lunedì 19 gennaio 2009

Kakà e i milanisti gonzi


Kakà forse lascerà Milano per andare al Manchester City; pare che l'offerta al Milan sia molto buona e altrettanto quella al giocatore, che si porterebbe a casa 15 ml di euro all'anno (6 in più rispetto all'ingaggio del Milan).
La faccenda si potrebbe riassumere così, senza tanti fronzoli. Però ci sono i tifosi, che da giorni si strappano le vesti e i capelli. Striscioni allo stadio, manifestazioni davanti alla sede milanista e così via.
Kakà non si tocca, scatta la disobbedienza civile contro il Diavolo che (pure lui) si vende l'anima per i petrodollari di un emiro.
I tifosi assiepati davanti alla sede di un club o al campo di allenamento, i dibattiti fiume in tivù o magari le sommosse, com'è successo a Messina circa tre anni fa per le vicende di Calciopoli, tutto ciò è uno spettacolo consueto in Italia, nazione che è sempre stata soltanto pallonara, mai veramente sportiva.
Cerny, l'autore di un ciclo di sculture irriverenti per inaugurare il semestre di presidenza ceca della UE, ci ha raffigurato come un campo di calcio con gli azzurri che reggono il pallone all'altezza dell'inguine, a simboleggiare il nostro rapporto eccessivo, erotico con questo sport.
Non ci toccate Kakà, altrimenti come facciamo a vincere? Ma cosa vincono in concreto i tifosi del Milan, della Juve o dell'Inter se uno dei loro strapagati campioni resta? Niente ovviamente.
Però nonostante Kakà, Ronaldinho, Del Piero, Totti e compagnia bella vivano in un iperuranio da cui non intravedono nemmeno le folle dei gonzi giù in basso, questi li adorano e si disperano se partono, scambiando un rapporto meramente professionale (che talvolta si riduce a una sveltina) con l'attaccamento alla maglia che, si sa, è prerogativa di pochissimi nella storia del calcio.
Non bisogna toccare il giocattolo, la macchina dello spettacolo, la fabbrica dei sogni anche se, contrariamente alla nota caratteristica dei sogni, costano non poco: basta pensare ai prezzi dei biglietti.
Siamo oltre il panem et circenses degli imperatori romani. Il panem in Italia scarseggia, ma l'importante è che restino i circenses. Ai tifosi allocchi basta questo.
In questo disastrato paese, finito in mano a uno dei peggiori sfasciacarrozze della nostra storia, ci sarebbero migliaia di occasioni e pretesti per scendere in piazza, ma lo si fa solo per scongiurare la partenza dell'idolo di turno.
Le contestazioni milaniste per la probabile partenza di Kakà sono la prima vera manifestazione di dissenso verso Berlusconi.

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