mercoledì 29 ottobre 2008

Obama, un presidente afroamericano fa paura?


Obama sicuro vincente delle prossime presidenziali?
I numeri girano vorticosamente ma quasi tutti i sondaggi dicono che non c'è più storia, Mc Cain andrà a casa; non ne sono così convinto.
E' vero, il senatore di Chicago è riuscito a compattare la base dei Democratici che si era divisa in modo lacerante fra lui e Hillary, quando alle primarie si affrontavano senza esclusione di colpi con un certo danno d'immagine per entrambi.
I network informativi si sono pronunciati a suo favore; ha messo in piedi una macchina elettorale formidabile, ha suscitato interessi ed entusiasmi che oltreatlantico non si vedevano da un pezzo, come testimonia l'incremento di iscritti ai seggi che si è avuto negli ultimi giorni.
C'è da scommettere che i giovani voteranno in massa per lui, come i neri e anche una parte significativa della Middle Class, messa KO da una crisi economica su cui il Partito Repubblicano porta nette e pesanti responsabilità.
Se per aiutarlo a vincere non basta il disastro che stiamo vedendo (e che sta arrivando come un'onda anomala anche da noi), che cosa può?
Però c'è quest'intervista sul sito di Repubblica fatta a un amabile personaggio, mr. Black (ironia della sorte), ovvero il nuovo leader del Ku Klux Klan, di cui riporto alcuni stralci.
"Non è immaginabile che la nazione più potente del mondo, la guida dell'Occidente, possa essere comandata da un afroamericano radicale, legato ai terroristi che bombardarono il Pentagono. Da un uomo che ogni domenica per vent'anni ha ascoltato il suo pastore chiedere che Dio dannasse l'America".
Invettive sgangherate e toni apocalittici consueti per un razzista, o suprematista bianco come si preferisce dire oggi, che fanno il paio con quelle di alcuni supporters di Mc Cain che lo accusano di essere un criptomarxista.
E' il solito ammasso confuso e grossolano di slogan, i soliti spettri agitati davanti all'opinione pubblica per suscitare paura. Qualcuno ci crederà.
Tutto ciò comunque si salda alla critica, ammantata di rispettabilità perchè proviene dall'entourage del suo avversario, che Obama è un socialista e quindi pericoloso per il benessere degli americani, i quali invece sono stati portati alla frutta dal feticcio ideologico liberista dei repubblicani.
Ancora:
"La minaccia rappresentata da Obama ci fa crescere settimana dopo settimana da mesi, la gente bianca sta mettendo fuori la testa, esce dal bosco in cui si era rifugiata".
E poi:
"Non è ancora detto che Barack Obama verrà eletto: nel Paese c'è un forte sentimento razziale che non si legge nei sondaggi, che corre sotto traccia, che potrebbe emergere come una sorpresa il 4 novembre."
Ecco il punto, l'unico nel delirium tremens di questo personaggio, che condivido. Obama è afroamericano.
Gli Stati Uniti sono abbastanza maturi per eleggere un Presidente di colore? O è ancora viva la sindrome dell'uomo nero a pesare come un handicap sulla ripartizione dei consensi?
Qualche brutto segnale lo si è visto, a cominciare dal progetto di attentato a Obama che i poliziotti federali hanno sventato con l'arresto di due frilletti neonazisti.
Era un piano grottesco degno di un noir dei fratelli Cohen (tipo Fargo o Burn After Reading), ma indica un movimento di pancia di alcuni settori della società americana che dagli anni 60 ad oggi non è mai cessato.
Certo, è da ammirare la saggezza dei media statunitensi, che non hanno mai voluto dare enfasi a questi rischi: i giornalisti di casa nostra, che sfruttano senza scrupolo alcuno tutte le suggestioni della cronaca, avrebbero di che meditare (se avessero conservato un minimo di etica professionale).
Ma e' un clima presente, e con esso Obama in caso di vittoria dovrà sempre confrontarsi. Dalla sindrome dell'uomo nero a quella di Kennedy, ma questa volta vogliamo un finale completamente diverso.

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