mercoledì 19 marzo 2008

Sinistra critica: il comunismo colpisce ancora

La Sinistra e l'Arcobaleno a cui hanno aderito Rifondazione e i comunisti di Diliberto ha rinunciato alla falce e martello.
Ma il simbolo dei proletari è stato prontamente recuperato da Sinistra Critica, il movimento di Turigliatto uscito proprio da Rifondazione, come si può vedere nel suo sito (peraltro ben fatto).
Quindi, all'elettorato che si appresta ad andare ai seggi il 13/14 Aprile con scarso entusiasmo non mancherà la più ampia possibilità di scelta. Dopo i fascisti della destra di Storace ci saranno anche i comunisti. Tutto nel segno della novità.
Da una parte gli eredi della tradizione mussoliniana, del ventennio che per l'Italia ha significato l'eclissi della libertà e la partecipazione alla seconda guerra mondiale al fianco di Hitler, da cui il paese è uscito in pezzi.
Dall'altra gli eredi del Marxismo - Leninismo, all'origine del totalitarismo disumano che dagli anni venti fino alla fine degli anni ottanta ha oppresso molti paesi in ogni parte del mondo.
Due ideologie affini nonostante si siano combattute ferocemente, per le prassi concrete a cui hanno dato luogo.
Le ideologie che hanno segnato il secolo breve di cui parla lo storico Hobsbawm, il secolo più violento di tutti.
I promotori di Sinistra Critica fra cui spiccano il senatore del no Turigliatto e la candidata a premier D'Angeli (novella Rosa Luxemburg), non saranno di certo sostenitori del Bolscevismo: e penso che avrebbero parole di fuoco per commentare il lugubre periodo dello Stalinismo.
D'altra parte, già negli anni 60/70 la sinistra estrema europea aveva avviato una parziale revisione critica del suo rapporto con il blocco comunista.
Ma fa comunque specie vedere quel simbolo, sapendo cosa si cela dietro. Non solo la lotta per l'emancipazione dei lavoratori e degli sfruttati, ma anche le dittature che lo hanno utilizzato come distintivo.
E gli eversori, anche e soprattutto in Italia, che vi si sono riconosciuti e in suo nome hanno ammazzato. E' un simbolo bifronte.
Comunque, leggendo il programma di Sinistra Critica, si nota la vecchia tendenza dei comunisti a proporre il modello dello stato dirigista e occupatore.
Un salario minimo imposto per legge, anche a chi non lavora, la rinazionalizzazione di comparti come le autostrade e la telefonia, il diritto allo studio gratuito, il ritorno a un sistema pensionistico interamente pubblico, i servizi pubblici gratis e partecipati dai lavoratori (in che modo?).
Si nota la volontà di tassare i ricchi e le imprese, che ricorda la lotta ai kulaki nell'Urss degli anni venti, con qualche involontario sconfinamento nel comico, come per la proposta di destinare i militari opportunamente riconvertiti (forse tramite un corso di rieducazione in appositi campi) a compiti ispettivi nelle aziende e nei cantieri. Con la licenza di fucilare i trasgressori?
E ci sono passaggi bizzarri, come la proposta di garantire la libertà totale di circolazione dei/delle migranti (cito testualmente, notare la finezza femminista molto politically correct).
Cosa questa che presupporrebbe l'abolizione dei confini nazionali, che per ora è ovviamente improponibile. Chissà nel 2150.
E' un programma tutto incentrato sull'esigenza di redistribuire la ricchezza, colpendo lauti profitti, patrimoni e beni di lusso cosicchè anche i ricchi finalmente piangano, visto che Bertinotti non ci è riuscito.
Non viene però spiegato in modo convincente come finanziare molte lodevoli iniziative, ne come fare per incentivare la produttività delle imprese, che generando valore generano anche occupazione e magari, con gli opportuni interventi di politica pubblica, possono anche generare salari più alti.
Ma Sinistra Critica non ci pensa; essendo dichiaratamente anticapitalista l'impresa è un nemico da colpire, anche perchè fra le altre cose produce "imballaggi eccessivi" e consuma troppa acqua (se la prendono anche con l'agricoltura).
Quindi dagli specialisti del niet un bel niet all'economia di mercato, in nome di vecchie concezioni dure a morire.
Il sospetto che l'economia di mercato e uno stato che ne corregge gli effetti negativi possano coesistere, che la libera iniziativa economica possa coesistere con i diritti di chi lavora non li sfiora.
Queste per ora sono le intenzioni; l'abolizione della proprietà privata e la collettivizzazione dei mezzi di produzione sono rimandate a future campagne elettorali.
Dulcis in fundo, si propone la rotazione delle cariche pubbliche (ovvero?). Raccomandati per chi vuole esprimere un voto naif.
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao, il fascismo e lo stalinismo hanno fatto dei bei "guai", ma tu dimentichi che anche il capitalismo ha fatto dei bei guai. Tipo i milioni di morti della prima guerra mondiale. Tipo le tante altre guerre sponsorizzate da lontano per il controllo di materie prime o zone strategiche. Inoltre ci sarebbe una crisi ambientale determinata proprio da questo modello di sviluppo.
Insomma, fascismo e burocrazie totalitarie non ne vogliamo mai più, ma forse farsi venire qualche dubbio in più su quello che c'è adesso non farebbe male. Ciao.

Zadig ha detto...

Sì è vero, il capitalismo ha fatto dei bei guai. Va bene che ogni tanto qualcuno lo ricordi.
Tranquillo, i dubbi su quello che c'è adesso li ho, eccome, e la cosa che mi preoccupa maggiormente è che non vedo all'orizzonte ricette utilizzabili.