mercoledì 16 luglio 2008

Caso Del Turco, il solito polverone


Ottaviano Del Turco, presidente di centrosinistra della giunta abruzzese è in carcere da un paio di giorni, per un'inchiesta sulla corruzione nella sanità regionale che ha coinvolto anche alcuni assessori e manager pubblici. Questo il fatto.
1) Cosa accadrebbe in un paese normale.
L'inquisito viene portato in carcere e dopo i primi interrogatori gli vengono concessi gli arresti domiciliari.
Il leader del suo schieramento esprime rammarico per la vicenda, auspica che le indagini facciano piena luce sul caso nel più breve tempo possibile, invita l'indagato a dimettersi e convoca gli organi direttivi del partito per promuovere un'indagine interna.
Analogo rammarico e augurio viene espresso dalle più alte cariche dello Stato, a cominciare dal Presidente del Consiglio. La procura competente intanto prosegue il suo lavoro nel più stretto riserbo.
Diversi esponenti della politica vengono interpellati dai giornalisti, ma anche loro si stringono nel riserbo, sospendono ogni giudizio per rispetto dell'indagine e degli inquisiti.
Nel frattempo Del Turco si dimette, e con lui tutti gli altri indagati; iniziano le procedure per lo scioglimento del Consiglio Regionale in vista di nuove elezioni.
Nell'arco di pochi mesi, concluse le indagini preliminari, si deciderà se archiviare il caso o procedere; avendo il sistema giudiziario una certa efficienza, si può ipotizzare che in un paio di anni al massimo la situazione sia definita.
2) Cosa accade invece in Italia.
Berlusconi denuncia il solito complotto della spectre giudiziaria, che vuole tenere sotto scacco la politica costruendo teoremi infondati.
Nè lui nè gli altri pasdaran del garantismo ipocrita all'italiana conoscono le carte, ma già nelle prime ore dopo l'arresto tranciano giudizi, danno una solidarietà a prescindere.
Lo stesso sul fronte opposto fa Di Pietro; nemmeno lui sa granchè, ma annuncia che una nuova Tangentopoli è alle porte.
La magistratura si sente obbligata a rispondere a tono agli attacchi: inizia una battaglia a colpi di dichiarazioni che danneggia il prestigio e la credibilità delle istituzioni.
Berlusconi poi promette che in autunno sarà ripreso il tema della giustizia, che necessita di una riforma radicale: forse per fare in modo che tutti i politici, dopo che lui si è salvato il posteriore, non vengano mai più processati?
Un secondo lodo Alfano per estendere l'impunità a tutti, anche ai consiglieri di circoscrizione?
Del Turco è stato arrestato con un blitz all'alba, quando sarebbe stato sufficiente un arresto in pieno giorno, ed è finito addirittura in isolamento come il capo di una cosca mafiosa, mentre una detenzione ordinaria, in attesa dei domiciliari, sarebbe stata pienamente adeguata.
Si erigono le barricate, nel paese che ama dividersi in fazioni esprimendo giudizi aprioristici: garantisti contro giustizialisti, guelfi contro ghibellini, Milan contro Inter.
Ore di dibattiti televisivi e fiumi di articoli sui giornali, nel paese che ama così tanto parlarsi addosso e polemizzare strumentalmente su tutto, in attesa che la solita fuga di notizie porti alla pubblicazione delle intercettazioni, di cui saranno incolpati i soliti giornalisti che si limitano a riceverle e doverosamente a diffonderle.
I giornalisti che, se passerà la riforma sul tema, appoggiata da tutti i partiti terrorizzati perchè sputtanati dalle intercettazioni, potranno addirittura finire in galera.
Ma il solerte Alfano, prestanome di Berlusconi per la giustizia, ha già deciso di tagliare i fondi per le intercettazioni... Tanto per andare sul sicuro.
Negli altri paesi si chiedono se gli italiani sono impazziti e se il nostro paese possa ancora essere definito una democrazia degna dell'Europa.
Mentre questa domanda circola nelle redazioni delle Tivù e dei grandi giornali esteri, la procura competente istruisce con grande fatica il procedimento, a causa delle croniche inefficienze di un sistema giudiziario fatto apposta per non produrre risultati.
Perciò se tutto va bene forse fra un anno o due si deciderà se proseguire e sulla base di quali addebiti, poi verranno i tempi lunghi dei processi del bel paese; sugli indagati continuerà a pesare assurdamente il macigno del dubbio per troppo tempo.
L'opinione pubblica è confusa, ma a parte la percentuale minima e ragionevole di chi non sa o non risponde, tutti gli altri si schiereranno con una fazione o l'altra. Innocentisti versus colpevolisti, come per il processo alla Franzoni.
In realtà lo scandalo della sanità abruzzese, al di là delle responsabilità delle persone coinvolte che sono ancora da precisare, è uno scenario plausibile.
Vale a dire un film in continua replica da oltre trent'anni; la trama verte sugli sperperi di denaro pubblico e sulla corruzione, che oltre a rappresentare violazioni di legge (un disvalore in sè), occasioni di arricchimento personale o fonti di finanziamento occulto della politica, minano il corretto funzionamento dei servizi pubblici, generano costi supplementari e quindi un danno erariale, cioè un danno per noi cittadini.
C'è un sacco di quattrini che girano vorticosamente fra conti correnti e doppi fondi delle Porsche Cayenne, la sanità è una vacca da mungere anche se la qualità dei servizi in molte aree del paese fa pena.
Il conto di questa grande abbuffata lo paghiamo noi. Il debito pubblico cresce e cresce e cresce...

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