lunedì 21 aprile 2008

Il Paraguay cambia colore, sinistra al potere

Il Paraguay ha voltato pagina. La maggioranza alle elezioni dopo ben 60 anni è stata conquistata dal fronte di sinistra della Alianza Patriotica. Non si può certo dire che i paraguayani non ci abbiano pensato bene.
Il Partido Colorado, una piovra che si era ramificata fino a diventare tuttuno con la società in un viluppo inestricabile di relazioni, clientele e corruzione, è andato a casa. Dieci punti di distacco lo separano dagli avversari, è un risultato che parla chiaro.
Il paese cambia colore; si è mosso dal nero paternalista e antidemocratico del Generalisimo Alfredo Stroessner, specialista nella repressione del dissenso e detentore del potere per oltre trent'anni, fino alla deposizione avvenuta nel 1989.
E' passato attraverso il grigio di una transizione democratica che ha visto ancora protagonista il Colorado da cui Stroessner proveniva, una sorta di abnorme Centrodestra in grado di fagocitare e tenere a bada un pò tutto.
Adesso il Paraguay si è convertito al rosso della Alianza Patriotica, guidata dall'ex vescovo ultracinquantenne Lugo.
A nulla sono valsi i tentativi di screditarlo, a nulla è servito mettergli contro come avversario nella corsa alla presidenza una donna, strizzando l'occhiolino al Cile della Bachelet o all'Argentina della moglie di Kirchner per dare l'illusione di un rinnovamento.
Lugo è sospeso a divinis da Santa Romana Chiesa, perchè anni fa ha abbracciato la teologia della liberazione di Boff e ha deciso di scendere in campo per riformare il paese.
Punti cardine della sua proposta politica la moralizzazione della vita pubblica e la riforma agraria, necessaria per mettere fine alla povertà assoluta di gran parte della popolazione.
Non siamo nell'800 ma i problemi sul tappeto, in molti paesi latinoamericani, sono sempre gli stessi.
Il Paraguay è un emblema di quell'arretratezza cronica, di quell'immutabilità, che scrittori come Garcia Marquez hanno raccontato magistralmente.
A questo piccolo luogo marginale della geografia mondiale (chi sa come si chiama la sua capitale?), popolato da bianchi e tribù indie, non manca del resto la possibilità di offrire suggestioni e spunti romanzeschi.
Lo sapeva Emilio Salgari, che vi ambientò uno dei suoi romanzi più efficaci e misconosciuti, Il tesoro del Presidente del Paraguay (1894); il racconto di un'avventurosa fuga in pallone aerostatico, sui cieli dell'Amazzonia fino alle pampas per mettere in salvo il tesoro presidenziale durante la prima guerra del Chaco.
E film di spionaggio o fantapolitica come il celebre I Ragazzi Venuti dal Brasile (1978) si sono ispirati a realtà come il Paraguay: un refugium peccatorum appartato e confortevole, dove per decenni i criminali di guerra nazisti hanno svernato in pace.
Il Paraguay possiede uno degli ecosistemi più grandi e vari dell'America Latina, il Chaco, che è stato oggetto di dispute territoriali fra gli stati dell'area sfociate nelle due devastanti guerre dette appunto del Chaco (1865/1870 e 1932/1935).
Il suo territorio è ricco di risorse naturali: minerali, gas e la più grande riserva d'acqua del Sudamerica (l'acquifero Guaranì), che possono conferirgli un valore strategico superiore al passato e destare appetiti nuovi, suscitare tensioni nuove.
Ma oggi l'aspetto più significativo della "revolucion paraguaia" è il netto spostamento a sinistra dell'asse politico, che lo manda a far compagnia a Venezuela, Ecuador e Bolivia.
E' l'ultimo capitolo dell'onda nuova latinoamericana, un processo di rinnovamento dei ceti dirigenti e di emancipazione dall'influenza statunitense, che proprio sul Paraguay è stata molto netta.
Stroessner fu uno dei più fedeli alleati di Washington e animatore, assieme ad altri governi dell'area e con la benedizione americana, di un sistema di intelligence congiunto per spiare e reprimere i movimenti di sinistra.
Sta adesso al neoeletto dimostrare se intende orientarsi verso il riformismo alla Lula o verso il populismo alla Chavez, se vuole portare il Paraguay verso una democrazia compiuta o in direzione dell'autoritarismo da bulli del generale venezuelano.
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