martedì 16 novembre 2010

Il calcione di Saviano all'altare dei padani

Ieri a Vieni via con me il monello del sud ha commesso un sacrilegio: ha sferrato un calcio all'altare dei fedeli padani facendolo traballare per una ventina di minuti, il tempo del suo intervento sulle mafie al nord.
Su questo altare si colloca la trinità dei leghisti; il padre (il Dio Po), lo spirito santo (Umberto Bossi) e il figlio (il Trota), e attorno ad esso da una trentina d'anni si celebra il rituale della diversità nordica.
Camorra e 'Ndrangheta? Roba del sud, roba che nasce e prospera nel meridione e non ha niente a che vedere con le genti padane.
La società del nord è sana, respinge le infiltrazioni mafiose. La collusione mafia e politica? C'è a Palermo, a Reggio Calabria o a Casal di Principe, certamente non a Milano.
Ma la storia giudiziaria italiana racconta un'altra realtà: i molti arresti e processi relativi alle operazioni delle mafie nel nord (in Emilia, Lombardia e Veneto) confermano in pieno l'utile riepilogo sullo stato delle cose che Saviano ha fatto ieri sera.
Utile perchè la consapevolezza è il primo passo per affrontare un problema, e questo problema è un cancro che mina la vita civile di tutto il nostro paese, dalle Alpi fino alla punta della Sicilia.
Ma i fedeli padani, a giudicare dalle reazioni del giorno dopo, per ora preferiscono continuare a cullarsi nel mito della loro diversità.
O nell'altra leggenda della vulgata berlusconiana, sul governo che più di ogni altro ha fatto per arrestare i mafiosi, mentre gran parte del merito va a magistrati e forze dell'ordine che operano autonomamente 365 giorni all'anno, a prescindere dai governi in carica e a volte anzi scontrandosi con essi (vedi il caso Cosentino).
Oltretutto Saviano non ha accusato la Lega di avere relazioni consolidate con Camorra e 'Ndrangheta, come sostiene Bobo Maroni.
Ha soltanto detto che ci sono stati tentativi di avvicinare gli amministratori del nord, che ormai in buona parte sono leghisti, e che a Milano ci sono prove di inserimenti della malavita negli appalti.
Forse sono tentativi falliti ma un domani potrebbero andare a segno; perchè pecunia non olet  e non esiste motivo per pensare che i politici leghisti siano antropologicamente diversi dal resto dell'umanità.
Qualche episodio che fa scricchiolare l'altare padano anzi è già emerso: A S. Stino di Livenza un assessore leghista viene arrestato per una tangente, nel consiglio regionale friulano esplode la grana dell'auto blu di Ballaman...
Evidentemente è bastato accostare i due concetti (mafia e nord) per provocare un cortocircuito e adesso si grida al sacrilegio. Evidentemente i leghisti sono come i comunisti di fine anni 80,  che erano convinti di appartenere, solo loro, al partito degli onesti.
Il discorso di Saviano più che un j'accuse è stato un ammonimento; il risveglio per i comunisti è stato brutto, nel futuro potrebbe esserlo anche per i militi in camicia verde.
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