venerdì 11 gennaio 2008

Gentilini alle crociate


Giancarlo Gentilini (Genty per gli amici), ha deciso di passare all'azione. Il popolare vicesindaco di Treviso ha rotto gli indugi ed è arrivato al logico e inevitabile coronamento della sua carriera di amministratore - sceriffo.
Impugnando lo spadone di Alberto da Giussano ha bandito una nuova crociata contro l'Islam, a secoli e secoli di distanza dall'ultima.
Qualche settimana fa è entrato in polemica contro il gestore di un impianto sportivo di Treviso, che aveva deciso di affittarlo ai musulmani per la preghiera del Venerdì. Minacciandolo di ritorsioni lo ha obbligato a fare retromarcia e ha sostenuto che bisognava intervenire per tempo - per estirpare un tumore -
Treviso terra deislamizzata; forse Genty la immagina come S. Giovanni d'Acri assediata dagli infedeli.
Ha anche sostenuto che non si possono consentire assembramenti di persone in un momento come questo, caratterizzato dalla recrudescenza della meningite che, bontà sua, non è diffusa dalla razza Piave ma ha origini esotiche.
Gli immigrati dunque portano malattie, secondo uno dei più triti stereotipi della xenofobia.
Lo stesso argomento propagandato nel passato in molti paesi, quando a emigrare erano gli italiani razza Piave compresa.
Infine, ha stigmatizzato la decisione dei sindaci del circondario che hanno concesso provvisoriamente alcuni spazi pubblici alle comunità islamiche per le loro preghiere. Traditori della causa.
Probabilmente si sente come El Cid Campeador, l'eroe spagnolo della lotta antimusulmana nel Medioevo.
Varrebbe la pena di ricordare che la Costituzione tutela la libertà religiosa e che lo sceriffo Genty secondo il nostro ordinamento è un pubblico ufficiale, e in quanto tale ha l'obbligo di applicarla assieme alle leggi ed ai regolamenti (non solo quelli che disciplinano innocue materie come le fiere e i mercati, o comunque quelle che comodano a lui).
La Costituzione della Padania, che sicuramente contemplerebbe ben altre disposizioni, magari il famoso richiamo alle radici cristiane che sta tanto a cuore all'antimoderno Ratzinger, non è ancora in vigore.
Questo significa che dovrebbe attivarsi per dare risposta al bisogno religioso di una parte della comunità. Perchè il punto è proprio questo; gli immigrati, piaccia o no, sono una parte della nostra comunità.
Ci vivono stabilmente, ci lavorano e perciò pagano tasse e contributi come gli italiani, mandano i loro figli nelle nostre scuole.
Ma Gentilini preferisce le tirate xenofobe e le iniziative bellicose, che di questi tempi pagano; fra un pò di mesi a Treviso si vota e l'efficiente esponente della Lega ha deciso di giocare d'anticipo.
D'altra parte è in buona compagnia; a S. Lucia di Piave il sindaco sostiene che nelle classi elementari non si deve andare oltre il 30% di presenza di alunni stranieri, altrimenti la razza padana - italica è destinata al tramonto.
E i figli di chi resta fuori da questo 30% che faranno? Non andranno a scuola? Andranno a ingrossare le fila degli analfabeti - emarginati, che è l'anticamera della criminalità?
Non ci si rende ben conto che tale strategia di esclusione degli stranieri dal nostro tessuto sociale e culturale rappresenta un modo sicuro per spingere molti a carriere alternative, nel mondo criminale o nel radicalismo religioso. Proprio i fenomeni che invece bisogna combattere.
Nessuna persona di buon senso può discutere la necessità di promuovere sicurezza e legalità, che ad esempio passa anche attraverso un controllo delle attività che si svolgono nei gruppi islamici.
Ma per dirla con Francis Fukuyama, "il fallimento europeo nel tentativo di creare una migliore integrazione dei musulmani è una bomba a orologeria che ha già contribuito al terrorismo, che provocherà una più decisa reazione dei gruppi populisti e che può persino minacciare la stessa democrazia europea. La soluzione di tale problema richiede cambiamenti nel comportamento delle minoranze immigrate e dei loro discendenti, ma anche in quello dei membri delle comunità nazionali dominanti".
Dubito che Gentilini e i suoi emuli sappiano chi è Fukuyama; nelle piazze o nelle osterie che frequentano risponderebbero che forse è un domestico filippino o un ristoratore cinese, comunque un rompicojoni.
Siamo ben guidati. Il futuro ci sorride.
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