mercoledì 30 aprile 2008

Il macabro culto di Padre Pio

Dopo l'ammissione nel pantheon cattolico del nuovo santo Padre Pio, avvenuta qualche anno fa, da qualche giorno il corpo del frate cappuccino è a disposizione dei fedeli nella chiesa di S. Giovanni Rotondo.
Sono state trasmesse le immagini della fiumana di gente in coda per vedere la salma, rivolgere una preghiera, lasciare un bigliettino d'intercessione, scattare una foto col cellulare, variante tecnologica di un rituale vecchio di secoli. Via uno e sotto un altro. Ressa, molte persone commosse, alcune in lacrime.
Riemerge la religiosità popolare, superstiziosa, dei semplici, che ha bisogno di essere fortificata tramite la vista, il contatto diretto con il corpo del santo di turno.
O con una parte di esso: dalla lingua di Sant'Antonio al sangue di San Gennaro, passando attraverso il commercio truffaldino delle reliquie sbeffeggiato dal Boccaccio nel Decameron o criticato severamente dai riformatori del cinquecento.
E' una materializzazione un pò macabra e grossolana del sentimento religioso. Trovo poco attraente e significativo venerare le spoglie sotto vuoto di un uomo morto quarant'anni fa. Naturalmente chi vuole farlo si accomodi pure.
Meglio sarebbe fermarsi a riflettere su ciò che ha detto e fatto Padre Pio; meglio sarebbe pregare, per chi crede, concentrandosi sull'essenza della fede e lasciando da parte orpelli come il culto di un'immagine o di un corpo, accessori che di per se non significano niente. O si crede o non si crede, è vano cercare la prova fisica della divinità.
Ciò che accade a S. Giovanni Rotondo è semmai un caso esemplare di marketing religioso, in cui la Chiesa eccelle, ed un'occasione per fare affari: la cosa migliore che potesse capitare al paesino della Puglia è stata ospitare per molti anni il frate cappuccino.
Fioriscono i commerci di ricordini, pacchiani come tutti i ricordini; i mercanti sono dentro il tempio ma non c'è più Gesù a scacciarli, ne Padre Pio è in grado di dire cosa pensa di questo business.
San Giovanni Rotondo è stato definitivamente e solennemente incluso nei luoghi simbolo del Cattolicesimo, anche se qualche passaggio della sua storia è tutt'altro che pacifico e mistico.
Durante il Risorgimento un gruppo di patrioti fu linciato dai villici aizzati dai Borboni; dopo la Prima Guerra Mondiale ci furono scontri, provocati dalla vittoria alle amministrative di una lista socialista contro la lista fascista degli Arditi di Cristo, che si chiusero con un bilancio di quattordici vittime. In nome della religione.
Cose vecchie, del passato; oggi resta comunque il trionfo della materialità, la spiritualità ne esce decisamente malconcia.
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venerdì 25 aprile 2008

Il senso del 25 Aprile

Eccoci. Un altro 25 Aprile. Ancora una volta commemoriamo il giorno dell'insurrezione contro i nazifascisti, il giorno della liberazione.
Ancora una volta, mentre il nano di Arcore diserta come sempre l'evento, dal Centrodestra arriva il richiamo a riscoprire la storia, a elaborare valori condivisi e a riconciliarsi superando gli steccati ideologici etc etc... Ma io sono uno di quelli che non si vogliono riconciliare.
Perchè. Il 25 Aprile è il simbolo della rinascita di un paese che era stato oppresso dalla dittatura e travolto dalla guerra. Il 25 Aprile iniziò la fase politica che diede all'Italia la democrazia.
Dall'altra parte, quella con cui bisognerebbe riconciliarsi, c'erano i sostenitori di un'ideologia mostruosa, barbara, che per fortuna è stata sconfitta.
Se si vuole parlare di 25 Aprile, non si può fare a meno di ricordare questo presupposto, questa diversità di posizioni. Nessuna riconciliazione con i fascisti, che in Italia ci sono ancora. A me fanno schifo, li disprezzo.
Naturalmente non si può neanche omettere di ricordare che dentro la Resistenza hanno operato persone e gruppi che si sono posti in contrasto con i valori di quel movimento.
Giampaolo Pansa ne ha parlato e gli va riconosciuto il coraggio di aver toccato un argomento sul quale si è prodotta anche molta retorica, sorvolando o minimizzando i crimini di cui alcuni partigiani si sono macchiati.
Mio padre ricorda che certi partigiani, armi in pugno, intimorivano e rapinavano i contadini. Altri di fede comunista, accecati dall'odio ideologico, hanno torturato e ucciso, talvolta punendo anche innocenti. C'è chi con la Resistenza si è arricchito... E' il fondo oscuro della storia. Le immagini di Piazzale Loreto non sono mai piaciute neanche a me.
Ma la Resistenza non è stata soltanto questo e i comunisti, per quanto numerosi e importanti, ne erano solo una parte.
La Resistenza è stata un fatto, se non di popolo, perlomeno di lotta contro il totalitarismo a cui hanno preso parte cattolici, laici, socialisti, monarchici, militari e gente comune, donne e uomini, vecchi e giovani. Tutte le frange politiche e le categorie sociali dell'Italia di allora.
Con buona pace dei vari Dell'Utri che vorrebbero riscrivere la storia italiana, questo è il senso del 25 Aprile.
Riscoperta e promozione dei valori democratici che vanno sempre innaffiati come le piante, per evitare che si secchino.
Allora ha ragione Beppe Grillo, in un giorno così la sua iniziativa assume un significato ben preciso; oggi è anche il V-Day.
Stamattina sono andato a firmare per i tre referendum. Un'occasione per liberare l'informazione dall'asservimento al potere politico ed economico. Sarà dura riuscirci, ma bisogna provarci.
Lo chiede la democrazia.

