sabato 10 novembre 2007

Zaia e la chiesa di Treviso

Luca Zaia, Vicepresidente leghista della regione Veneto, è in polemica con la diocesi di Treviso. Il motivo è l'ospitalità concessa dal parroco di un comune della provincia, Ponzano Veneto, ai musulmani per la preghiera del venerdì.
Zaia ha chiesto al vescovo di intervenire per bloccare l'iniziativa. E' stato subito ascoltato, dato che il vescovo ha ribadito che non si possono usare i locali ecclesiastici per i riti di altre religioni.
Non vi sarebbe nulla di strano nella questione, se non vi fosse stata l'intromissione del politicante di turno.
Un sacerdote ha promosso un'idea che un suo superiore nella gerarchia ecclesiastica non ha approvato. La chiesa è giustamente sovrana nella sfera delle proprie attività di culto.
Allo stesso modo non vi sarebbe nulla di strano se il reggente della diocesi di Treviso avesse, al contrario, appoggiato l'iniziativa del parroco. Vale quanto detto sopra.
La nota stridente è l'intervento in una questione di fede di un esponente della Lega, che deve parte della sua fortuna politica ad una propaganda che ha sempre stuzzicato gli umori popolari. In particolare negli ultimi tempi contro l'Islam.
Non amo particolarmente l'Islam, per ragioni analoghe non amo neppure la Chiesa Cattolica; però in nome del principio "libera chiesa in libero stato" l'autonomia delle varie confessioni dev'essere rispettata.
Non si può chiedere alla chiesa di evitare indebite interferenze nella vita pubblica e poi intromettersi in questioni da cui la politica deve restare distante.
Soprattutto se ne sono protagonisti soggetti a caccia di facili simpatie, appartenenti a forze politiche che dicono di voler difendere i valori cattolici e nello stesso tempo celebrano strampalati riti neoceltici, come il versamento dell'acqua del Po nella laguna di Venezia.
Riti di sapore neopagano che rientrano nella categoria delle baracconate da quattro soldi.
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