giovedì 29 gennaio 2009

Abrahamowicz, un prete di guerra a Treviso

Quel che si dice un prete di guerra. Durante l'omelia non dispensa pensieri di pace e amore ma citando San Marco, invita i fedeli tradizionalisti a imbracciare le armi (sia pure per difesa, s'intende) per contrastare la minaccia islamica e soprattutto i suoi mandanti, qualunque cosa significhi quest'oscuro passaggio.
Fantastica la chiosa dell'intervista, quando si stupisce per l'ovvio commento del giornalista al libro su Priebke, il massacratore delle Ardeatine.
Per carità non chiamiamolo boia, ciò che ha fatto lo ha fatto col cuore pesante e si sa che la guerra è così. Amen. E' la prima volta che mi imbatto in un prete simile e di omelie nel passato ne ho sentite.
E non pensavo che anche nella mia Treviso avesse messo radici questa pestilenza clericofascista. Tutto questo non ha niente a che vedere con il messaggio autentico del Cristianesimo e men che meno con la storia, di cui tale chierico dai toni miti ma dall'indole violenta si dichiara appassionato.
Di storia don Abrahamowicz non sa niente o meglio la mistifica sfacciatamente, come nell'intervista sulla Tribuna di Treviso di oggi dove dichiara che le camere a gas nei campi di sterminio nazisti avevano una funzione di profilassi: servivano a disinfettare.
Qualcuno porti le prove che servivano per sterminare gli ebrei, dichiara; caro pretino, le prove ci sono sempre state. Se ne è accumulata una quantità colossale, di varia natura. La storia non si cancella.
E a che serve dire che lui non è antisemita perchè dalla parte del padre ha origini ebraiche? Anche Marx era ebreo, eppure era un accanito antisemita.
Si sono appena attenuate le polemiche nate sulle affermazioni del vescovo Williamson e ora arriva un curato di campagna a rincarare la dose.
Un curato dalle relazioni particolari: Forza Nuova, Borghezio, financo Bossi che in un'altra intervista della Tribuna (2007) rivelava la sua simpatia per i Tradizionalisti.
Lui, che in gioventù era iscritto al PCI e da leader della Lega ha attaccato più volte la Chiesa, considerandola un pilastro del potere romano centralista che opprime il nord.
La storia non si cancella, e infatti purtroppo è ancora viva la componente intollerante, autoritaria e antisemita del Cattolicesimo, che papa Woitila aveva espunto e il suo successore Ratzinger invece ha voluto recuperare.
Un prete di guerra per una Chiesa di guerra? Se le cose stanno così noi che non la pensiamo come loro siamo pronti. Si facciano sotto.

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