domenica 15 novembre 2009

Illegalità 2.0


Nella prima repubblica si rubava e si corrompeva; le tangenti giravano in un loop vorticoso,  gli interessi dei partiti e di singoli uomini politici venivano anteposti molto spesso agli interessi generali.
Però l'impianto delle leggi e della costituzione non veniva toccato. Formalmente le regole della democrazia italiana, dello stato di diritto, erano rispettate.
L'avvento di Berlusconi ha cambiato in modo radicale il gioco e le sue regole. E' stato un upgrade dalla repubblica 1.0 alla repubblica 2.0.
Dall'illegalità versione 1.0 alla 2.0, quasi quasi si rimpiange il vecchio pentapartito e il CAF. Oggi infatti si è perso anche il senso del pudore e si va a intervernire sfacciatamente sulle leggi per garantire l'improcessabilità di Berlusconi, ma non solo di costui. Infatti il progetto del del processo breve avvantaggia tutta la casta dei mandarini al potere.
Mentre il lodo Alfano era una schifezza con un limitato raggio d'azione, perchè assicurava l'immunità solo ad alcune cariche istituzionali, questo nuovo  tentativo di evitare al Cavalier Impunità possibili condanne nei processi può coprire qualsiasi uomo politico implicato in episodi di malaffare, dal sindaco al consigliere regionale, dal parlamentare al sottosegretario.
Mentre il lodo Alfano discriminava fra le quattro maggiori cariche dello stato e tutti gli altri cittadini, questo invece discrimina fra i politici e la collettività nel suo insieme, tanto che qualche giurista sta già sollevando i primi ovvi e pesanti dubbi sulla legittimità costituzionale di un simile intervento.
La concezione personalistica e autoritaria del potere del Cavalier Sfasciatutto non può contemplare limitazioni, contrappesi istituzionali.
Da lungo tempo va avanti un attacco molto determinato alla costituzione, definita addirittura filosovietica da Berlusconi in uno dei suoi sproloqui pubblici, e ai poteri diversi  dall'esecutivo: magistratura, corte costituzionale, presidenza della repubblica.
Tutto ciò mentre le camere ormai sono esautorate, dovendosi in gran parte limitare ad approvare decreti su cui viene richiesta puntualmente la fiducia. E' la repubblica 2.0.
E' un luogo nel quale il premier, leader carismatico di partito come è stato detto con convinzione dagli stessi esponenti del centrodestra, fa ciò che vuole e accetta soltanto un rapporto diretto con il corpo elettorale, il quale comunque per non correre rischi viene opportunamente lobotomizzato da un'informazione compiacente.
Oppure viene sedotto con l'idea che un progetto come il processo breve può avvantaggiare tutti; se si stabilisce che i processi per una certa fascia di reati non possano durare più di sei anni, in un sistema giudiziario privo di mezzi come quello italiano, si offre ai cittadini una contropartita, in maniera obliqua ma chiara.
Lasciate che faccia, che tanto questa cosa va anche a vantaggio vostro. Potrete delinquere più facilmente, con maggiori possibilità di farla franca.
Gli estorsori, i bancarottari, gli spacciatori e molti altri stanno già facendo i calcoli. In un'Italia con un senso della legalità così fragile la tentazione di lasciarlo agire può essere irresistibile.
Questo è al netto di tutto il filo conduttore fra lo scudo fiscale, ennesimo esempio dell'italica patologia condonista, e il processo breve. Fra i molti tentativi di Berlusconi di tagliare le gambe alla magistratura, come la ex-Cirielli e il disegno sulle intercettazioni, e il processo breve escogitato dal suo consigliori Ghedini.
L'illegalità 2.0., a beneficio della casta ma in fin dei conti a vantaggio di tutti. E' un altro miracolo dell'uomo del fare.
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