lunedì 25 febbraio 2008

Non è un paese per vecchi. Cohen da oscar

Tre uomini. Un operaio texano, reduce del Vietnam e appassionato di caccia; un implacabile sicario psicopatico, uno sceriffo alle soglie della pensione.
Il primo si imbatte casualmente, nel deserto, in una valigetta piena di dollari, abbandonata nel luogo di un regolamento di conti fra trafficanti di droga messicani.
Il secondo (uno straordinario Javier Bardem) lo bracca per riprenderla e dissemina il suo cammino di morti, scegliendo come un Dio capriccioso chi ammazzare e chi risparmiare con il gioco della monetina.
Il terzo tenta di fermarli, o perlomeno di salvare la vita all'ostinato cacciatore, intuendo che con tutta probabilità non avrà scampo.
Questa in sintesi la trama di "Non è un paese per vecchi", il nuovo film dei fratelli Cohen tratto da un romanzo dello scrittore Cormac Mc Carthy, che proprio ieri sono stati premiati da quattro oscar.
Dentro l'involucro del genere noir (o non è piuttosto un western moderno?), i Cohen raccontano un mondo dominato dalla sopraffazione e dalla violenza efferata, dove si uccide senza una motivazione e si è smarrito il senso di tutto.
Il male trionfa, l'assassino la farà franca; come uno spettro inafferrabile andrà dietro al suo scopo insondabile: i soldi non gli interessano, farà fuori addirittura il suo committente.
Non puoi fermare ciò che sta arrivando, dice al tormentato sceriffo (Tommy Lee Jones) un suo amico, tutore dell'ordine già a riposo da tempo.
"Non è un paese per vecchi" in effetti racconta la fine dei significati, di un codice etico in cui anche il mondo criminale aveva finalità razionali.
E la data al 1980, probabilmente identificata come il momento d'inizio del nuovo mondo. Quello in cui viviamo.
Il vecchio e umano sceriffo non si capacita di quello che gli accade intorno, il paese non è più per quelli come lui.
Racconto dell'arancia meccanica americana di oggi, ma amara riflessione valida per qualunque paese moderno, dove la cronaca offre continui spunti per chiedersi come hanno potuto, com'è possibile che la morte violenta e casuale colga gli innocenti nel campus o mentre sono al volante per tornare a casa dai figli.
I Cohen dunque tornano al noir e recuperano, arricchendole ulteriormente, le atmosfere stralunate e angosciose di Fargo.
Film in magistrale equilibrio fra azione e immobilità, con silenzi che fanno esplodere la tensione e una fotografia che resta impressa, per i Cohen Bros dopo la digressione un pò discussa nella commedia (con Ladykillers e Prima ti sposo, poi ti rovino), è un ritorno in grande stile. Da oscar appunto.
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