai ben inseriti con attività economiche proprie, che dovevano subire l'invidia e le aggressioni degli autoctoni londinesi.
A un certo punto un virgulto locale, disoccupato, un pò lavativo e con problemi di alcol dice - e pensare che questi dovrebbero lavorare per noi.
Quelli, come i bengalesi vittime del raid a Roma, comunque sia lavorano, pagano le tasse e non danno fastidio a nessuno.
Però qualcuno si sente offeso dalla loro presenza, qualche autoctono sfaccendato e annoiato che non pensa a dare un significato vero alla sua vita, ma vaga senza meta per le periferie.
Come quei ragazzotti intervistati tempo fa da una troupe RAI durante uno speciale televisivo, che in quel caso ce l'avevano con i rumeni ma davano tutta l'impressione di essere pronti, loro sì, per un soggiorno medio - lungo a Rebibbia.
Sono razzisti ma non solo: non si ha notizia di  nessuna spedizione punitiva contro le centrali di spaccio a cielo aperto che prosperano nelle nostre città, o contro gli sfruttatori di prostitute e trans che fanno affari d'oro.
Sarebbero comunque da censurare, dato che almeno per ora la giustizia fai da te non è ammessa in Italia; almeno però dimostrebbero di possedere quei preziosi attributi sotto a cui tutti tengono.
Mentre invece, prendendosela con i pacifici bengalesi dimostrano di essere dei vigliacchi. Razzismo più codardia.
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mercoledì 10 marzo 2010

Zapata, Farinas e altri: a Cuba continua la mattanza dei dissidenti

Eccone un altro che rischia la pelle; Guillermo Farinas ha lasciato l'ospedale dove era stato ricoverato, a seguito dello sciopero della fame intrapreso per protestare contro la morte di Orlando Zapata e per chiedere la liberazione di una ventina di dissidenti.
Sulla questione degli oppositori a Cuba mi sono preso la briga di leggere gli interventi pubblicati su Latino America.
Minà e i suoi collaboratori sono battaglieri come sempre nel difendere la Revoluciòn; eppure a me i conti non tornano.
E' vero che gli Stati Uniti mettono in pratica contro Cuba una politica assai discutibile, che nonostante il passare del tempo e l'avvicendarsi dei presidenti nella sostanza non è cambiata.
Washington considera ancor oggi il Caribe e più ampiamente il Sud America come il suo cortile di casa, non ha ancora imparato a impostare i suoi rapporti con gli altri stati del continente su basi paritarie.
E' vero anche, come ricorda Minà, che sull'agguerita diaspora anticastrista dei cubani in Florida gravano sospetti (documentati e consolidati) di legami con i servizi USA e con la criminalità: Scarface è un film di gangster, ma ha il pregio di aver fotografato certe collusioni che gettano un'ombra sulla lotta di chi rivendica per Cuba i fondamentali diritti democratici. Onesti e lazzaroni finiscono mescolati assieme.
Ed è vero, ahinoi, che anche in Italia si suicidano detenuti per protesta, se non vengono ammazzati di botte come nel caso ignobile di Stefano Cucchi, su cui ho visto calare un preoccupante disinteresse da parte dei nostri media.
Però, ciò che ha scritto la stampa di regime cubana sulla figura di Zapata puzza di vecchio, è un film in continua replica o una canzone già sentita un migliaio di volte. 
Le dittature, di qualunque colore, hanno sempre descritto i dissidenti come delinquenti comuni, folli o agenti al soldo delle potenze straniere.
Sakharov era trattato come un caso clinico dalle autorità dell'Urss; Ahmadinejad ha bollato i giovani dell'onda islamica come mercenari al servizio dei governi occidentali.
La "prensa" della magnifica isola rivoluzionaria ci dice invece che Zapata era un criminale, e Latinoamerica con Alessandra Riccio rilancia, riporta, ci crede. E' una redazione di pappagalli?
Una persona dotata di medio senso critico si chiede se è possibile che una persona si lasci morire d'inedia per avere la tivù in cella; soprattutto se non è un uomo di specchiata moralità (a quanto pare Zapata aveva precedenti per reati comuni), o come scrive ambiguamente la Riccio - un muratore ribelle - insomma un soggetto lontano da una sensibilità di tipo politico.
Continuando il parallelismo con l'Italia, dovremmo pensare che i detenuti da noi si tolgono la vita per avere qualche confort, qualche gadget in più, e non perchè le condizioni di vita nelle nostre prigioni sono diventate intollerabili?
E che dire di Farinas su cui Latinoamerica opportunamente tace? La sua bio ci racconta una persona di assoluta rispettabilità: psicologo, ex militare decorato, suo padre combattè con Che Guevara.
Ammettiamo che nelle carceri cubane non si tortura e che il regime castrista non mette a morte nessuno.
Però sequestra e intimidisce, com'è successo alla blogger Yoani Sanchez, prelevata per strada e dissuasa da poliziotti maneschi dal proseguire le sue attività.
Oppure, per ridurre al silenzio i disturbatori si incarcera; Farinas e altri come lui rivendicano un fondamentale diritto umano, la libertà d'espressione, che il governo dell'Avana nega imperterrito; esattamente come nega imperterrito altri diritti, la libertà di riunione e di associazione politica su tutti, che costituiscono la base di una democrazia.
Tanto mi basta per esprimere un giudizio sulla Revoluciòn e su certi padri - padroni, da Fidel a suo fratello Raul, che i pasionari alla Gianni Minà si ostinano a difendere facendo scorrettamente un minestrone di casi che  vanno tenuti distinti.
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lunedì 8 marzo 2010

