mercoledì 29 settembre 2010

In Svizzera i ratt ballano da soli


Tre topastri. Cartelloni ovunque nel Canton Ticino. Un committente misterioso e le elezioni vicine. Ecco la campagna Bala i ratt.
Per la serie come ci vedono gli altri, In Svizzera ci vedono così: ratti subdoli e sguscianti, rosicchiatori del benessere altrui, approfittatori e ladri.
Gli ideatori della campagna ce l'hanno un pò con tutti Unione Europea compresa; alimentare il populismo è sempre utile in pendenza di elezioni.
E' noto poi che la patria degli orologiai e dei mastri cioccolatai ha sempre avuto la puzzetta sotto il naso nei confronti di qualunque non svizzero; come i greci antichi che consideravano barbari (cioè inferiori) tutti i non greci, trattandoli a seconda dei casi con disprezzo o con un sentimento bonario di superiorità o gli inglesi del - tempesta sulla Manica, il continente è isolato.
Ma la visione che hanno di noi a nostra volta sempre più xenofobi è uno schiaffone forse inatteso, soprattutto nel nord animato dalla presunzione della superiorità padana.
Ci insegna impietosamente quanto siamo antipatici oltreconfine e che è veramente tutto relativo.
Difficile dare torto ai nostri civilissimi e benestanti vicini considerando l'immagine scandalosa dell'Italia berlusconiana, che altro non è se non la sublimazione o declinazione in chiave contemporanea dei nostri radicati vizi nazionali.
I mastri cioccolatai però dimenticano una cosa fondamentale.
Buona parte di quella ricchezza  trae origine da un sistema bancario che nel tempo ha offerto protezione ed elevatissimi rendimenti ai soldi di tutti: anche ai quattrini di evasori fiscali, dittatori, boss della malavita, multinazionali senza scrupoli e così via. Il segreto bancario non è mai stato negato a nessuno, senza fare troppe domande. Nemmeno ai nazisti che cercavano di imboscare, durante la guerra, le ricchezze che avevano rubato agli ebrei o ai paesi occupati.
Le blindatissime casseforti di Berna e Zurigo esistevano molto prima dei paradisi fiscali caraibici.
Sono dei bei ratt anche loro, delle vere nutrie che vogliono ballare da sole e non dividere il formaggio con nessun altro.
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martedì 21 settembre 2010

A volte ritornano...Ariecco Walterone!

Matteo Renzi aveva auspicato la rottamazione dei vecchi dirigenti del Centrosinistra; a poche settimane da quell'intervento è stato servito.
Walterone Veltroni è ritornato con un grande rullare di tamburi, è di nuovo in pista.
Dagli anni '70 ad oggi Veltroni c'è sempre stato. Renzi era in fasce (anno 1976) e Veltroni era dirigente della FGCI e consigliere comunale a Roma. Oggi è sindaco di Firenze e Walterone è ancora lì, pronto a dare il suo contributo per il futuro del PD, il partito che resterà (se ci sarà ancora) a quelli della generazione di Renzi.
Ha coalizzato 75 scontenti del partito attorno a un suo documento critico e poi ha scritto una lettera a Repubblica in cui dichiara di non voler sconfessare Bersani, ma anzi di lavorare per l'unità.
Veltroni ha sparigliato le carte con sapiente tempismo,  proprio mentre il nano di Arcore si trova nella situazione più difficile dall'inizio della legislatura e il Centrosinistra dovrebbe dare almeno una minima immagine di compattezza.
Lavorerà dentro il partito ma anche fuori. Arieccolo quindi: evanescente eppure presente, è tornato un grande Zelig della politica italiana, l'unico che riesce con una sottile "philosophia" e la sua oratoria sognante a tenere insieme gli opposti più opposti.
E' senza dubbio alcuno quel messaggio limpido e semplice atto a galvanizzare la base democratica e a farsi comprendere dall'opinione pubblica in cerca di risposte per il dopo Berlusconi, che purtroppo per il Cavalier Fracassa, convinto della sua eternità, si sta avvicinando.
Quando guidava l'opposizione aveva detto - siamo riformisti, non di sinistra - E in effetti con lui il PD era un pò questo e un pò quello, un grande omnibus, un albero dal quale il segretario con grande cura aveva tagliato tutte le radici per la paura di scontentare gli uni e gli altri: cioè qualcosa destinato a cadere rovinosamente com'è successo.
Ma Walterone è così: una volta, interrogato sulla fede ha risposto come la sibilla cumana - credo di non credere.
E' stato l'unico a dire che nonostante la sua appartenenza al PCI, dove si è accomodato su numerose poltrone, non è mai stato comunista.
L'unico a sostenere che nel PCI (dove c'è una lunga storia di processi ed epurazioni) si poteva non essere comunisti e sentirsi liberi, per poi dire in un'altra occasione che invece il comunismo era incompatibile con la libertà.
E l'unico, venendo all'attualità, che dice di essere riuscito a portare il PD al suo massimo di voti alle politiche del 2008, dimenticando le due scoppole prese  subito dopo che lo hanno fatto calare al 24% e lo hanno  forzato a dimettersi: le elezioni a Roma e quelle in Sardegna.
Il Centrosinistra sentiva proprio la mancanza di Veltroni, meno male che è tornato.
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martedì 14 settembre 2010