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mercoledì 23 aprile 2008

Waterboarding: America stato canaglia?

C'era una volta l'America. Il paese con la costituzione scritta più antica del mondo, il manifesto della libertà contro la tirannide, che ha affermato i diritti dell'uomo anticipando la Rivoluzione Francese.
La costituzione che proclama il diritto degli uomini alla felicità: una delle più belle proclamazioni delle costituzioni moderne.
C'era una volta un paese che ha accolto minoranze etniche, culturali e religiose di ogni tipo, offrendo la possibilità di vivere liberamente e costruire la propria fortuna secondo il principio del merito.
America accogliente con tutti, individui e gruppi vi arrivavano lasciandosi alle spalle, in Europa, discriminazioni e persecuzioni; dava a tutti la possibilità di essere semplicemente americani.
Gli Stati Uniti sono la nazione dei cittadini in uniforme, parafrasando il titolo di un libro, che hanno versato il loro sangue per liberare l'Europa dal Nazifascismo.
Sono il paese del pubblico che deve sapere perchè il diritto d'informazione è sacro, è il presupposto indispensabile della libertà.
E' il paese dove si è compiuto l'esperimento federalista meglio riuscito al mondo, dove i giudici sono custodi rispettati della legalità.
Dove i poteri sono organizzati in maniera complessa e attenta per fare in modo che nessuno prevarichi gli altri, dove è nato l'associazionismo moderno.
Gli Stati Uniti per cinquant'anni sono stati la speranza a cui guardavano i popoli che vivevano sotto il pugno di ferro delle dittature comuniste. E oggi cosa sono?
La scoperta che nelle celle di quella che una volta era la democrazia più avanzata si compiono torture degne dei peggiori regimi totalitari è la pietra tombale sull'immagine americana.
Dopo le cartoline da Abu Ghraib, dopo le rivelazioni sul bombardamento al fosforo con cui sono stati bruciati vivi i civili di Falluja, adesso in rete circola questo video sul waterboarding. Il re è nudo.
Quel che è peggio, Bush ha detto che sapeva dell'utilizzo di questi metodi per far parlare i terroristi ed ha approvato perchè è in corso una guerra da vincere assolutamente.
Il fine giustifica i mezzi, ma se i mezzi sono in contrasto con il fine quest'ultimo che valore ha? E di quali terroristi parliamo, poi?
Dall'inizio della sciagurata e ipocrita guerra irachena ci sono stati sequestri illegali in giro per il mondo (Italia compresa), che hanno colpito l'innocente assieme al colpevole.
Sotto tortura si può arrivare a confessare anche ciò che non si è fatto, gli innocenti che hanno avuto la fortuna di tornare a casa hanno raccontato le sofferenze e le umiliazioni subite.
Il paese che ha avuto la forza democratica di processare Nixon, presidente bugiardo e scorretto, che ha sottoposto a Impeachment Clinton addirittura per una storia di sesso e corna (perchè il presidente non può mai mentire al paese) non ha processato Bush.
Il texano testa vuota, il mentecatto che ha trascinato il suo paese in una guerra che costa ogni giorno morti, scatenata per la bufala che Saddam era il nemico pubblico numero uno, somiglia proprio a Saddam guerrafondaio e torturatore. Qual'è la differenza con gli stati canaglia?
Una volta si diceva che siamo tutti un pò americani, volenti o nolenti. Adesso un pò meno, perlomeno io. Bye bye America.
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lunedì 21 aprile 2008

