mercoledì 26 novembre 2008

Crolla una scuola a Torino, emblema dello sfascio nazionale


Oggi commentavo con mio padre, durante il tiggì, la disgrazia del liceo di Rivoli e ci dicevamo che in Italia va tutto in pezzi. E' una banalità dirlo? Dire che in Italia non funziona niente?
Può darsi, o forse no. E' l'emblema dello sfascio italiano. Riflettiamo mai abbastanza su questo?
In Italia esistono, a quanto dicono, circa 50.000 plessi scolastici. Un bel numero. Di questi, una parte ha urgente bisogno di interventi di ristrutturazione, per scongiurare il rischio che avvengano altre tragedie come quella di Rivoli. Anzi di messa in sicurezza, espressione quanto mai significativa.
In altri casi la situazione non è così drammatica, però troppe sedi non sono a norma; per le uscite di sicurezza, gli impianti elettrici, le misure antincendio, le barriere architettoniche e così via.
Mancando i fondi, o essendo questi disponibili solo dopo molto tempo dallo stanziamento a causa delle pastoie burocratiche, anche altre scuole rischiano di andare lentamente in rovina.
Allora viene fuori che il governo Berlusconi (periodo 2001/2006) aveva stanziato qualche centinaio di milioni di euro per l'edilizia scolastica: che Berlusconi sia un pessimo governante molto abile a far credere il contrario, è fuori discussione per chi conserva un barlume di raziocinio, ma gli va dato atto che lo stanziamento era stato fatto.
Solo che per le lentezze burocratiche di cui sopra questi soldi sono diventati disponibili solo nel 2007, quando era in carica Prodi.
Sarebbe interessante sapere in quali distretti scolastici, da quel momento, sono partiti i lavori: credo che siano ben pochi.
Poi ci si è messa di mezzo l'esigenza di risanare il bilancio, che è la motivazione dei tagli al settore scolastico stabiliti dalla non - riforma Gelmini. A questo punto cosa si intende fare?
Spieghino i politici quanti soldi sono rimasti per evitare che un ragazzino di quindici anni esca al mattino per andare a scuola e i genitori lo vadano a prendere il pomeriggio all'obitorio.
Spieghino i politici se nei 16 mld di euro previsti da Berlusca per le infrastrutture rientrano anche fondi per l'edilizia scolastica, o se verranno realizzate cattedrali nel deserto (leggi ponte sullo stretto) che servono solo a mettere in funzione la mangiatoia degli appalti.
Per radio ho sentito un parlamentare del PDL che ha avuto la sfrontatezza di affermare che gli studenti dovrebbero manifestare per questi problemi.
Grandissimo pezzo di merda, gli studenti sono andati in piazza anche per questo! Sanno bene in quali strutture fatiscenti sono costretti a studiare.
Come sempre il governo che entra in carica accusa quello precedente di non aver fatto quanto era necessario o utile per il paese.
La verità pura e semplice è che tutti, da destra a sinistra, non hanno combinato niente di buono in questi ultimi vent'anni. L'Italia è un cadavere in decomposizione.

