venerdì 19 dicembre 2008

Nuovo album per gli AC/DC: dove eravamo rimasti?


Eccoli qui; dopo otto anni dall'ultima release (Ballbreaker) è uscito il nuovo Black Ice, che in una sola settimana dalla pubblicazione ha registrato circa due milioni di copie vendute nel mondo, senza considerare il numero enorme di download a gratis dalle reti P2P: basta vedere, per chi usa Vuze, il numero elevato di seeds presenti.
A due mesi di distanza, Billboard li mette al secondo posto nella categoria Rock della Chart americana: mica male. Dunque, dove eravamo rimasti? A Ballbreaker per l'appunto. E le differenze? Nessuna.
Gli AC/DC ritornano e sono sempre gli stessi: fedeli alla linea. Angus, in un'intervista di molti anni fa l'aveva detto e anzi rivendicato con orgoglio, gli album degli AC/DC suonano tutti uguali.
A dire il vero qualche cambiamento di sound nell'arco della loro discografia si può cogliere, ma stringi stringi è come dice Angus. Allora che palle?
No, perchè gli AC/DC sono come il cacio sui maccheroni, la sigaretta dopo il caffè o la pennichella domenicale sul divano; guai se mancano, guai se cambiano.
Quando hai bisogno di ascoltare Rock allo stato puro gli AC/DC sono la risposta: il Rock'n'Roll è il loro gioco e nessuno lo gioca meglio di loro.
Nel nuovo album c'è qualche momento un pò più debole, ma complessivamente regge bene. Merito anche della produzione (affidata a un pezzo grosso, quel Brendan O'Brien che ha prodotto i Pearl Jam e Bruce Springsteen), che gli ha dato una sonorità particolarmente compatta.
I brani migliori per me: Rock'n'Roll Train, Skies On Fire, War Machine, She Likes R'n'R e la titletrack Black Ice.

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