mercoledì 3 ottobre 2007

Eugene Hutz, un rivoluzionario dall'est

Eugene Hutz è uno dei pochi personaggi genuini ed originali del panorama musicale di oggi.
Nativo dell'Ucraina, del profondo est europeo, e' emigrato negli USA con la famiglia dopo il disastro di Chernobyl.
Ragazzo diviso a metà, come tutti gli emigranti di qualsiasi luogo e qualsiasi tempo, fra inquietudini ed incertezze va a caccia di un'identità mai completamente definita.
Ne di qua, ne di là. Canta e suona la chitarra.
E forse per questo ricerca le sue radici attraverso la musica; è il fondatore ed animatore dei Gogol Bordello, nome che è già tutto un programma.
I Gogol Bordello sono in realtà un collettivo di musicisti dal numero variabile, quasi tutti appartenenti agli ambienti dell'immigrazione russa.
Iniziano a suonare a New York, ai matrimoni degli immigrati dell'est, e a furia di strepitare e sconquassare gli strumenti si mettono in mostra. Fino ad arrivare all'agognato traguardo, l'album in studio (Voi-la Intruder). E' il 1999.
Da qui l'ascesa, fino al recente Super Taranta! (2007), anche se a tutt'oggi appartengono ancora all'underground; dubito che li vedremo mai nella top ten di MTV...ed è meglio così.
Violini, chitarra, percussioni, fiati, basso, armonica, batteria, numeri improvvisati di giocolieri sul palco, ritmi forsennati o astutamente cadenzati.
Tutto questo sono i Gogol Bordello, che recuperano la tradizione popolare slava e la abbinano, in una logica crossover, al rock nella sua accezione più immediata e punk.
Senza disdegnare magari una puntatina verso altri impensabili territori, come il reggae o addirittura le tarantelle mediterranee.
Eugene Hutz del resto non ha mai nascosto la sua simpatia per l'Italia, dove ha vissuto per qualche tempo.
I loro testi, cantati in un inglese dall'inflessione irrimediabilmente slava, sono permeati da graffiante ironia e puntano al divertimento puro. Come nella canzone Think Locally Fuck Globally che potrebbe esserne degno manifesto.
E' un bordello sonoro solo apparente, perchè vive di una regia attenta. E si arricchisce dell'istrionismo di Hutz e dei suoi compari, che dal vivo portano avanti uno spettacolo dai mille colori. L'uomo infatti si fa riconoscere, fra le altre cose, per i bizzarri costumi di scena.
Potremmo definirlo un eclettico immigrant punk (dal titolo di un altro loro brano). Difatti ha anche recitato insieme ad Eliah Wood, il Frodo del Signore degli Anelli, nel film Everything is Illuminated, dove ha interpretato il ruolo di un dj di Odessa.
Forse è solo da un crossover come questo, che sposi la ethnic music, che il rock può riprendersi dal letargo in cui è caduto.
Se è così, allora il rock non è morto.
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

"Forse è solo da un crossover come questo, che sposi la ethnic music, che il rock può riprendersi dal letargo in cui è caduto.
Se è così, allora il rock non è morto."
La penso anch'io così. In altre parole, il futuro (del rock come di tutto il resto) sta nelle mani di chi saprà trovare i fili e allacciarli...
Curiosità: sei stato al loro concerto martedì scorso (20)?

Bel post, mi è piaciuto molto.

Emanuela

Zadig ha detto...

No, non ci sono stato. Purtroppo il tempo è tiranno. Grazie per l'apprezzamento.