Il Paraguay cambia colore, sinistra al potere

Il Paraguay ha voltato pagina. La maggioranza alle elezioni dopo ben 60 anni è stata conquistata dal fronte di sinistra della Alianza Patriotica. Non si può certo dire che i paraguayani non ci abbiano pensato bene.
Il Partido Colorado, una piovra che si era ramificata fino a diventare tuttuno con la società in un viluppo inestricabile di relazioni, clientele e corruzione, è andato a casa. Dieci punti di distacco lo separano dagli avversari, è un risultato che parla chiaro.
Il paese cambia colore; si è mosso dal nero paternalista e antidemocratico del Generalisimo Alfredo Stroessner, specialista nella repressione del dissenso e detentore del potere per oltre trent'anni, fino alla deposizione avvenuta nel 1989.
E' passato attraverso il grigio di una transizione democratica che ha visto ancora protagonista il Colorado da cui Stroessner proveniva, una sorta di abnorme Centrodestra in grado di fagocitare e tenere a bada un pò tutto.
Adesso il Paraguay si è convertito al rosso della Alianza Patriotica, guidata dall'ex vescovo ultracinquantenne Lugo.
A nulla sono valsi i tentativi di screditarlo, a nulla è servito mettergli contro come avversario nella corsa alla presidenza una donna, strizzando l'occhiolino al Cile della Bachelet o all'Argentina della moglie di Kirchner per dare l'illusione di un rinnovamento.
Lugo è sospeso a divinis da Santa Romana Chiesa, perchè anni fa ha abbracciato la teologia della liberazione di Boff e ha deciso di scendere in campo per riformare il paese.
Punti cardine della sua proposta politica la moralizzazione della vita pubblica e la riforma agraria, necessaria per mettere fine alla povertà assoluta di gran parte della popolazione.
Non siamo nell'800 ma i problemi sul tappeto, in molti paesi latinoamericani, sono sempre gli stessi.
Il Paraguay è un emblema di quell'arretratezza cronica, di quell'immutabilità, che scrittori come Garcia Marquez hanno raccontato magistralmente.
A questo piccolo luogo marginale della geografia mondiale (chi sa come si chiama la sua capitale?), popolato da bianchi e tribù indie, non manca del resto la possibilità di offrire suggestioni e spunti romanzeschi.
Lo sapeva Emilio Salgari, che vi ambientò uno dei suoi romanzi più efficaci e misconosciuti, Il tesoro del Presidente del Paraguay (1894); il racconto di un'avventurosa fuga in pallone aerostatico, sui cieli dell'Amazzonia fino alle pampas per mettere in salvo il tesoro presidenziale durante la prima guerra del Chaco.
E film di spionaggio o fantapolitica come il celebre I Ragazzi Venuti dal Brasile (1978) si sono ispirati a realtà come il Paraguay: un refugium peccatorum appartato e confortevole, dove per decenni i criminali di guerra nazisti hanno svernato in pace.
Il Paraguay possiede uno degli ecosistemi più grandi e vari dell'America Latina, il Chaco, che è stato oggetto di dispute territoriali fra gli stati dell'area sfociate nelle due devastanti guerre dette appunto del Chaco (1865/1870 e 1932/1935).
Il suo territorio è ricco di risorse naturali: minerali, gas e la più grande riserva d'acqua del Sudamerica (l'acquifero Guaranì), che possono conferirgli un valore strategico superiore al passato e destare appetiti nuovi, suscitare tensioni nuove.
Ma oggi l'aspetto più significativo della "revolucion paraguaia" è il netto spostamento a sinistra dell'asse politico, che lo manda a far compagnia a Venezuela, Ecuador e Bolivia.
E' l'ultimo capitolo dell'onda nuova latinoamericana, un processo di rinnovamento dei ceti dirigenti e di emancipazione dall'influenza statunitense, che proprio sul Paraguay è stata molto netta.
Stroessner fu uno dei più fedeli alleati di Washington e animatore, assieme ad altri governi dell'area e con la benedizione americana, di un sistema di intelligence congiunto per spiare e reprimere i movimenti di sinistra.
Sta adesso al neoeletto dimostrare se intende orientarsi verso il riformismo alla Lula o verso il populismo alla Chavez, se vuole portare il Paraguay verso una democrazia compiuta o in direzione dell'autoritarismo da bulli del generale venezuelano.
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sabato 19 aprile 2008