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venerdì 21 novembre 2008

In difesa di Villari


Tutti quanti stanno dando addosso a Villari, che con furbizia campana e faccia di bronzo da democristiano doc si ostina a non dimettersi.
Lo stanno attaccando tutti: Veltroni, Berlusconi, Fini, i parlamentari del PD, i giornali, Di Pietro.
Minacce e pressioni per fargli mollare quella maledetta poltrona di Presidente della Vigilanza RAI, lui dice "di inaudita violenza": ma non mi pare che si sia impressionato più di tanto.
Infatti ha dichiarato che un vero democristiano non si dimette mai; però su questo andrebbe corretto, perchè la repulsione alle dimissioni è comune ai politicanti di tutti i partiti.
Resiste l'amico Villari, rimane attaccato con il bostik a quella poltrona fortunosamente conquistata.
E' lì perchè i babbei del PD e dell'Italia dei Valori non si erano resi conto che, insistendo a oltranza su Orlando, alla fine avrebbero spianato la strada a un colpo di mano del Centrodestra.
In fondo ha ragione il Villari, perchè se ne dovrebbe andare? E' stato regolarmente eletto, i suoi tredici voti di sostegno li ha, può operare. Dunque, undici sono del Centrodestra, uno sarà il suo e l'ultimo... Chissà di chi è, sarebbe divertente scoprirlo.
Ad ogni modo perchè dovrebbe dare il buon esempio, dimostrare senso delle istituzioni, che nei nostri politici è del tutto assente? Chi ha il diritto di fare la predica a chi?
Chi è causa del suo male pianga se stesso; il PD ha portato in Parlamento una delle tante banderuole al vento della politica, un girapartiti che naturalmente, alla prima occasione buona, ha tradito un'altra volta.
Dov'è il rinnovamento e lo svecchiamento promesso da Veltroni, se poi ci si ritrova ancora fra i piedi questi caciottari?
O peggio ancora se ci si ritrova sempre fra i piedi inquisiti e condannati, ben rappresentati anche nel nuovo Parlamento (sono una settantina circa).
Villari non è un Belzebù, come non lo è Mastella; entrambi sono semplicemente membri del ceto politico che tutti i giorni ci offre lo spettacolo osceno dei suoi comportamenti.
Anche Casini agita il ditino, però Cuffaro al Senato lo ha candidato. Eppure Pierferdi si permette di criticare.
E' inutile che i politici cerchino di prendere le distanze da Villari; sono fatti della stessa materia prima. Villari è uno di loro.
Ma poi anche se costui è senz'altro un culo di piombo difficile da intimorire, ho il sospetto che resta al suo posto perchè Berlusconi gli ha dato il placet, nonostante abbia pubblicamente deprecato il suo comportamento.
Ora che ha messo alla vigilanza Rai un Presidente docile e ben disposto nei suoi confronti, difficile che sia disposto a rinunciarvi. Il Caimano è uomo di astuzie infinite.

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giovedì 20 novembre 2008

Lasciate morire Eluana


La vicenda di Eluana assume davvero risvolti sempre più incredibili e paradossali; non è bastata una sentenza della Corte di Cassazione, non è bastata la lunga e determinata battaglia di suo padre, un uomo dal comportamento sempre esemplare, che gli imbrattacarte propagandisti dell'Osservatore Romano hanno bollato come assassino.
