domenica 23 settembre 2007

L'autunno di Fidel Castro

E così Fidel è riapparso; prima intervista rilasciata alla tele cubana dopo i ben noti problemi di salute, che hanno fatto temere per la sua vita.
Una sorta di apparizione mariana, per chi lo ama, la conferma invece che questa iattura resiste a dispetto degli acciacchi, per chi lo odia (in primis molti cubani).
Prima o dopo il Lider Maximo passerà a miglior vita; ma il suo declino fisico appare senza fine. Mi ricorda un bel libro di Gabriel Garcia Marquez, L'autunno del patriarca.
E' ambientato in un paese immaginario del Sud America, schiacciato dal regime di un dittatore senza nome, conosciuto solo come il Patriarca; in fondo che importanza potrebbe avere il nome? I dittatori sono tutti uguali.
Violento e spietato, avido di potere all'inverosimile, abile nello sfuggire ai tranelli dei suoi rivali, il Patriarca invecchia ma non muore, fino a raggiungere una decrepitezza inverosimile, soprannaturale.
Quando Fidel morirà sicuramente sarà compianto da schiere di ammiratori, anche in Italia; non è mai mancato chi, a sinistra, lo ha difeso e considerato un campione del terzo mondo, dei reietti che non chinano la testa e si oppongono al capitalismo, all'arroganza imperialista degli USA.
Della misera condizione di vita dei cubani (vista con i miei occhi anni fa) di solito non si parla; se lo si fa è per attribuirne la colpa all'embargo statunitense, senza ammettere che dipende anche dall'organizzazione economica collettivista, di scuola marxista - leninista, che già vent'anni fa era decrepita come il Patriarca di Garcia Marquez.
Sulle modalità con cui Fidel gestisce il potere, sulla repressione del dissenso, sulla polizia presente ad ogni angolo che terrorizza la gente, neanche un accenno.
Fidel piace a Diliberto, leader maximo di una scheggia del comunismo italico, come a Gianni Minà, che macchia il prestigio e la competenza di giornalista che non gli vogliamo disconoscere con l'inaccettabile simpatia per un tiranno, che vive in una bella villa mentre i cubani si arrangiano in stamberghe.
Ma l'Italia è fatta così: la sinistra è inquinata dai rigurgiti di un pensiero che fu, che lungi dall'essere materia per gli storici viene tenuto in vita artificialmente.
Nei prossimi giorni, a Parma, si terrà la mostra Mai dire Mao, con tanto di locandina che raffigura quest'altro illustre dittatore a fianco del comico (ma a me non ha mai fatto ridere) Piero Chiambretti che tiene in mano il libretto rosso del timoniere. Che tristezza.

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