Il tafazzismo della sinistra

Tafazzi, uno dei massimi simboli comici del masochismo, rappresenta alla perfezione l'atteggiamento più diffuso e tipico della sinistra italiana.
Il tafazzismo dopo il brutto risultato elettorale è ritornato prepotentemente in auge, un pò come il simpatico personaggio televisivo che irrompeva all'improvviso sulla scena martellandosi gli attributi senza misericordia e strillando come un ossesso.
Per dire il vero le prime avvisaglie del ritorno della sindrome tafazziana si potevano scorgere già prima del week-end elettorale.
Bastava leggere l'Amaca del pur sempre ottimo Michele Serra su Repubblica; l'Italia è un paese irrimediabilmente di destra, diceva.
Voterò per il PD con la consapevolezza che molto probabilmente non ce la farà. Perchè l'Italia è un paese cattolico e immobilista, che rimane adagiato dentro i vecchi schemi, dentro il già sperimentato.
Quel moderatismo quietista che una volta era incarnato dalla Democrazia Cristiana ora si riversa su Berlusconi, il quale inoltre è l'alfiere del lato negativo e oscuro della mentalità del paese.
Gli italiani che vogliono continuare a evadere le tasse, ad assumere a nero, che parcheggiano in doppia fila e non rispettano le code alla posta, votano per Berlusconi.
Diciamolo. Nell'elettorato di Centrodestra è presente anche questa componente, che infatti il Cavalier Fracassa ha sempre blandito in modo palese.
Già all'epoca del suo secondo mandato come premier aveva detto, per esempio, che comprendeva gli evasori fiscali.
Una simile affermazione in un'altra democrazia europea sarebbe costata la poltrona o una bella fetta di voti all'incauto dichiarante, ma non nell'anomala democrazia italiana.
Tuttavia l'elettorato di Centrodestra non è ovviamente solo questo ed è indimostrabile la tesi per cui la parte retta del paese vota invece dall'altra parte. Non è così.
L'opinione di Serra è anche quella dei compagni della Sinistra Arcobaleno, di tanti giornalisti e maitre a penser di quell'area politica e culturale.
E si salda al giudizio di Vauro, che nell'ultima puntata di Anno Zero senza tanti giri di parole ha detto che gli italiani votano Berlusconi perchè sono cretini.
Insomma, come era d'uso nel vecchio PCI, o gli italiani non hanno capito perchè sono stupidi o sono in maggioranza disonesti e perciò premiano i disonesti.
E' l'assurda dicotomia partito degli onesti - partito dei disonesti, che trae origine da due elementi: la retorica berlingueriana furbetta e spocchiosa sulla questione morale e la convinzione dei comunisti, nel loro zelo fideistico, di essere i migliori, l'avanguardia depositaria delle risposte giuste per la società.
Se ancora oggi si dice questo, evidentemente dagli anni 70 l'habitus mentale della sinistra non è cambiato.
Si prosegue a guardare la realtà da dietro due fette di salame, arroccandosi in una presuntuosa diversità che finisce per avere solo una funzione consolatoria delle sconfitte.
Per quanto concerne il passato, la Prima Repubblica, a Serra e ad altri come lui bisogna ricordare che il PCI era confinato all'opposizione perchè gli italiani volevano semplicemente rimanere nell'area delle democrazie occidentali.
Chi si è messo dalla parte sbagliata della barricata ha inevitabilmente, puntualmente perso. All'Italia non è mancata la maturità per affidare le sue sorti alla sinistra, è mancata una sinistra matura.
Quel Lib-Lab, la Socialdemocrazia, che in altri paesi è stata chiamata numerose volte (e viene chiamata anche nel presente) ad assumersi responsabilità di governo.
La Spagna è un paese con radici cattoliche tanto quanto l'Italia, e per giunta ha conosciuto oltre trent'anni di dittatura franchista.
Ciò non ha impedito agli spagnoli di premiare il Partito Socialista, da Gonzales negli anni 80 fino al recente trionfo di Zapatero.
Il Partito Socialista italiano invece non è riuscito nell'obiettivo del sorpasso sui comunisti e poi ha fatto harakiri con Tangentopoli.
Per quanto riguarda il presente, il PD ha perso perchè, fra le altre cose, per una quota di elettorato rappresenta ancora una risposta di tipo politicista.
La sfida del PD è allontanare da se quest'immagine e far comprendere bene al paese cos'è (Berlusconi infatti si fa capire benissimo), riprendendo in mano un discorso riformista che da troppo tempo manca come prospettiva politica. Ci riuscirà?
Qui però si innesta una difficoltà supplementare e peculiare dell'Italia: la presenza di Berlusconi, che grazie alla posizione dominante nel mondo dei media e dell'editoria distorce l'informazione e manipola con straordinaria abilità il confronto politico.
Ma chi è causa del suo male pianga se stesso; fra 1996 e 2001, quando Berlusconi era all'opposizione e la Lega era ai ferri corti con il nano di Arcore, i numeri alle Camere permettevano a Prodi di mettere fine a questo strapotere mediatico che ci ha resi una barzelletta mondiale. Perchè non si è fatto nulla?
O è mancato il coraggio oppure Berlusca si è salvato per qualche patto (chiedere a D'Alema). Chi di inciucio ferisce, di Berlusconi perisce. Gli italiani non sono babbei, sono disinformati.
Alzare guaiti al destino avverso, accusare gli elettori, insistere in vecchie parole d'ordine e analisi politico-sociali obsolete come la sinistra radicale, è il più sicuro viatico per future sconfitte. E ulteriori dolorosi martellamenti di zebedei.
Tafazzismo ora e sempre.
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giovedì 17 aprile 2008

Sinistra Arcobaleno: tramonta il sol dell'avvenire?


"Fischia il vento, urla la bufera,
scarpe rotte, eppur bisogna andar,
a conquistare la rossa primavera
dove brilla il sol dell'avvenir"

(canzone partigiana)