La scuola è a pezzi, ma per fortuna ci sono i superleghisti di Adro


E meno male che ci sono i leghisti di Adro, guidati dal Supersindaco Lancini; se non ci fossero loro...
Nessuno poteva affrontare lo sfascio del sistema dell'istruzione e le perfide sinistre che vogliono aprire le porte agli immigrati (anche quelle delle nostre case), con la simpatica verve e la creatività di Supersindaco.
Una battaglia si può perdere (il divieto ad alcuni bambini di accedere alla mensa), complice un imprenditore traditore dei padani che ha deciso di saldare i debiti delle famiglie morose, ma la guerra bisogna vincerla.
E Supersindaco ha vinto con l'aiuto della ministra Gelmini, l'altra eroina nordista che con i superpoteri trasmessi dal padre Berlusconi finalmente ha tolto di mezzo il vero problema della scuola italiana: gli insegnanti precari. Zap! Polverizzati!
Ad Adro abbiamo un'anticipazione di ciò che ci aspetta al di qua del Po: una scuola padana tutta verde e piena zeppa del noto simbolo leghista.
Tanto per chiarire che se vuoi vivere al nord devi rispettare il pensiero dominante altrimenti sei fuori, italiano o straniero che tu sia.
Poco importa se oltre il 70% degli abitanti del nord non vota per la Lega: noi siamo i padroni e facciamo come ci pare, questo è il messaggio.
La stellina padana infatti fa capolino ovunque: sui banchi, sugli zerbini, sul tetto. Qualcuno aveva proposto di metterla anche sulle tazze del water ma l'idea è stata bocciata, per un ovvio motivo di rispetto verso il sacro simbolo della religione neoceltica. Lì no che diamine!
La scuola di Adro è stata intitolata al prof. Miglio, teorico del federalismo in salsa leghista che però col Senatur non filava più di tanto, al punto di mandarlo a dar via i ciapp già alla metà degli anni '90.
Pochi se ne ricordano nel paese smemorato che si chiama Italietta, figurarsi la base leghista, ma va bene così.
I figli vanno educati bene fin dalla più tenera età e perciò arriva la scuola ideologica, che comunque conta illustri precedenti: la scuola fascista, dove i busti del Duce e i fasci littori campeggiavano ovunque, o quella della Corea del Nord, decorata con  falce e martello e con i ritratti di Kim Yong Il che sorride sornione agli scolari.
Supersindaco Lancini ha aperto la via, adesso sarà la volta di altri primi cittadini padani, ne siamo convinti.
Magari con il contributo economico di industriali filantropi com'è accaduto ad Adro, quelli che non pagano le tasse e portano i quattrini nei paradisi fiscali non perchè sono degli evasori, ma perchè  poveretti si oppongono come possono all'ingiustizia fiscale romana.
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