venerdì 16 novembre 2007

Venti di guerra sul mondo

Dal Tg di oggi.
La Russia si ritira dal trattato di non proliferazione degli armamenti convenzionali.
E' una risposta alla politica espansionista degli USA, che si è manifestata fra l'altro con l'insistenza di testa vuota Bush nel portare avanti il progetto di installazione di sistemi antimissile in alcuni paesi di recente adesione alla NATO (Polonia e Repubblica Ceca).
Nel frattempo Ahmadinejad, vero pericolo pubblico internazionale (altro che Saddam Hussein), prosegue con il programma nucleare iraniano a dispetto dei richiami della comunità mondiale e facendosi forza dell'appoggio sostanziale della Russia e della Cina.
Le due potenze pensano in tal modo di controbilanciare il peso guadagnato dagli americani nell'area del Golfo Persico; anche l'India fa la sua parte, con una strategia diplomatica basata sulla cooperazione politico - economica con russi e cinesi che di fatto allontana la più grande democrazia asiatica dall'occidente.
In Pakistan il sistema di potere di Musharraf è ai ferri corti con l'opposizione di Benazir Bhutto: il paese è destabilizzato e si può facilmente intuire quanto tutto ciò sia pericoloso per gli equilibri mondiali in una nazione su cui pesa l'incognita del radicalismo islamico.
Quest'ultimo a sua volta è in piena controffensiva sia in Iraq che in Afghanistan, paese che fino ad alcuni mesi fa era relativamente tranquillo.
Dove possano portare queste crisi locali, all'interno di stati che confinano gli uni con gli altri, nessuno è in grado di dire con certezza.
La nostra epoca si caratterizza non solo per la globalizzazione, con il suo impatto rivoluzionario sugli assetti economici e sociali del mondo, ma anche per una rinascente tensione fra blocchi politico - militari.
Dopo la fine della guerra fredda si è verificato un temporaneo sparigliamento delle carte, che adesso le maggiori potenze stanno rimettendo in ordine sul tavolo per giocare una nuova partita.
Da una parte gli Stati Uniti e (almeno teoricamente) i paesi occidentali, dall'altra un asse Mosca - Pechino, che manovrano di concerto e cercano di manipolare i focolai di crisi regionale per i loro interessi.
In mezzo c'è l'estremismo islamico, variabile che sfugge al controllo e può orientare le relazioni internazionali verso scenari di difficile previsione.
E l'Europa?
L'Europa, che in virtù della sua storia e cultura potrebbe essere la forza moderatrice in grado di stemperare le tensioni ed indicare un'alternativa di dialogo e cooperazione, è un colossale carrozzone di 27 stati membri, e perciò incapace per definizione di funzionare ed elaborare strategie politiche comuni per il futuro (ed il bene di tutti).
Non c'è da stare allegri.
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