Nello stato maggiore della Sinistra Arcobaleno uscita piallata dalle elezioni, è questo il sentimento dominante.
La consapevolezza, dopo il risultato risicato e l'estromissione dal parlamento, che inizia una lunga traversata nella steppa con mezzi di fortuna.
A sentire le dichiarazioni di Diliberto, Migliore e altri, smaltito lo shock la sinistra radicale si rimetterà in cammino per riprendersi i voti perduti e lo spazio politico che le compete.
Un mio conoscente ieri ironizzava con ferocia sul destino di Bertinotti e soci; sono finiti, diceva, una volta usciti dal parlamento non si rientra più. Adesso forse Giordano dovrà trovarsi un lavoro.
Sul web abbondano gli sbeffeggiamenti da parte dei tifosi della parte avversa; guai ai vinti, è sempre così. Soprattutto in Italia dove il fair-play non esiste.
Ma al di là degli eventuali problemi occupazionali di Giordano, Luxuria e Pecoraro Scanio, il risultato della Sinistra Arcobaleno dimostra il suo profondo scollamento rispetto al paese. Se l'analisi della società è obsoleta, i risultati sono conseguenti.
Colpisce semmai l'entità della sconfitta: la formazione di Bertinotti racimola il 3% circa fra Camera e Senato, partendo da una quota vicina al 10. Su un risultato del genere non avrei puntato neanche un cent prima del 13 Aprile.
Interessante l'analisi dei flussi elettorali sul sito de La Repubblica; molto spazio è dedicato alla performance della Sinistra Arcobaleno.
Buona parte dei suoi voti è andata a finire al PD, ma udite udite sembra che una parte sia andata addirittura nel PDL di Berlusca. Se fosse vero, quale la spiegazione?
O gli elettori hanno deciso di punire SA nel modo più crudele, scagliandola tra le fauci del caimano, oppure sono saltati dall'altra parte della barricata. Convertiti a una nuova fede? Chissà.
Comunque gli operai di Mirafiori, quintessenza dell'elettorato potenziale della sinistra radicale, hanno detto qualcosa di significativo nel post elezioni.
SA non li ha tutelati adeguatamente nei due anni di Centrosinistra e poi ... ha votato l'indulto; anche Cipputi dunque sente la legittima preoccupazione per immigrazione e criminalità.
L'immigrazione incontrollata e la microcriminalità, verso cui i compagni di SA hanno un atteggiamento di giustificazione o condiscendenza, in effetti sono più dannose proprio per i ceti più umili. Bertinotti l'ha capito?
Anche l'angoscia per il futuro, fra precarietà crescente, aumento dei prezzi, bassi salari, paura della globalizzazione sembra spingere Cipputi dall'altra parte.
Oppure lo porta fra le braccia di chi si colloca addirittura più a sinistra della compagine di Bertinotti: i compagni di Sinistra Critica e quelli del partito di Ferrando si portano a casa, in totale, circa l'1%.
Non è senz'altro sfuggito ai dirigenti di SA che se quei voti fossero rimasti, a quest'ora sarebbero presenti almeno alla Camera.
Forse gli elettori hanno voluto punirli anche perchè la formazione messa in piedi era un mero cartello elettorale, privo di una reale intenzione di innovare costituendo un nuovo soggetto politico.
Però i compagni confermano di proseguire ostinati non solo in analisi erronee, di sfondo marxista, della realtà, ma anche nella vecchia tendenza della sinistra al frazionamento e al "distinguismo".
Dopo l'abbandono di Turigliatto e Ferrando, che hanno già aperto bottega per conto loro (ovviamente non insieme, ci mancherebbe), Rifondazione fa sapere che alla prossima costituente della sinistra porrà il problema della sua identità.
Diliberto invece annuncia che vuole recuperare il simbolo della falce e martello, una garanzia per il futuro.
Nella gara a dividersi e a dibattersi in surreali contese filosofiche un militante dei Carc (organizzazione accusata di essere vicina alle nuove BR) intercettato pure lui fuori dai cancelli di Mirafiori, diceva che Ferrando è onesto ma non è un vero comunista, perchè si muove dentro la cornice della legalità capitalista.
No, non credo che abbiano capito.
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martedì 15 aprile 2008

Elezioni 2008, il Centrodestra e il fattore B

Les jeux sont fait. Le elezioni politiche, mentre è ancora in svolgimento lo spoglio per le amministrative, hanno dato il loro verdetto, chiaro.
Centrodestra vittorioso e Centrosinistra (in versione light) perdente. Berlusconi è ancora una volta sugli scudi con percentuali pari al 46,8% alla Camera e al 47,3% al Senato. Il distacco rispetto a PD più Italia dei Valori corrisponde a circa l'8%.
Adesso per il Cavalier Fracassa arriva il compito di governare. E sarà un onere pesante. E' stato più parsimonioso rispetto al passato nella tradizionale distribuzione delle promesse, ha dimostrato un'inusuale cautela, speculare a quella di Veltroni; comunque la coperta finanziaria è probabilmente troppo corta per fare anche quel poco di cui si è parlato.
Eravamo malmessi prima del 13 Aprile, continueremo a esserlo dopo. La crescita infatti è azzerata, per via delle debolezze storiche della nostra economia e della congiuntura internazionale.
L'equilibrio dei conti pubblici resta precario, perchè in circa quindici anni, da che è nata la seconda repubblica, tutti i partiti non sono stati in grado di eliminare le cause strutturali, le tare ereditarie che bloccano la modernizzazione: evasione fiscale record (pari a circa 100 mld di euro l'anno), spesa pubblica irrazionale e sprecona, costi eccessivi dell'apparato politico - amministrativo più propriamente detto casta.
Almunia della UE, nel commentare l'esito delle elezioni 2008, oggi si augurava che il nuovo governo continui l'opera di risanamento dei conti.
Più che un auspicio un avvertimento sottotraccia per Berlusconi, che nei cinque anni di governo precedente è stato, a causa della finanza allegramente creativa di Tremonti, come un alunno continuamente rimandato agli esami di riparazione.
Sarà pure che l'uomo di Arcore si presenta con una veste nuova, con un'immagine più sobria e responsabile, ma conoscendolo non c'è da ben sperare. Il fiume risponde alla sorgente, sempre. E in questo fìume nuota il caimano.
Ma gli italiani lo hanno voluto e se lo terranno; anche se farà pagare alla collettività il sostentamento di Alitalia o di Malpensa, le sanzioni europee per la mancata riforma della legge Gasparri (300.000 euro al giorno, fino a che l'abuso non verrà sanato), il ponte sullo Stretto di Messina (se si farà come ha detto) e così via.
Ha i numeri necessari in parlamento; tuttavia, che questi siano sufficienti non è affatto scontato. Sempre i numeri (che non mentono) dicono che il PDL da solo non avrebbe vinto alcunchè, risultando poco più grande del PD come massa critica di consensi (cioè 37,4 % contro il 33,2%).
Per inciso la somma dei voti di Forza Italia e AN nel 2006 è superiore a quelli del PDL: Berlusconi non sfonda più, è fermo al suo limite massimo di espansione.
L'elemento veramente decisivo è stato il fattore B: Bossi. La Lega raddoppia i voti, portandosi all'8%. E presenterà il conto.
Chiederà una serie di riforme costituzionali e legislative per avviare il federalismo e pertanto entrerà in conflitto con le componenti del PDL che, vuoi per convinzione politica (ammesso che in Italia esista ancora questo sentimento), vuoi per radicamento elettorale, il federalismo non lo gradiscono.
Berlusconi è maestro nel mediare e tenere insieme forze diverse, ha sempre concesso qualcosa a tutti i suoi compagni di merenda, vediamo se in futuro ci riuscirà ancora.
La Lega esprime sempre più l'insofferenza e il distacco di una parte del paese verso il centro, come postavo tempo fa. I voti alla Lega restano patrimonio suo, sono un'ipoteca per la tenuta del Centrodestra su cui non scherzare.
E questo disagio trasversalmente percorre tutta l'Italia: l'astensionismo aumenta come aumentano i voti del partito di Di Pietro, autore di una bella performance elettorale motivata dalla richiesta crescente di legalità. I partiti meditino, se hanno voglia di farlo.
Finora nella loro bronzea imperturbabilità non l'hanno fatto, visto che nelle liste (non solo quelle del PDL) erano presenti diversi inquisiti e condannati per illeciti di varia natura. Totò Cuffaro andrà al Senato.
Quanto al PD, credere che ce la potesse fare come suggerito a più riprese da Scalfari su Repubblica, era illusorio.
Ma Veltroni ha fallito lo stesso perchè l'obiettivo reale a cui puntava era, se non il pareggio, perlomeno portare il suo partito oltre il 35%. Il risultato è onorevole, ma senz'altro nel loft è considerato non soddisfacente.
Giudizio sospeso, in attesa che il Partito Democratico prenda un'identità e faccia capire al paese cos'è il riformismo di cui parla.
Una piccola nota di speranza; gli elettori hanno dimostrato più maturità degli eletti, spariscono i partitini e si semplifica il quadro politico. Di fatto, sono loro ad aver dato un bel contributo alla riforma della politica.
Come spesso accade nella nostra Italiotta le novità autentiche arrivano più dal basso che dall'alto.
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mercoledì 9 aprile 2008

