mercoledì 26 settembre 2007

Rob Halford, vita in nero

Rob Halford da Birmingham.
Con il passare del tempo assume un'aria sempre più inquietante, vampiresca. Rob Halford come Nosferatu.
Cantante dotato di grande estensione, di una voce calda ed inconfondibile, a 56 primavere raggiunte è ancora in grado di tenere il palco senza cedimenti, lanciando acuti che suscitano brividi alla spina dorsale. Grida di guerra.
Ma soprattutto è una figura carismatica, la bandiera universale dell'heavy metal senza compromessi. La perversa musa ispiratrice di altri interpreti del genere.
Esattamente come la sua band, gli energetici Judas Priest, che hanno dato l'imprinting al suono di molti altri gruppi più giovani; loro, insieme ai Black Sabbath, hanno gettato i semi da cui sono nati i figli più degeneri dell'heavy: speed, trash e death metal.
Rob Halford è un uomo controcorrente, sempre fuori dagli schemi; nel 1998, durante un'intervista ad MTV ha fatto outing, come si suol dire.
Rivelando al pubblico metal, notoriamente machista, la sua omosessualità, che gli altri membri dei Priest hanno sempre conosciuto.
Una confessione non semplice, in un mondo abituato alle gesta di rockstar sciupafemmine e a sentir celebrare in tante canzoni le gioie dell'amore eterosessuale. Ma l'affetto che lo circonda ha prevalso.
E' un uomo che predilige le tinte forti; non solo per le scelte artistiche, ma anche per il look provocatorio, sempre in bilico fra il sado-maso e la ieraticità di un devoto alla causa del rock.
I Judas Priest hanno dato non pochi grattacapi alla censura; le Washington Wifes, associazione di mogli dei parlamentari americani, volevano censurare i loro pezzi, sempre molto espliciti in materia di sesso.
Sono stati anche coinvolti in un procedimento giudiziario (risolto a loro favore) che li accusava di aver spinto al suicidio due giovani, a causa di messaggi subliminali contenuti nel brano Better By You, Better Than Me. La solita vecchia storia.
Dopo l'uscita del granitico Painkiller (1991), vero monumento e canto del cigno del genere heavy, ha intrapreso la via solista con risultati onorevoli, passando attraverso vari progetti culminati nell'intenso doppio dal vivo Live Insurrection (2001).
Dopo, il ritorno ai Priest, che orfani del loro leader non erano più gli stessi.
Rob Halford ed i Judas Priest rappresentano un'idea della musica fatta di coerenza, sincerità, trasporto verso il pubblico e vera trasgressione.
Tutti elementi pressochè sconosciuti ai "posers" del carrozzone rock di oggi. O no?
Un genuino defender of the faith, come recita uno degli inni che i Priest hanno consegnato alla storia della musica.
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