Non è bastata la volontà della stessa Eluana, espressa quando poteva farlo, prima di quell'incidente maledetto. Niente basta per fermare l'isteria e l'oltranzismo dei pasdaran della vita (ma quale vita?).
Adesso si apre un altro doloroso capitolo, il ricorso alla Corte di Strasburgo, che prolungherà ulteriormente il lento vegetare di una povera ragazza a cui nessuno vuole togliere la vita, ma che in realtà è costretta da troppo tempo in una non-vita, questa sì del tutto innaturale.
L'eutanasia intesa come mera legalizzazione del suicidio non c'entra con il caso di Eluana, con buona pace di chi maliziosamente vuole equivocare sul termine.
E pensare che se quello stesso incidente fosse avvenuto qualche decennio fa, prima della tecnologia che ne consente una sopravvivenza puramente artificiale, Eluana sarebbe morta quasi subito. Su questo non si riflette.
Mi sconcerta l'oltranzismo violento dei cattolici e mi sconcerta la vigliaccheria di molti soggetti coinvolti in questa faccenda.
A cominciare dai politici, dai parlamentari laici che esistono, almeno in teoria, in entrambi gli schieramenti.
Pazienza per quelli che si professano cattolici osservanti, ma che poi in verità sono dei ciavacristi, come si dice in Veneto. Da loro ovviamente non ci si poteva attendere niente di diverso da un allineamento acritico alle posizioni della CEI.
Così è la Seconda Repubblica, dove il premier in carica va in visita da Ratzinger e si inchina a baciargli l'anello.
Così è la Seconda Repubblica dei divorziati come Casini che si ergono a difensori della vita e della famiglia.
Ma gli altri che fine hanno fatto? A parte qualche voce isolata, come Margherita Boniver o i soliti Radicali, si sono chiusi nel mutismo.
Che fine hanno fatto i presunti progressisti del PD? Dal loft arrivano solo le voci della Binetti e di Carra e la loro puzza di sacrestia, mentre L'Obama italiano Veltroni tace.
L'Obama vero, quello americano, in campagna elettorale si era espresso con chiara onestà intellettuale a favore dell'aborto, senza tatticismi motivati dal timore di perdere i voti cristiani.
Vigliacchi loro e vigliacchi i dirigenti delle strutture sanitarie che hanno rifiutato di ricoverare Eluana per il suo ultimo viaggio.
L'ospedale di Udine che era stato contattato dal signor Englaro ha temporeggiato e poi, dopo una telefonata del vescovo, si è tirato indietro.
Sì, conosco certi personaggi e le logiche che li muovono, ma nonostante questo rimango sempre sconcertato...
Perchè nessun laico si permetterebbe di decidere per un altro, per esempio di staccargli forzatamente la cosiddetta spina e perciò non si comprende perchè i cattolici si permettono di decidere per chi non ha la loro opinione, per chi esprime una volontà diversa.
Cercano, loro che ormai sono solo una minoranza in una società sempre più pluriculturale, di imporre la loro catechesi a tutti con la complicità di una classe politica che gli va passivamente a rimorchio, che non è rappresentativa del sentire della gente.
Eluana, mi dispiace per la loro profonda inciviltà.

