Nasce un nuovo partito in Italietta, l'I.S.C.M. (Io sto con Marchionne). E' meglio del terzo polo di Fini e Casini, dato che sta riscuotendo consensi assolutamente trasversali, da destra a sinistra passando per il centro.
Anche Matteo Renzi con una dichiarazione coraggiosa, da statista in pectore, ha detto che sta con l'A.D. di FIAT.
Dalla rottamazione della vecchia nomenklatura pidina Renzi è passato a quella dei diritti dei lavoratori; l'Italia è questa, si rottama tutto tranne quello che andrebbe veramente gettato via.
Renzi è partecipe dell'entusiasmo di tanti suoi compagni di partito (Letta, Veltroni e altri), che vogliono fare largo al nuovo, e marcare le distanze rispetto alle logiche conservatrici della FIOM; quello strano animale in odore di comunismo, fuori dal tempo, ancora legato alle nostalgie operaiste e alla teoria del conflitto permanente.
Le elezioni prima o poi arriveranno e diranno se gli slanci nuovisti del PD sono condivisi dai lavoratori che sicuramente, comunque si veda la questione Mirafiori, con questo accordo ci vanno a perdere e sono una delle basi elettorali di un partito presunto di centrosinistra.
Per il momento rileviamo che Marchionne mette ecumenicamente d'accordo tutti, è meglio di Berlusconi, Montezemolo e così via.
Non so cosa pensa l'opinione pubblica, ma io ho un certo pudore a parlare di questa battaglia fra FIOM e FIAT. Tutti parlano, ma ben pochi di loro hanno mai assaggiato il lavoro della fabbrica.
Prima di pronunciarsi sarebbe meglio che gli esperti dell'ultima ora di relazioni industriali ed economia che hanno preso la parola, provassero a lavorare sulle linee di produzione con le condizioni dell'accordo imposto da Marchionne.
Giusto un paio di settimane, giusto per focalizzare bene l'oggetto del discorso....
Un accordo questo che è la conseguenza di quello di Pomigliano, che a detta di molti (a cominciare da Marchionne) doveva essere un'eccezione e invece è diventato quello che altri si aspettavano: un cavallo di troia per modificare profondamente le relazioni industriali del nostro paese.
L'impressione, al di là delle ragioni di entrambe le parti, è che il dibattito di queste ultime settimane come al solito sia strumentale e fuorviante, perchè il problema da risolvere è stato identificato negli operai, quanto e come lavorano.
Ben pochi (perchè pochi hanno una vera cognizione di causa) hanno posto l'accento su altre questioni che sono molto più importanti e richiamano le mancanze storiche e gli errori strategici di FIAT, che oggi impongono una dolorosa e rapida trasformazione dell'azienda (e sono all'origine del reclutamento di Marchionne stesso).
Il rapporto incerto con il mercato, l'assenza di modelli competitivi in varie fasce, i ritardi nell'innovazione di impianti e processi e il disinteresse perdurante verso l'auto elettrica (Renault ne sta per lanciare due, un'utilitaria e una berlina) o altri progetti ecologici.
Non è un caso se come sempre certi dibattiti isterici li facciamo solo qui, in Germania non si pongono il problema di trasferire le produzioni in Serbia, di sottoporre gli operai (molto meglio pagati) a turni massacranti o di limitarne il diritto di sciopero.
FIAT sta spostando interamente sulla parte più debole, quella che lavora sulle linee, il costo di una necessaria riconversione che ha come obiettivo la sopravvivenza, prima di quello più ambizioso, ossia divenire uno dei principali operatori mondiali dell'automotive.
La colpa dei somari del centrosinistra alla Renzi è aver sposato acriticamente, nel deserto di idee e valori che li caratterizza, un simile progetto, dimostrando completa indifferenza per la condizione dei lavoratori.
Quella del governo invece è aver rinunciato in partenza a svolgere la funzione che non nelle economie comuniste, ma in quelle del capitalismo avanzato, i governi normalmente svolgono: la mediazione fra le categorie per trovare una composizione ragionevole e civile degli interessi in gioco.