venerdì 15 febbraio 2008

L'Italia vaticanizzata

L'ombra del Vaticano si è allungata ancora una volta sulla politica italiana e, c'è da scommetterci, influenzerà anche il futuro parlamento, qualunque sia la sua composizione e chiunque vinca.
Qualche giorno fa Ruini ha dichiarato che non si può emarginare dalla competizione elettorale un partito (l'UDC) che si richiama alla religione cattolica, o meglio che trae ispirazione dalla dottrina sociale della Chiesa; perchè significherebbe condannare all'irrilevanza i valori cattolici nella vita pubblica.
Il richiamo è evidentemente rivolto a Berlusconi che, ancor oggi, non si sa se troverà un accordo con il riottoso Casini che rifiuta l'annessione al PDL.
E' un richiamo abilmente orchestrato; Benedetto XVI non ha mandato in avanscoperta Bagnasco attuale presidente della CEI, ma il suo predecessore.
Quindi formalmente chi si è espresso lo ha fatto a titolo personale. Nella sostanza però il messaggio proviene dal vertice della Chiesa ed è chiaro.
Anche in Spagna, dove a Marzo si terranno le elezioni per il rinnovo del parlamento, la Chiesa ha fatto sentire la sua voce esprimendo l'auspicio che il Partido Popular prevalga su Zapatero.
L'ombra del Vaticano si allunga su tutta l'Europa ma in Italia, che ospita la sede del papato, il pericolo per la democrazia e il pluralismo è più serio.
Non sappiamo se Berlusconi raccoglierà l'invito dell'uomo del Vaticano, in compenso Walterone Veltroni si è già allineato.
Il PD non siglerà alcun patto elettorale con i Radicali; ufficialmente perchè il partito, nel tentativo di dare un contributo alla semplificazione del quadro politico, non intende ricreare il carrozzone di formazioni che ha distrutto l'esecutivo Prodi.
Ma se questo fosse vero non avrebbe dovuto fare un accordo nemmeno con Di Pietro. La vera ragione è che i Radicali sono invisi alla componente cattolica del PD, o come si ama dire al giorno d'oggi, a chi esprime una diversa "sensibilità" sui temi etici.
La manovra della Chiesa è un salto di qualità nel confronto perenne fra potere temporale e spirituale.
Nella prima repubblica la DC aveva saputo mantenere laicamente una certa autonomia, una certa distanza (magari a volte obtorto collo, sospirando) in diversi passaggi della nostra storia.
Ma nella seconda repubblica la Chiesa ha avuto la possibilità di entrare da primattore nel gioco politico.
Viviamo un momento caratterizzato dalla crisi del primato della politica, che si è indebolita a causa del nodo irrisolto della questione morale e a causa dell'incapacità di governare. Ogni giorno vediamo quanto sia inadeguata e inefficiente rispetto ai problemi della società.
Nel ritrarsi della politica, si libera uno spazio per questo nuovo protagonista. Ecco perchè diversi esponenti di entrambi gli schieramenti fanno a gara nel genuflettersi, pensando che la Chiesa sia effettivamente in grado di pilotare consensi.
Si genuflette anche chi nella sua interiorità è molto distante dalla fede e da un'adesione ai valori del Cattolicesimo, oppure li contraddice con prassi politiche spregiudicate e illecite.
Eugenio Scalfari sulle pagine di Repubblica li ha magistralmente definiti gli atei devoti. Io, essendo molto meno dotato di Scalfari, li chiamo sepolcri imbiancati o, più appropriatamente in qualche caso, sporcaccioni: Mastella ad esempio.
Esemplare è anche il caso di Fini, storicamente uno dei primi firmatari del partito degli atei devoti; è leader di una formazione originata dall'MSI, che invece essenzialmente ha sempre espresso un'idea di estrema destra laica.
E che dire dell'iniziativa di Giuliano Ferrara, che intende presentare una lista per la vita, per sostenere la moratoria sull'aborto proposta da Ratzinger?
Difficile capire cosa si prefigge il peso massimo della disinformazione berlusconica, ma è senza dubbio un altro ateo devoto. Dal comunismo degli anni giovanili ormai è passato dall'altra parte. Sempre comunque dove sta il potere.
Mi diverte anche lo sdegno bipartisan che i membri di quasi tutti i partiti esternano quando qualcuno critica la Chiesa, come è successo nel recente caso della contestazione della Sapienza.
Quasi tutti puntano il dito come vecchie comari di parrocchia, si scandalizzano di fronte al tentativo di mettere a tacere il papa. Ridicolo, considerando l'importanza del personaggio in questione che ogni giorno ha la possibilità di dire la sua col massimo risalto possibile.
Ma è poi vero che la Chiesa ha questa forza di condizionamento? Non ne sono affatto convinto. Non ci sono elementi chiari, precedenti elettorali, che lo facciano supporre. A me pare invece che i cattolici alla fine della fiera votino in libertà per questo o per quello.
Berlusca, subito appoggiato in un perfetto gioco di sponda da Veltroni, ha detto che i temi etici non devono entrare nella campagna elettorale.
Probabilmente i nostri Gianni e Pinotto temono che tali problematiche costituiscano variabili incontrollabili.
Senz'altro però condizioneranno il prossimo parlamento, prima o dopo la casta dei mandarini di Roma dovrà ancora un volta pronunciarsi sulle unioni di fatto, sulla libertà di ricerca scientifica e magari pure sull'aborto.
In un contesto dominato dal partito trasversale degli atei devoti, il rischio è di ritrovarsi catapultati nel passato, nel buio.
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