martedì 4 maggio 2010

Calderoli, un minchione di successo

Il celta Calderolix sul centocinquantesimo dell'unità d'Italia - La celebrazione ha poco senso, il miglior modo per festeggiare è l'attuazione del federalismo.
E infatti nomi di prestigio come Dacia Maraini, Zagrebelski e Ciampi hanno già piantato in asso il comitato organizzatore ben prima che Calderoli sentenziasse, per non fare la ruota di pavone alla riscrittura del risorgimento in salsa leghista che è in preparazione.
Ma siamo obiettivi, questa volta è andata bene, la sua dichiarazione in tivù potrebbe, dico al limite potrebbe, offrire uno spunto di riflessione e dibattito sul processo che portò all'unità del nostro paese.
In passato il simpatico ministro, vero porcellum doc del bestiario padano, le aveva sparate ben più grosse, e si era guadagnato con onore un posto sul podio del razzismo e dell'ignoranza con altri campioncini come Gentilini e Borghezio.

Un breve Compendium Calderonianum

- Gli immigrati non possono votare perchè sono dei bingo bongo abituati a vivere nella jungla,
- La nazionale francese è piena di negri, islamici e comunisti,
- Il cristiano che vota a sinistra si schiera col demonio,
- Questa legge qua l'ho scritta io ma è una porcata, 
- Preferisco la legge del taglione,
- Per i pedofili serve la castrazione fisica, con un paio di cesoie da giardiniere,
- Ma che senso ha che mi giudichi un magistrato?
- La Padania purtroppo è diventata un ricettacolo di culattoni,
- Rischiamo di diventare tutti ricchioni,
- Non son mica culo io! (Calderoli è palesemente ossessionato dai gay)

Alle parole hanno fatto seguito le azioni eclatanti, che hanno contribuito in modo determinante al suo successo mediatico e politico.
La maglietta con la caricatura di Maometto esibita in tivù, che ha causato scontri in Libia con morti e feriti.
Il falò delle leggi inutili, a parte quella elettorale partorita da lui medesimo e da lui medesimo sconfessata che andrebbe senz'altro bruciata; e ancora il raid anti - moschea con i maiali liberati sul terreno dove doveva essere costruita.
La stampa di sinistra narra malignamente (come sempre) che i suoi accompagnatori a un certo punto abbiano fatto fatica a distinguerlo dal gruppo dei suini che scorrazzavano nel campo.
Calderolix è la voce  dell'incoscienza, l'insostenibile leggerezza dell'essere un minchione di paese.
E' come certi avventori dei bar del profondo nord, che nelle loro discussioni dopo un'ombra (Veneto), un tajut (Friuli) o un goto (Lombardia), dicono con estremo candore cose terrificanti o chiaramente stupide.
Calderoli, con il suo faccione pacioso e la tendenza a sgranare gli occhioni  quando parla, è fatto così.
 Se il modo di vestire dice qualcosa di una persona, allora si capisce Calderoli. Il kitsch calderoniano lo avvolge tutto: il suo stile di abbigliamento, la sua azione politica e financo le scelte personali.
Impossibile dimenticare il fantasmagorico matrimonio celtico con Sabina Negri (bonona di provincia un pò kitsch pure lei) celebrato dal Marco Furmenten e dal Senatur in persona.
In altri tempi Calderolix non avrebbe potuto nemmeno aspirare alla presidenza di una bocciofila, nei tempi difficili che viviamo invece ce lo ritroviamo ministro. E ce lo teniamo.
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