mercoledì 10 ottobre 2007

Tony Iommi il signore dei riff

Tony Iommi fra i guitar hero che il rock ha prodotto è uno dei più oscuramente suggestivi.
Il suo stile chitarristico è grezzo e pesante, parte da riff nervosi che restano impressi a fuoco nella memoria.
Tuttavia è in grado di decollare inaspettatamente verso sonorità aeree, cristalline e limpide che spiazzano l'ascoltatore.
Come tutti i maestri della vecchia generazione, Iommi ha robuste basi blues, che nel suo caso si fondono con evidenti influenze jazzistiche.
La sua carriera si è svolta quasi tutta all'interno dei Black Sabbath, di cui è stato l'anima creativa.
Inizia nel natio borgo di Birmingham, Inghilterra, dove si esibisce giovanissimo assieme al batterista Bill Ward con i Mithology.
La rivalità rispetto agli altri complessini locali è forte; lo è in particolare con i Rare Breed, capitanati dall'istrionico ed irrequieto cantante Ozzy Osbourne.
I due non si possono soffrire, ma finiscono per fondare i Black Sabbath (e continueranno a fare scintille), in cui reclutano il fido Ward ed il talentuoso bassista Geezer Butler.
Non prima però di aver calcato brevemente le scene sotto l'improbabile nome di Polka Tulk, preso da un negozio di vestiti indiani (era il periodo dei figli dei fiori).
Black Sabbath è anche il titolo dell'album d'esordio (1970) e della title track, che ne assurge a manifesto e li segnala subito all'attenzione.
Atmosfere cupe, gotiche, immagini horror e richiami al satanismo, concepito più come un'espediente per scioccare che come una fede realmente sentita, data la loro assodata ignoranza in materia esoterica.
Ozzy, nel suo tipico modo, ricorda che Black Sabbath voleva essere una reazione pessimistica a "tutta quella merda di peace, love and happiness che c'era in giro".
Nel giro di pochi anni si costruiscono una fama mondiale basata sugli oltraggi ed un sound particolarissimo, un'ossatura hard su cui si innestano virtuosismi ed architetture progressive.
E' il periodo più espressivo, i capolavori si susseguono: Master Of Reality, Sabbath Bloody Sabbath, Sabotage...
Dopo la pubblicazione del sottovalutato Never Say Die (1978) avvenne la rottura fra Iommi ed Ozzy, che essendo fautore di un rock semplice ed istintivo, non reggeva più lo sperimentalismo del chitarrista ed iniziò una fortunata carriera solista.
Negli anni 80 i Black Sabbath assumono un sound più definito e compatto, un heavy metal che ha dato il via al sottogenere Epic.
A causa dei frequenti cambi di formazione (persino Jan Gillan dei Deep Purple vi ha militato brevemente) diventano sempre più la band personale di Tony Iommi; la vena di una volta si è un pò persa, ma vi sono episodi pregevoli all'inizio del decennio, quando Ozzy viene sostituito alla voce dal piccolo ma grintoso Ronnie James Dio.
Dalla metà degli anni 90 inizia la stasi, l'età della pensione, interrotta da alcune riunioni della line up storica, che ha suonato ancora assieme e ha dato alle stampe il live Reunion.
Operazioni nostalgia, come se ne fanno tante, che ruotano però attorno a Tony Iommi, personaggio cruciale che ha influenzato almeno due generazioni di adepti della sei corde e compare ai primi posti in tutte le classifiche dei migliori chitarristi rock.
Sabbath rules!
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