L'Italia scivola dolcemente nell'autoritarismo


Ennio Flaiano, di cui questo mese ricorre il centenario della nascita, aveva detto - gli italiani sono irrimediabilmente fatti per la dittatura.
L'apatia, se non la condivisione, con cui hanno accolto il blitz del nano di Arcore ne è la prova.
E' rassegnazione, accettazione dell'inaccettabile, e almeno per una parte di loro approvazione.
L'illusione, grazie ai magnifici rompiballe radicali, che la legge potesse essere fatta valere è durata poco, giusto qualche giorno come avevo scritto. Adesso siamo tornati alla normalità anormale.
E' arrivato un decreto interpretativo che in modo ineccepibile Zagrebelsky, Onida e altri hanno smontato, dimostrando che è un obbrobrio in termini costituzionali.
Aspettiamo che qualche picchiatore di Berlusconi, un Gasparri, un Cicchitto o un Feltri ci spieghino che anche questi sono in odore di comunismo, gente che ce l'ha con Silvio a prescindere.
Antidemocratici come il popolo viola o i tanti che firmano le petizioni in Internet; mentre è questa destra a dimostrarsi sempre più eversiva con la complicità di tanta, troppa gente che prima o poi se ne pentirà come avvenne nel 1943, a disastro compiuto, quando voltò le spalle a Mussolini che aveva portato in sella vent'anni prima.
Fa un pò pena Napolitano, che ha dovuto vidimare questo provvedimento. Era sottoposto a pressioni fortissime, lui che nella sua carriera politica non è mai stato un cuor di leone; compresa quella di una piazza in via di mobilitazione, la Polverini lo aveva annunciato mettendo in atto una forzatura, una spallata antidemocratica che non le fa onore.
Oltre alla violazione della Costituzione e delle leggi causata dal pateracchio governativo, in queste ore non si riflette sul fatto che le decisioni sul Lazio e la Lombardia hanno creato un precedente micidiale: perchè sia per queste regionali che per altre elezioni future chiunque potrebbe ricorrere  per la riammissione pur non avendo rispettato termini e procedure. Sarebbe la fine del diritto, il caos generalizzato.
Intanto la regione Lazio ha già deciso di ricorrere contro il decreto davanti alla Consulta, e quindi è alle porte un conflitto fra istituzioni.
Dalle mie parti si dice - pitosto de un tacon su un sbrego, ze mejo 'no sbrego. Ma nè la Costituzione nè la vecchia saggezza popolare sono state ascoltate.
L'Italia é come un aspirante suicida che si immerge nella vasca e si taglia le vene, per scivolare dolcemente nel sonno eterno.
O forse siamo solo un paese ridicolo che non merita una vera democrazia; sempre Flaiano ammoniva - la situazione è grave, ma non è seria.

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martedì 2 marzo 2010

I rompiballe radicali

La Polverini polverizzata; merito dei Radicali, questi rompiballe incorreggibili.
Sia nel Lazio che in Lombardia cadono i veli, vengono a galla i pasticci; gli errori commessi nella presentazione delle liste sono una dimostrazione del modo di fare italiano: un misto di improvvisazione, inefficienza e sostanziale indifferenza rispetto alle regole, che tanto... Chi vuoi che se ne accorga, va bene lo stesso.
E invece ci sono loro, i pasdaran della legalità, a ricordarci che non va bene lo stesso, le norme di legge sono norme di legge.
Che una lista va depositata entro le ore 12,00, se le norme prescrivono questo, o che le firme di supporto devono essere tutte regolarmente autenticate.
Quale affidamento possiamo fare in partiti che non sono nemmeno in grado di rispettare le procedure per il deposito delle liste elettorali? Questi sono i partiti che si candidano ad amministrare la cosa pubblica?
Il Centrodestra ormai è stato abituato dal suo padrone il Cavalier Fracassa a pensare che qualunque cosa si può fare, anche se è contra legem. Gli uomini del Centrodestra hanno interiorizzato questo modo di comportarsi, è un riflesso condizionato.
Berlusconi non è ancora riuscito a far approvare il disegno di legge sul legittimo impedimento.
Tuttavia agisce come se fosse già in vigore, difatti ha fatto chiedere un rinvio del dibattimento di Milano sul caso Mediatrade che il giudice ha legittimamente rigettato.  La reazione è stata il solito attacco a base di insulti: i giudici sono talebani.
I Radicali hanno fatto valere un'ovvietà, ovvero che le regole in materia elettorale devono essere rispettate; oltre a una denuncia per violenza privata (ridicola solo a pensarla, visto di chi stiamo parlando), sono stati stigmatizzati dal solito Cicchitto, che li accusa di essere parte della congiura per far fuori Berlusconi e il PDL con metodi non politici.
E' vero, è in casi come questo che, per dirla con Berlusconi stesso, sento  per fortuna di essere antropologicamente diverso rispetto a una certa area del paese.
Per certa gente la legge è un impiccio, o come dice Formigoni, un altro  candidato in difficoltà in queste ore, un orpello. Per certa altra gente come me la legge è fondamentale e va rispettata. 
E' probabile che fra qualche ora verrà fuori una provvidenziale leggina ad listam, ma intanto grazie ai rompiballe radicali almeno per un paio di giorni la legalità in Italia è stata ripristinata. In attesa di tempi migliori.
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