domenica 13 gennaio 2008

Legge speciale contro i teppisti delle curve

Una legge speciale contro i teppisti delle curve. E' ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento.
Negli anni 70 e 80 l'Italia era nel pieno della stagione eversiva, del terrorismo; l'impegno corale delle istituzioni e dei partiti, agevolato da normative speciali, ha permesso di sconfiggerlo.
Gli incidenti avvenuti a Cagliari a causa della decisione di trasferire parte della spazzatura campana in Sardegna dimostrano che in Italia è venuto a galla un nuovo terrorismo.
Segnali preoccupanti ve ne sono da tempo: le violenze di Catania che sono costate la vita all'ispettore Raciti, gli incidenti seguiti alla morte di Gabriele Sandri e adesso, dopo il sacco di Roma a Novembre, il sacco di Cagliari.
La fenomenologia della curva è in piena evoluzione; fino a qualche anno fa la violenza era confinata dentro gli stadi ed era direttamente collegata agli eventi calcistici.
Ma ora si sta spostando al di fuori, si riversa nelle città e si collega all'eversione di estrema destra, nella quale Forza Nuova sta assumendo una funzione catalizzatrice.
Difatti, nel sito del movimento in questi giorni la questione dell'emergenza monnezza domina. Non è sorprendente che Forza Nuova sfrutti i casi che offre lo scenario politico per promuovere i suoi messaggi e soprattutto per fomentare disordini.
Inaccettabile è però la saldatura che, di fatto, si compie fra i masanielli di estrazione fascista e i partiti del Centrodestra, che in Campania come in Sardegna hanno mandato a manifestare contro le decisioni del governo sindaci e parlamentari.
Alcuni esponenti del mondo conservatore, della destra "rispettabile", si sono trovati a fianco dei neofascisti e degli ultras che hanno attaccato le forze dell'ordine.
Sarebbe opportuna una presa di distanze, la stessa che il Centrodestra pretende dai partiti di sinistra quando in piazza, a divellere il selciato per farne proiettili contro le forze dell'ordine, ci sono i centri sociali.
E sarebbe opportuno un patto politico fra Centrosinistra e Centrodestra per una legge speciale contro gli ultras, che ormai non sono più teppistelli senza moventi politici, ma il braccio armato di un disegno politico sovversivo. Norme ad hoc contro gli "sconvolts" di ogni parte d'Italia.
Certo, a considerare l'atteggiamento strumentale dell'opposizione su questa vicenda, non c'è da ben sperare.
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venerdì 11 gennaio 2008

Gentilini alle crociate


Giancarlo Gentilini (Genty per gli amici), ha deciso di passare all'azione. Il popolare vicesindaco di Treviso ha rotto gli indugi ed è arrivato al logico e inevitabile coronamento della sua carriera di amministratore - sceriffo.
Impugnando lo spadone di Alberto da Giussano ha bandito una nuova crociata contro l'Islam, a secoli e secoli di distanza dall'ultima.
Qualche settimana fa è entrato in polemica contro il gestore di un impianto sportivo di Treviso, che aveva deciso di affittarlo ai musulmani per la preghiera del Venerdì. Minacciandolo di ritorsioni lo ha obbligato a fare retromarcia e ha sostenuto che bisognava intervenire per tempo - per estirpare un tumore -
Treviso terra deislamizzata; forse Genty la immagina come S. Giovanni d'Acri assediata dagli infedeli.
Ha anche sostenuto che non si possono consentire assembramenti di persone in un momento come questo, caratterizzato dalla recrudescenza della meningite che, bontà sua, non è diffusa dalla razza Piave ma ha origini esotiche.
Gli immigrati dunque portano malattie, secondo uno dei più triti stereotipi della xenofobia.
Lo stesso argomento propagandato nel passato in molti paesi, quando a emigrare erano gli italiani razza Piave compresa.
Infine, ha stigmatizzato la decisione dei sindaci del circondario che hanno concesso provvisoriamente alcuni spazi pubblici alle comunità islamiche per le loro preghiere. Traditori della causa.
Probabilmente si sente come El Cid Campeador, l'eroe spagnolo della lotta antimusulmana nel Medioevo.
Varrebbe la pena di ricordare che la Costituzione tutela la libertà religiosa e che lo sceriffo Genty secondo il nostro ordinamento è un pubblico ufficiale, e in quanto tale ha l'obbligo di applicarla assieme alle leggi ed ai regolamenti (non solo quelli che disciplinano innocue materie come le fiere e i mercati, o comunque quelle che comodano a lui).
La Costituzione della Padania, che sicuramente contemplerebbe ben altre disposizioni, magari il famoso richiamo alle radici cristiane che sta tanto a cuore all'antimoderno Ratzinger, non è ancora in vigore.
Questo significa che dovrebbe attivarsi per dare risposta al bisogno religioso di una parte della comunità. Perchè il punto è proprio questo; gli immigrati, piaccia o no, sono una parte della nostra comunità.
Ci vivono stabilmente, ci lavorano e perciò pagano tasse e contributi come gli italiani, mandano i loro figli nelle nostre scuole.
Ma Gentilini preferisce le tirate xenofobe e le iniziative bellicose, che di questi tempi pagano; fra un pò di mesi a Treviso si vota e l'efficiente esponente della Lega ha deciso di giocare d'anticipo.
D'altra parte è in buona compagnia; a S. Lucia di Piave il sindaco sostiene che nelle classi elementari non si deve andare oltre il 30% di presenza di alunni stranieri, altrimenti la razza padana - italica è destinata al tramonto.
E i figli di chi resta fuori da questo 30% che faranno? Non andranno a scuola? Andranno a ingrossare le fila degli analfabeti - emarginati, che è l'anticamera della criminalità?
Non ci si rende ben conto che tale strategia di esclusione degli stranieri dal nostro tessuto sociale e culturale rappresenta un modo sicuro per spingere molti a carriere alternative, nel mondo criminale o nel radicalismo religioso. Proprio i fenomeni che invece bisogna combattere.
Nessuna persona di buon senso può discutere la necessità di promuovere sicurezza e legalità, che ad esempio passa anche attraverso un controllo delle attività che si svolgono nei gruppi islamici.
Ma per dirla con Francis Fukuyama, "il fallimento europeo nel tentativo di creare una migliore integrazione dei musulmani è una bomba a orologeria che ha già contribuito al terrorismo, che provocherà una più decisa reazione dei gruppi populisti e che può persino minacciare la stessa democrazia europea. La soluzione di tale problema richiede cambiamenti nel comportamento delle minoranze immigrate e dei loro discendenti, ma anche in quello dei membri delle comunità nazionali dominanti".
Dubito che Gentilini e i suoi emuli sappiano chi è Fukuyama; nelle piazze o nelle osterie che frequentano risponderebbero che forse è un domestico filippino o un ristoratore cinese, comunque un rompicojoni.
Siamo ben guidati. Il futuro ci sorride.
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giovedì 10 gennaio 2008