La storia secondo dell'Utri

Dunque la storia è da riscrivere. Parola di Marcello dell'Utri, uno dei colonnelli più influenti e fidati dell'impero economico - politico di Berlusconi.
Il collezionista di libri siciliano, tenendo fede alla sua vecchia passione, nell'intervista a Klaus Condicio dell'opinionista Klaus Davi, promette che in caso di vittoria del PDL alle elezioni i testi di storia saranno riscritti, per far emergere la verità manipolata dalla propaganda della Resistenza.
Ritorna l'attacco all'egemonia culturale della sinistra, che ha nascosto fatti e circostanze scomode sul passato dell'Italia.
Riscrivere i libri di storia è la parola d'ordine, visto che le scuole di ogni grado, le TV, i giornali (anche quelli berlusconiani? Ma sì anche quelli) e le case editrici sono in mano al nemico: i comunisti.
Riprende la polemica fracassona, bizzarra e spompata sul Comunismo; nonostante sia crollato quasi ovunque da circa vent'anni, Berlusconi e i suoi lo vedono incombere sull'Italia, come funesta promessa di future stragi e di distruzione della libertà.
Va avanti la fase circense della campagna elettorale, a poca distanza dalla sua fine tanto desiderata dagli italiani, come postavo giorni addietro.
Le esternazioni dellutriane giocano di sponda con quelle berlusconiane circa il pericolo di brogli e le schede elettorali concepite ad arte per far sbagliare gli elettori.
Naturalmente a tutto vantaggio della controparte, dipinta ancora una volta, con il pennello intinto nell'odio, non come avversario ma come nemico da distruggere.
Paradossalmente il cavaliere sfasciacarrozze ha imparto molto bene a utilizzare lo stesso armamentario verbale, la stessa tattica di denigrazione morale dell'avversario in cui il comunismo eccelleva, dall'URSS di Stalin alla Cina di Mao.
E rincara la dose. Se il PDL vince Napolitano dovrà lasciare: occupazione totale delle istituzioni come insegna il Leninismo.
Se Il PDL vince i pubblici ministeri saranno sottoposti a perizie psichiatriche: come hanno insegnato il KGB e la Stasi, che rinchiudevano i dissidenti nei manicomi.
A questo punto siamo oltre la fase circense, passa la voglia di ridere e vien da pensare che nonostante i partiti, chi più chi meno, facciano tutti schifo, forse è meglio andare a votare.
Ma tornando a Dell'Utri, condannato a nove anni per concorso in associazione mafiosa e a due anni per false fatturazioni e frode fiscale, lui, sublime faccia di tolla, la storia ha già iniziato a riscriverla senza aspettare la troika di storici del Centrodestra.
Mangano, il boss mafioso defunto che si nascondeva nella villa di Berlusconi ad Arcore, è un eroe perchè non ha assecondato i magistrati che volevano coinvolgere lui e il suo capo nelle loro inchieste.
Il sublime riprende la difesa d'ufficio dei mafiosi cominciata anni fa, quando disse che Luciano Liggio aveva ragione ad attaccare l'antimafia e i pentiti; si collega idealmente a Totò Riina, che nell'aula di tribunale di Palermo disse che i pentiti erano calunniatori che andavano a braccetto dei comunisti e di Caselli.
Non riusciremo mai a sapere, dato che viviamo nel paese degli insabbiamenti e delle prescrizioni che tagliano i processi, se il collegamento di Dell'Utri con Riina era anche un rapporto d'affari concreto.
Nell'abbecedario del Centrodestra, i capi della mafia diventano cittadini ingiustamente infangati e manipolati dalle toghe rosse che bramano di incarcerare Berlusconi e i suoi. E la Resistenza?
Magari verrà descritta come un movimento monopolizzato dai comunisti, che ha fatto più male che bene; e magari in una successiva edizione si scriverà che i fascisti di Salò e i tedeschi erano campioni della libertà, che hanno combattuto eroicamente contro il Comunismo. Eroi loro, eroe Mangano.
L'obiettivo è prendere i voti dei neri e quelli controllati dalle cosche? Sì, viene la tentazione di andare a votare.
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lunedì 7 aprile 2008

