martedì 4 settembre 2007

Riflessione sulla legalità


Tornando al tema del precedente post, riuscirà il governo Prodi a far entrare in vigore il pacchetto legalità in discussione in queste ore?
Dei contenuti si sa ancora poco, ma naturalmente lo speriamo; serve una reazione ad una situazione dell'ordine pubblico molto difficile.
La vicenda suggerisce qualche considerazione su una funzione fondamentale dello stato, che talvolta passa in secondo piano.
Lo stato ha fra i suoi compiti quello di garantire i diritti delle persone, in primo luogo i diritti primari, quello alla vita ed all'incolumità fisica, e via via gli altri, come la proprietà ad esempio, e in questo senso va inteso il concetto di ordine pubblico.
Fra lo stato e la società intercorre un patto fiduciario; ma se la legge traballa e l'autorità dello stato si indebolisce, il fenomeno criminale aumenta perchè si confida nell'impunità. Il patto entra in crisi ed i diritti primari delle persone vengono negati.
Sbaglia chi invoca maggiore severità o punizioni esemplari; non di questo c'è bisogno, ma invece di pene certe, puntuali e proporzionate al crimine commesso.
Sbaglia chi sostiene che la pena non deve avere lo scopo di punire, ma di recuperare socialmente il condannato. Una pena deve assolvere a entrambi gli scopi. Il primo non può esistere senza il secondo.
Purtroppo in certi ambienti della sinistra non lo si è ancora capito; per es. Manconi, l'illustre sociologo in forza ai Verdi, poco tempo fa in un'intervista televisiva ripeteva la vecchia litania marxista del recupero sociale.
E' uno di quei personaggi fuori dalla realtà che, seppur involontariamente, contribuiscono alla negazione dei diritti fondamentali dei cittadini.
Non si tratta di questioni astratte; il diritto penale italiano da almeno vent'anni subisce l'influenza di simili concezioni. Basta pensare ai vari meccanismi premiali e di sconto entrati in vigore che rendono inefficaci le pene. E' ora di voltare pagina.

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