giovedì 3 gennaio 2008

La monnezza napoletana

Prima o poi il momento del redde rationem, della resa dei conti, arriva.
Il caso della spazzatura che ha travolto Napoli ed altre zone della Campania è l'ennesima figuraccia che l'Italia trasmette in mondovisione, fino a provocare la comprensibile, irritata reazione dell'Unione Europea che dopo un periodo di silenzio ieri ha minacciato sanzioni contro il nostro paese, reo di non applicare le normative europee sulla materia (tanto per cambiare).
Cumuli di spazzatura che tracimano sulle strade, tafferugli fra polizia e dimostranti, burocrati che non sanno più che pesci prendere, incendi notturni che sprigionano diossina. Vedi Napoli e poi muori...dalla puzza.
- Chi si prende la discarica? Io no, prenditela tu. Io? Ma che scherzi? - e via così. Il solito localismo esasperato trionfa. Nessun comune vuole i termovalorizzatori o le discariche, le ecoballe si accumulano fino a formare catene montuose.
E pensare, ironia della sorte, che Napoli esprime addirittura il ministro dell'ambiente, Pecoraro Scanio dei Verdi; e pensare che da 14 anni esiste un commissariato per l'emergenza rifiuti che non ha prodotto alcuna soluzione utile, ma in compenso è gravato non poco sui conti pubblici in termini di costi di struttura.
Anche il cosiddetto "vicerè" Bassolino - Bassolì, da anni alla guida di una regione che ha conquistato la maglia di buco nero d'Italia, è stato commissario per l'emergenza rifiuti e non ha risolto niente. Allargando le braccia nel caratteristico gesto fatalistico della gente del sud, ha denunciato il problema scaricando le colpe sugli altri: i comuni egoisti, la camorra etc...
Circa quindici anni fa la giunta regionale di centrodestra ha lasciato ai suoi successori di centrosinistra un progetto che verteva sulla raccolta dei rifiuti e sulla loro trasformazione in ecoballe che, al termine del ciclo, dovevano essere bruciate nei termovalorizzatori.
Questi ultimi sono stati realizzati solo in parte e comunque a tutt'oggi non funzionano. Di conseguenza è scoppiata la guerra delle discariche, che nel progetto originario dovevano ridursi mentre invece hanno continuato a rimanere aperte riempiendosi all'inverosimile, per la felicità della camorra che ci fa soldi sopra.
Tutto ciò è all'origine dell'ingolfamento che vediamo; l'aspetto più drammatico, o farsesco trattandosi di Napoli, è che la situazione appare senza via d'uscita.
La scorsa estate le proposte più sfacciate, e ovviamente respinte al mittente, erano o di portare la monnezza campana in qualche regione del nord oppure in Romania, che secondo qualcuno doveva assurgere al ruolo di discarica estera dell'Italia.
Il caso della spazzatura di Napoli è emblematico della cancrena forse incurabile che divora la società italiana.
Il fallimento nella gestione della raccolta dei rifiuti in Campania testimonia la resistenza di vecchie logiche affaristiche, dove gli interessi della criminalità organizzata si saldano a quelli della classe politica, il tutto condito dall'inerzia di borbonica memoria della pubblica amministrazione e dalle chiassate indecorose di una popolazione che ha la sua parte di colpe. E' un bell'inizio d'anno per Napoli e l'Italia; buon 2008.
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