Olimpiadi, un'immagine vale più delle parole

Credo che quest'immagine sarà una di quelle che più caratterizzeranno le Olimpiadi del 2008. Ogni evento oggi viene simboleggiato da uno scatto fotografico o da una sequenza filmata in particolare. Questa sarà una delle immagini che rappresenteranno le Olimpiadi cinesi.
Come accadde per la primavera di Pechino dell'89, rimasta impressa nella memoria collettiva grazie alla foto del civile che si mette di fronte al carro armato per fermarlo.
Un piccolo, coraggioso e inerme cittadino bloccava la strada al mostro d'acciaio, sguinzagliato per le strade da una dittatura che aveva paura della gente, che schiacciò con le uccisioni e il terrore la protesta democratica.
A quasi vent'anni di distanza dai fatti di Tienammen le immagini tornano a perseguitare il potere cinese, a guastare la festa di Hun Jin Tao e della sua corte. Qualcuno nel coro ha steccato, il trombone suona sfiatato. Era ora.
Questa foto smaschera la falsità del regime; dietro la modernità, dietro l'immagine della Cina Felix proiettata a essere la principale potenza economica del XXI secolo, si nasconde la totale negazione dei diritti umani.
E si nasconde, o meglio si nascondeva fino a ieri, il dominio imperialistico sulla nazione tibetana, che per lingua, storia e cultura sta alla Cina come la Germania sta alla Spagna, o all'Africa nera.
Il Tibet è occupato illegittimamente dal 1950; ben prima che i militari sparassero sulla folla, solo con l'immigrazione di milioni di cinesi incentivata dal governo, ha subito uno stupro di massa.
E' nuda la fandonia sulla liberazione del Tibet dall'arretratezza, che il partito comunista ha propalato per cinquant'anni ai suoi sudditi; i quali candidamente (e si può capire) si stanno chiedendo come mai l'Occidente protesta. Loro non sanno, pure loro sono vittime: della propaganda.
Dispiace che ne faccia le spese la fiaccola olimpica, che richiama ben altri valori. Ma era inevitabile.
Così dopo Londra i tedofori sono sotto assedio a Parigi; la fiaccola viene messa al sicuro su un pullman, viene isolata dalla folla da un cordone di agenti.
Sono i poliziotti di quei governi che per pavidità e calcolo economico finora non hanno preso una posizione netta sul problema tibetano.
Almeno il CIO, con l'invito di oggi ad avviare il dialogo con il popolo tibetano, si è svegliato dal letargo.
I governi si adeguano alla corrente, la gente o almeno una parte della gente no. La protesta sale dal basso.
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6 Aprile 2008: Beppe Grillo a Treviso


Piazzale Burchiellati affollato, ieri, per la manifestazione indetta dai Grillini di Treviso a cui ha partecipato Beppe Grillo.
Aprile dolce dormire, si dice; chissà se la sonnacchiosa Treviso prossima al voto avrà ricevuto uno scrollone?
Treviso, come tutta l'Italia cullata da una campagna elettorale surreale e soporifera ha bisogno di uno scrollone, è fuor di dubbio.
Va bene, dopo ieri non avremo il rovesciamento degli assetti di potere, il duo Gobbo - Gentilini sarà senz'altro riconfermato.
Ma forse c' è stata una piccola scossa tellurica. La prima di una serie?
Se non altro si è iniziato a parlare dei problemi in maniera nuova, cioè libera. Ci si è messi di traverso alla partitocrazia, sono state fatte alcune proposte innovative.
Beppe giustamente ha fatto notare, al di fuori delle illusioni, che a Treviso basterebbe eleggere uno dei candidati della lista.
Sarebbe un virus, il granellino di polvere che fa saltare l'ingranaggio; una voce libera nelle istituzioni, capace di fare controinformazione e mettere a nudo contraddizioni e malefatte del potere.
Un Beppe mattatore come da tradizione, però sul palco sono intervenuti altri personaggi che finalmente hanno detto qualcosa d'interessante, soprattutto sul tema dell'ambiente e del risparmio energetico.
Argomenti di cui la politica tradizionale ha una visione quantomai vaga. E sui quali per questo vengono fatte proposte vecchie e discutibili.
Basta pensare all'inceneritore (causa di rischi alla salute?) che Unindustria vorrebbe piazzare alle porte della città, che come tutti gli inceneritori viene finanziato con i soldi delle bollette pagate dai cittadini.
All'inquinamento elettromagnetico, in una città irta di orribili antenne svettanti tipo base lunare, che a uno dei Grillini trevigiani è già valso una minaccia di querela.
Il solito randello legale mostrato per convincere a tacere chi sostiene tesi scomode. Il nostro amico porta le stimmate.
Ultimo tema, la tolleranza e l'apertura, in una città che è diventata famosa per le crude e grossolane sparate del prosindaco Genty contro gay e immigrati. Treviso non è solo Gentilini o chi la pensa come lui.
C'è anche un'altra Treviso, che ieri si è ritrovata per respirare un pò d'aria fresca e pulita.
Prossimo appuntamento, il V Day del 25 Aprile.
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giovedì 3 aprile 2008