La secessione in Italia è già realtà

Secondo me la secessione è già in corso. Nessun presidente di regione, o meglio governatore come si preferisce dire oggi, l'ha dichiarata.
Non si è riunito nessun parlamento del nord o del centro o del sud; non abbiamo assistito all'occupazione delle prefetture da parte di miliziani padani in divisa verde o alla scalata di qualche famoso campanile; nè abbiamo ascoltato messaggi a reti unificate del capo del governo o dello stato che dichiarano il coprifuoco.
Insomma, non si tratta di un fatto sancito politicamente. Ma la secessione si è compiuta nella cultura e nella società di questo malandato paese.
Il caso della monnezza di Napoli, o delle scoasse come si dice dalle mie parti ha riacceso i vecchi odi che ci dividono.
Leggendo le lettere al direttore sui quotidiani o i risultati dei sondaggi, ascoltando le telefonate ai talk-show delle reti locali, riemerge prepotente la polemica fra nord e sud.
L'Italia operosa contro l'Italia magnona e parassita; l'Italia virtuosa ed organizzata (ammesso che lo sia davvero) che guarda all'Europa contro quella anarchica e caotica, contro il mezzogiorno che ha una "mentalità diversa" (parole ricorrenti) e perciò è irrecuperabile, condannato a languire per via dei suoi limiti atavici.
Senza dubbio qui in Veneto l'ostilità contro il meridione è più forte che altrove, ma non credo di sbagliare se affermo che l'opinione diffusa fra molti lombardi o liguri non è diversa.
Peggio ancora, ormai siamo andati oltre questi schemi. Nasce la tentazione del fare da se, dell'andare per la propria strada...e che gli altri si arrangino; come i passeggeri di una nave che affonda, ogni comunità cerca una via di fuga.
Per rimanere al Veneto, Belluno vuole diventare provincia autonoma come Bolzano, i comuni confinanti con il Friuli e il Trentino indicono referendum per staccarsi dalla regione, che comunque di tanto in tanto rivendica la concessione dello statuto speciale.
Il senso di appartenenza va in frantumi e vengono recuperate le micro identità, o ne vengono inventate di nuove; il massimo esempio è la Padania, che come ben sa chi ha studiato un pò di storia, è un falso storico. Non è mai esistita.
Non nascerà la repubblica del nord, nonostante le periodiche sparate bossiane, ma la linea di confine invisibile che divide gli italiani è estremamente dannosa, perchè non ci salveremo se non costruiremo, o ricostruiremo un progetto comune, fondato su valori e regole condivise; se non saremo capaci di individuare obiettivi comuni a tutti.
Chi dovrebbe guidare il paese in un frangente così complicato è la classe politica, che invece continua a sprecare tempo e risorse ed offre a tutti lo spettacolo miserando e ridicolo della sua inadeguatezza.
Due guerre mondiali e il fascismo non sono riusciti a disintegrare l'Italia, non ci è riuscita Tangentopoli, ci sta riuscendo la classe dirigente di questa maledetta seconda repubblica.
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lunedì 7 gennaio 2008

