martedì 21 settembre 2010

A volte ritornano...Ariecco Walterone!

Matteo Renzi aveva auspicato la rottamazione dei vecchi dirigenti del Centrosinistra; a poche settimane da quell'intervento è stato servito.
Walterone Veltroni è ritornato con un grande rullare di tamburi, è di nuovo in pista.
Dagli anni '70 ad oggi Veltroni c'è sempre stato. Renzi era in fasce (anno 1976) e Veltroni era dirigente della FGCI e consigliere comunale a Roma. Oggi è sindaco di Firenze e Walterone è ancora lì, pronto a dare il suo contributo per il futuro del PD, il partito che resterà (se ci sarà ancora) a quelli della generazione di Renzi.
Ha coalizzato 75 scontenti del partito attorno a un suo documento critico e poi ha scritto una lettera a Repubblica in cui dichiara di non voler sconfessare Bersani, ma anzi di lavorare per l'unità.
Veltroni ha sparigliato le carte con sapiente tempismo,  proprio mentre il nano di Arcore si trova nella situazione più difficile dall'inizio della legislatura e il Centrosinistra dovrebbe dare almeno una minima immagine di compattezza.
Lavorerà dentro il partito ma anche fuori. Arieccolo quindi: evanescente eppure presente, è tornato un grande Zelig della politica italiana, l'unico che riesce con una sottile "philosophia" e la sua oratoria sognante a tenere insieme gli opposti più opposti.
E' senza dubbio alcuno quel messaggio limpido e semplice atto a galvanizzare la base democratica e a farsi comprendere dall'opinione pubblica in cerca di risposte per il dopo Berlusconi, che purtroppo per il Cavalier Fracassa, convinto della sua eternità, si sta avvicinando.
Quando guidava l'opposizione aveva detto - siamo riformisti, non di sinistra - E in effetti con lui il PD era un pò questo e un pò quello, un grande omnibus, un albero dal quale il segretario con grande cura aveva tagliato tutte le radici per la paura di scontentare gli uni e gli altri: cioè qualcosa destinato a cadere rovinosamente com'è successo.
Ma Walterone è così: una volta, interrogato sulla fede ha risposto come la sibilla cumana - credo di non credere.
E' stato l'unico a dire che nonostante la sua appartenenza al PCI, dove si è accomodato su numerose poltrone, non è mai stato comunista.
L'unico a sostenere che nel PCI (dove c'è una lunga storia di processi ed epurazioni) si poteva non essere comunisti e sentirsi liberi, per poi dire in un'altra occasione che invece il comunismo era incompatibile con la libertà.
E l'unico, venendo all'attualità, che dice di essere riuscito a portare il PD al suo massimo di voti alle politiche del 2008, dimenticando le due scoppole prese  subito dopo che lo hanno fatto calare al 24% e lo hanno  forzato a dimettersi: le elezioni a Roma e quelle in Sardegna.
Il Centrosinistra sentiva proprio la mancanza di Veltroni, meno male che è tornato.
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