No alla censura per Nazirock


Forza Nuova ha diffidato le sale cinematografiche dal trasmettere il film Nazirock, realizzato dal giornalista Claudio Lazzaro.
Il tema è un viaggio nel mondo del Neofascismo italiano, che è un fenomeno in preoccupante crescita.
Il movimento di estrema destra, come racconta La Repubblica, sostiene che il documentario riporterebbe frasi, immagini e ricostruzioni diffamatorie.
I neofascisti lamentano un tentativo di danneggiare la loro immagine a ridosso delle elezioni. Quale immagine? Per l'appunto quella che emerge fedelmente dal documentario.
Ovvero di un movimento che rivendica la sua appartenenza a una delle due mostruosità ideologiche del XX secolo. Il regista ha semplicemente visto, filmato e raccontato.
Tutto vero e del resto tutto noto, ma ogni tanto è importante fare un ripasso, per mantenere alta la guardia contro i tentativi di far risorgere questa aberrazione della storia.
Forse ciò che più da fastidio è la tesi di fondo del lavoro di Lazzaro: la destra fascista va sdoganata, serve per guadagnare quei voti in più utili a vincere le elezioni. I voti, come il denaro, non puzzano mai.
E forse da fastidio anche un'altra tesi del giornalista, che l'ignoranza di molti ragazzi è stata manipolata da cattivi maestri. I teorici e i candidati alle elezini che vogliono distorcere la verità storica.
I nostalgici di Mussolini e Hitler non hanno però spiegato cosa accadrà se qualche cinema contravverrà alla diffida: adiranno le vie legali o faranno come i loro predecessori, che bruciavano le sedi della camera del lavoro, le biblioteche o picchiavano la gente per strada?
Vale la pena di comprare Nazirock e diffonderlo.
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Elezioni 2008: Il crepuscolo del bel paese


Una legge elettorale antidemocratica fatta su misura per la partitocrazia, un dibattito surreale, basato su confronti a distanza fra i candidati, in particolare i leader dei due schieramenti principali, che si sgambettano a vicenda: non si presentano alle trasmissioni televisive o vi intervengono dopo l'avversario.
Nessun faccia a faccia quindi, nessuna intervista seria. I tiggì e i salotti mediatici sono diventati il palcoscenico per comizi senza contraddittorio.
Episodi farseschi, come quello che ha visto protagonista una delle Democrazie Cristiane, quella di Pizza; prima esclusa dalla competizione, poi riammessa. Il solito garbuglio giudiziario e costituzionale.
Infatti per mantenere la suspence, il nostro dice che non ha ancora deciso se anteporre agli interessi del suo partito a quelli del paese.
Andranno a monte o no le elezioni? Mentre si valuta se ristampare o no le schede, che fare con gli espatriati che hanno già votato, ad esempio i militari? Non siamo neanche più capaci di organizzarle, le elezioni.
La par condicio non viene rispettata; Berlusconi l'ha definita una legge idiota, da abrogare. Perchè scomodarsi visto che direttori di rete e conduttori non la rispettano? Visto che l'Authority delle Comunicazioni ammonisce ma non sanziona, come invece dovrebbe fare?
E poi le promesse ... Quella veltroniana di eliminare 5000 leggi (come ?), quella berlusconiana di alzare le pensioni (come ???).
Mentre la casta dei mandarini di Roma porta avanti il suo gioco di ruolo Alitalia è prossima al commissariamento: Air France si è ritirata dalle trattative.
Tutti quanti, sindacati compresi, ci hanno messo del loro per ottenere questo risultato; se Alitalia fallirà e verrà ricostituita, Pantalone pagherà il conto con le tasse come da tradizione italiota; a meno che Berlusconi, dopo essersi esposto con la sparata della cordata patriottica, non riesca in un coup de theatre oggettivamente difficile e improbabile.
Mentre i partiti imperversano con la sagra del grottesco, centinaia di migliaia di famiglie sono in difficoltà con le rate del mutuo, l'inflazione è al 3,3 %, gli ordinativi dell'industria calano ancora. Diminuiscono le vendite di auto (dati del mese di Marzo): di solito è il segnale di una recessione in arrivo.
Continuano gli incidenti mortali sul lavoro, a dimostrazione che siamo la Cina d'Europa; i precari sono sempre più precari, anche se Berlusca dice che è un falso problema, i ricchi portano a pascolare i loro soldi nei paradisi fiscali, in attesa del prossimo condono tombale (anche se come sempre dicono che non si farà più). A che pro andare a votare?
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