L'uomo del Vaticano e l'aborto

Ratzinger, il papa antimoderno, e' nuovamente passato all'offensiva sull'aborto.
Durante un'udienza al corpo diplomatico accreditato presso la Città del Vaticano, ha astutamente accostato pena di morte ed aborto, sostenendo che la moratoria recentemente decisa all'Onu sulla pena capitale deve stimolare il dibattito attorno ad una moratoria sull'aborto.
Nella sottile e provocatoria arringa papale, si compie così l'equiparazione fra pena di morte ed interruzione della gravidanza, nonostante rimanga indimostrabile la tesi secondo cui la vita umana inizia nel momento del concepimento.
L'offensiva dell'uomo del Vaticano è destinata a rinfocolare le polemiche un pò dovunque, in particolare in Italia, paese dove periodicamente si ripropone lo scontro, lacerante, fra laici e cattolici.
Difatti, la senatrice pasdaran Binetti ha acceso il dibattito in parlamento, provocando l'ennesima levata di scudi da una parte e dall'altra.
La legge 194 fu varata non per legalizzare l'omicidio, secondo la grossolana e fuorviante interpretazione della chiesa di Roma, bensì unicamente per rendere possibile l'interruzione volontaria delle gravidanze.
Ponendo così fine ad un fenomeno di profonda inciviltà ed ingiustizia, quello degli aborti clandestini.
La 194 non incentiva affatto all'aborto, la cui incidenza si è progressivamente ridotta nel corso degli anni.
Come l'uomo del Vaticano sostiene che "la Santa Sede non si stancherà di riaffermare questi principi", così noi laici non ci stancheremo di difendere quella scelta.
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giovedì 3 gennaio 2008

La monnezza napoletana

Prima o poi il momento del redde rationem, della resa dei conti, arriva.
Il caso della spazzatura che ha travolto Napoli ed altre zone della Campania è l'ennesima figuraccia che l'Italia trasmette in mondovisione, fino a provocare la comprensibile, irritata reazione dell'Unione Europea che dopo un periodo di silenzio ieri ha minacciato sanzioni contro il nostro paese, reo di non applicare le normative europee sulla materia (tanto per cambiare).
Cumuli di spazzatura che tracimano sulle strade, tafferugli fra polizia e dimostranti, burocrati che non sanno più che pesci prendere, incendi notturni che sprigionano diossina. Vedi Napoli e poi muori...dalla puzza.
- Chi si prende la discarica? Io no, prenditela tu. Io? Ma che scherzi? - e via così. Il solito localismo esasperato trionfa. Nessun comune vuole i termovalorizzatori o le discariche, le ecoballe si accumulano fino a formare catene montuose.
E pensare, ironia della sorte, che Napoli esprime addirittura il ministro dell'ambiente, Pecoraro Scanio dei Verdi; e pensare che da 14 anni esiste un commissariato per l'emergenza rifiuti che non ha prodotto alcuna soluzione utile, ma in compenso è gravato non poco sui conti pubblici in termini di costi di struttura.
Anche il cosiddetto "vicerè" Bassolino - Bassolì, da anni alla guida di una regione che ha conquistato la maglia di buco nero d'Italia, è stato commissario per l'emergenza rifiuti e non ha risolto niente. Allargando le braccia nel caratteristico gesto fatalistico della gente del sud, ha denunciato il problema scaricando le colpe sugli altri: i comuni egoisti, la camorra etc...
Circa quindici anni fa la giunta regionale di centrodestra ha lasciato ai suoi successori di centrosinistra un progetto che verteva sulla raccolta dei rifiuti e sulla loro trasformazione in ecoballe che, al termine del ciclo, dovevano essere bruciate nei termovalorizzatori.
Questi ultimi sono stati realizzati solo in parte e comunque a tutt'oggi non funzionano. Di conseguenza è scoppiata la guerra delle discariche, che nel progetto originario dovevano ridursi mentre invece hanno continuato a rimanere aperte riempiendosi all'inverosimile, per la felicità della camorra che ci fa soldi sopra.
Tutto ciò è all'origine dell'ingolfamento che vediamo; l'aspetto più drammatico, o farsesco trattandosi di Napoli, è che la situazione appare senza via d'uscita.
La scorsa estate le proposte più sfacciate, e ovviamente respinte al mittente, erano o di portare la monnezza campana in qualche regione del nord oppure in Romania, che secondo qualcuno doveva assurgere al ruolo di discarica estera dell'Italia.
Il caso della spazzatura di Napoli è emblematico della cancrena forse incurabile che divora la società italiana.
Il fallimento nella gestione della raccolta dei rifiuti in Campania testimonia la resistenza di vecchie logiche affaristiche, dove gli interessi della criminalità organizzata si saldano a quelli della classe politica, il tutto condito dall'inerzia di borbonica memoria della pubblica amministrazione e dalle chiassate indecorose di una popolazione che ha la sua parte di colpe. E' un bell'inizio d'anno per Napoli e l'Italia; buon 2008.
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