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venerdì 7 novembre 2008

Berlusconi, l'imbecille sei tu


Berlusconi è senza speranza, è irrecuperabile; d'altra parte mano a mano che si invecchia i difetti peggiorano.
Il nano di Arcore ha una grande vocazione alla gaffe e vi si dedica soprattutto quando va all'estero, quando ha spianati davanti i taccuini e i microfoni dei giornalisti di tutto il pianeta. Uno sputtanamento in mondovisione.
I precedenti vi sono; per esempio anni fa aveva detto che per far assegnare all'Italia la sede dell'agenzia alimentare europea, aveva dovuto fare un'attività di lobbing sotto le coperte con la presidentessa finlandese.
Adesso invece Obama merita i complimenti perchè è bello, giovane e soprattutto abbronzato.
Il nostro beneamato presidente poi si è stupito, e alla fine si è pure incazzato perchè gli si sono rovesciate addosso critiche da ogni angolo.
Nessuno ha capito, sono tutti imbecilli, è uno dei leit motiv che accompagna da sempre la sua vita politica. La sua reazione secondo me merita una piccola analisi.
La carineria di Berlusconi al neoeletto presidente USA è permeata da un certo candore; sono convinto anch'io che Berlusconi non volesse propriamente offenderlo perchè è di colore.
Berlusconi non è un vero razzista; la palma da questo punto di vista va assegnata alla Lega, agli esponenti della nuova onda neofascista, ma non a Berlusconi. E' oggettivamente difficile trovare autentici precedenti razzisti nel libro d'oro delle gaffes berlusconiane.
Il nano di Arcore in campagna elettorale ha cavalcato la questione sicurezza legata agli extracomunitari perchè era uno degli argomenti, anzi l'argomento principe con il quale vincere la contesa.
Considerazioni di natura tattica o legate al marketing politico hanno spinto Berlusconi in questa direzione, senza che tutto sommato abbia calcato la mano più di tanto su certi argomenti.
Sono stati i buzzurri della Lega a vellicare sapientemente le paure del popolo con una campagna aggressiva e isterica sul problema degli stranieri.
Certo nella visione del mondo di Berlusconi i neri in posizioni di responsabilità sono un pò anomali, ma non c'è una vera ideologia razzista.
Lo stupore e poi la rabbia, palesata soprattutto a un giornalista americano che gli chiedeva conto delle sue affermazioni, casomai rivela un altro aspetto della personalità di Berlusconi.
Il Cavalier Fracassa è come il dottor Semenzara del film di Fantozzi, che sfida il povero ragioniere in una memorabile partita a biliardo.
E' un vecchio paron, come si dice dalle mie parti, abituato da sempre ad avere una sua corte adorante, concentrata a seguire i monologhi del leader e pronta a ridere delle battute (divertenti o no) a comando.
A volte perciò non si rende conto che l'uditorio che ha di fronte non è la sua claque, e che la reazione può essere inaspettata.
Come non si rende conto, da uomo con un gusto eccessivo per la battuta, che il destinatario può anche prendersela.
Nello specifico ricordare a Obama il colore della sua pelle, sia pure attraverso un eufemismo, può essere offensivo e Obama si è effettivamente offeso, perchè ha telefonato a tutti i leader dell'occidente tranne Berlusconi.
Si sarà risentito anche per le dichiarazioni di Gasparri, superficiale come non mai, circa la felicità di Al Qaeda per l'esito delle elezioni USA.
Nel Centrodestra è così, a un'affermazione cretina ne segue sempre un'altra, pare che lo facciano apposta.
Di solito è proprio Gasparri, il dichiarazionista a getto continuo, il juke box personale del capo, a svolgere questa funzione.
Obama è un afroamericano, viene da una comunità che ha un problema secolare di integrazione nella società americana.
Si è sempre battuto, prima come operatore sociale e poi come uomo politico, per abbattere le barriere razziali.
Probabilmente avrà sofferto in passato per qualche battutina analoga a quella di Berlusconi, o magari per qualche offesa esplicita tipo sporco negro.
Ecco, qui sta il punto; l'imbecillità di Berlusconi non risiede tanto nel suo supposto razzismo, quanto piuttosto nella sua mancanza di sensibilità.
Più ancora la sua irrimediabile imbecillità consiste nell'incompetenza dimostrata in questa occasione, come capo del governo, massimo responsabile della nostra diplomazia; perchè parlava del nuovo presidente di un paese alleato, per giunta a capo della maggiore potenza mondiale (almeno fino a questo momento).
Ma l'Italia di Berlusconi è fatta così, è un grande bar sport dove le battute di cattivo gusto e le sparate circolano in libertà.
Ieri mattina bevevo il caffè davanti alla tivù, che era sintonizzata su un canale locale dove fanno un talk-show politico.
Arriva una telefonata e una pensionata un pò in difficoltà con la lingua italiana dice che Berlusconi è l'Obama italiano. Naturalmente il caffè mi è andato di traverso.
Dio ci salvi.

