domenica 16 marzo 2008

Gli Who, volto romantico del rock

Gli Who: quante cose ci sarebbero da dire, c'è materia per un libro. E' il destino che accomuna le leggende della musica.
Gli Who hanno collezionato i dischi d'oro e i premi come se fossero figurine, sono stati citati come influenza determinante, nell'arco di oltre quarant'anni di carriera, da tanti nomi che contano (fra gli altri Clash, Pearl Jam, Green Day, Ramones, White Stripes).
Sono stati i portabandiera degli anni 60, contribuendo a caratterizzarne la controcultura giovanile. Presenti a tutti i momenti fondamentali, come Woodstock o il festival dell'isola di Wight.
Hanno continuato a essere un gruppo di successo per tutti i 70 e a godere di una devozione intergenerazionale che arriva fino a oggi, passando indenni in mezzo alle mode.
Gli Who come parte (assieme a Beatles e Rolling Stones) della trimurti da cui è scaturito il pop in senso lato. A mio parere, i migliori fra i tre.
Per la storia, si può leggere l'ottima scheda di Wikipedia o dare un'occhiata al sito ufficiale della band.
Gli Who sono il volto romantico del rock, come può esserlo ad esempio Bruce Springsteen che tuttavia appartiene a un altro paese e un'altra generazione.
Le canzoni, gli atteggiamenti pubblici e le scelte personali dei quattro britannici sono il manifesto dei giovani ribelli che si giocano tutto, coerentemente, in prima persona.
Roger Daltrey e soci hanno tradotto in musica e songwriting il senso di esclusione e di rivolta che iniziava contro la società, come nei primi singoli di successo della band, Can't Explain e My Generation. Gli uomini giusti al momento giusto, potremmo dire.
Era una rivolta a tratti scomposta e priva di obiettivi, concretizzata nel movimento londinese dei Mods che li aveva eletti a leader.
Romantici dunque perchè pronti al rifiuto, alla lotta senza compromessi combattuta con chitarra e penna, come recita il titolo di una loro canzone "tarda" (the Guitar And The Pen - album Who Are You, 1978).
Per questo vengono considerati gli anticipatori del punk; ma non si sono limitati a esprimere ingenuamente delle semplici pulsioni.
Gli Who hanno esplorato la sfera dei sentimenti, hanno ricercato la genuinità e la purezza, hanno criticato con intelligente ironia la politica, la società omologante dei consumi di massa, come nello splendido The Who Sell out. Un album attuale oggi più che mai.
E hanno raccontato con rara efficacia il sofferto cammino dell'adolescente verso la maturità nell'immaginifico Tommy, che è prima di tutto un racconto interiore del chitarrista Pete Townshend.
Gli Who allora come archetipo del mondo rock, e questo anche sul piano stilistico. Il loro sound prende le mosse dal rock americano, nonostante i Mods combattessero nelle strade una guerra senza quartiere contro i Rockers proprio perchè questi ultimi restavano fedeli agli idoli della prima ora (Elvis, Eddie Cochran, Gene Vincent etc...).
La seconda ascendenza è il Rhytm and Blues in quegli anni in ascesa; entrambi vengono fusi in una miscela dura e nervosa, con la chitarra distorta di Townshend a dominare prima di essere immancabilmente fracassata sul palco; gesto assai scandaloso per i tempi.
Ma è un sound che con gli anni si fa più studiato e articolato; nasce l'Opera Rock, il Concept Album che racconta di canzone in canzone un'unica storia.
Dopo Tommy e The Who Sell Out è un'idea che trova l'apoteosi con lo spettacolare Quadrophenia (1973), rievocazione nostalgica della Swinging London dei Mods (da cui sarà tratto l'omonimo film con Sting), a dimostrare la grande maturità tecnica e compositiva ormai raggiunta dal gruppo.
Dopo la morte del batterista Keith Moon (1978) il vecchio incantesimo perde a poco a poco vigore; gli Who vanno avanti fino a It's Hard (1982) e poi, proprio perchè è dura, si sciolgono.
Iniziano nuove storie, in particolare per Townshend animatore di svariate iniziative musicali e teatrali.
Gli Who però tornano in scena per tour e concerti celebrativi o benefici; da segnalare le serate alla Royal Albert Hall (dove i nostri maestri sono accompagnati da Noel Gallagher, Eddie Vedder e altri) documentate, per chi lo trova, nel triplo cd pubblicato nel 2003.
Del 2006 è invece il primo album in studio dai tempi di It's Hard: Endless Wire, che racconta come Daltrey e Townshend (a questo punto orfani anche di John Entwistle, morto nel 2002) vedono il mondo di oggi con le sue meraviglie tecnologiche (ma sono tali davvero?).
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