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mercoledì 5 novembre 2008

Bravo Obama, ma adesso viene il difficile


Ce l'ha fatta; temevo che certe diffidenze, per non parlare delle pulsioni razziste latenti in alcuni ambienti della società USA, potessero penalizzarlo. Invece ce l'ha fatta. Un trionfo.
I numeri impressionano; Obama sfonda oltre il 51%, conquista alcune roccheforti dei Repubblicani come il Nevada, l'Indiana e la Florida.
Anche l'Ohio e la Pennsylvania, che secondo molti sarebbero stati l'ago della bilancia, hanno detto Obama.
I Democratici si rafforzano nettamente al Senato e questo è un buon auspicio per l'attuazione delle politiche presidenziali.
Molto più limitato invece il successo nelle corse per i governatori degli stati, ovviamente influenzate dal fattore locale: i Democratici strappano un solo governatore agli avversari.
Ai seggi è andato circa l'80% del corpo elettorale, superando il precedente record di affluenza del 66% che risale addirittura al 1908, il che è tutto dire.
Obama ha scatenato un terremoto politico e ha vinto perchè ha saputo interpretare le aspettative più forti della società americana.
Gli americani hanno vinto perchè hanno dimostrato una grande maturità, hanno confermato di essere una democrazia capace di reinventarsi, di rinnovarsi e di sperare ancora nel futuro.
Dall'altra sponda dell'oceano arriva un segnale di vitalità, pare smentita l'opinione secondo cui gli USA sono già spacciati.
Sicuramente si archiviano in modo definitivo, questo possiamo già dirlo, le vecchie catalogazioni e differenziazioni sociali ed etniche.
E' un'anticipazione del futuro dell'Europa, dove prima o poi faranno capolino anche nella vita politica leader e dirigenti figli di immigrati.
Per dirla tutta anche i politicanti di casa nostra, a destra e a sinistra, pensano di aver vinto qualcosa. Mettono il cappello sopra la vittoria di Barack sulla base di temerari parallelismi.
Walterone Veltroni dice che il vento sta cambiando e ne trae una speranza di riscatto politico ed elettorale, proprio come aveva fatto nel caso della vittoria di Zapatero.
Lo Zelig del riformismo italiano non perde un'occasione per affermare di assomigliare a questo o a quello, gli va tutto bene.
La differenza è che mentre i progressisti degli altri paesi, nelle alterne fortune della politica, a volte vincono e restano saldamente al comando, lui come chi lo ha preceduto li ha sempre fatti perdere o li ha portati a governare in alleanze spurie, che non avevano futuro.
Da destra le veline di Berlusconi Bondi e Bonaiuti dicono che Obama assomiglia al Cavaliere. Lui poi, con il suo inarrivabile talento per l'avanspettacolo, rincara la dose dicendo che quando incontrerà Obama gli consiglierà, perchè è più anziano e dunque più saggio, come si governa.
Sono certo che il Presidente neoeletto stia aspettando con impazienza la lectio berlusconica sull'arte del governo.
Ho visto una vignetta con uno scambio di battute, dove il legame fra Berlusconi e Obama si riduceva al fatto che entrambi bevono il caffè e usano il dopobarba. Perfetta.
Come sempre i politici italiani sfruttano le elezioni di altri paesi, in particolare quelle americane, per farsi propaganda.
Penosi e ridicoli. Almeno i leghisti restano coerenti con la loro truce e volgare impostazione razzista, Obama non gli piace.
Il vero insegnamento che la casta dovrebbe trarre dalle elezioni USA, al di là di entusiasmi eccessivi e strumentali, è che in America si fa largo il nuovo, anche anagraficamente parlando, mentre qui il tanfo del vecchiume, la gerontocrazia inetta e corrotta domina, e non si vede la possibilità che sia tolta di mezzo.
Tornando a Obama, e adesso? Adesso per il nuovo Presidente arriva una sfida durissima e qui si vedrà quanto vale.
Il mentecatto texano Bush gli lascia infatti alcune polpette avvelenate; per esempio la disoccupazione di massa, per esempio un pesante deficit dell'erario federale, svuotato da tagli alle tasse irrazionali e iniqui (difatti ne hanno beneficiato solo le elites sociali) e dalla guerra in Iraq.
Per Obama non sarà affatto semplice far quadrare i conti; ha puntato molto sul rilancio delle politiche sociali (nel campo sanitario, dell'istruzione e del sostegno alla disoccupazione), ma di quali risorse potrà realisticamente disporre?
Altro regalino, la crisi delle borse e delle istituzioni finanziarie che hanno obbligato Washington a bloccare centinaia di miliardi di dollari per evitare il crollo del sistema del credito.
A questo proposito bisogna sottolineare, e non mi pare che molti lo abbiano fatto, che cinesi e indiani hanno dato una robusta mano a sostenere tali interventi con acquisti di titoli pubblici americani.
Perciò gli USA sono esposti con le due principali potenze emergenti, che presumibilmente cercheranno di condizionarne la politica.
Sempre grazie ai Repubblicani, Obama si troverà poi a muoversi in quadro di relazioni internazionali molto deteriorato.
E' deteriorato in Medio Oriente, dove vi sono spine nel fianco come l'Afghanistan, l'Iraq, la Palestina e l'Iran, è critico nell'est Europa dove è rinata la tensione con la Russia, a causa del progetto dello scudo spaziale e della guerra estiva in Georgia.
Anche con noi europei i rapporti non sono così idilliaci; il militarismo avventurista di Bush ha creato critiche e malumori, soprattutto nell'opinione pubblica che adesso inizia a chiedersi cosa cambierà nella politica estera americana.
In Africa date le sue origini si spera in un sostegno allo sviluppo più continuo ed energico. Difficile dire cosa farà, ma è inutile attendersi grandi sconvolgimenti.
Questo secondo me è un altro punto fondamentale. Obama è talmente innovativo che ovunque ci si aspetta qualcosa da lui.
L'associazione mentale fra lui e Kennedy è istantanea e senz'altro avrà il suo bel daffare. Comunque vada, per il momento viva Obama.

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