mercoledì 10 marzo 2010

Zapata, Farinas e altri: a Cuba continua la mattanza dei dissidenti

Eccone un altro che rischia la pelle; Guillermo Farinas ha lasciato l'ospedale dove era stato ricoverato, a seguito dello sciopero della fame intrapreso per protestare contro la morte di Orlando Zapata e per chiedere la liberazione di una ventina di dissidenti.
Sulla questione degli oppositori a Cuba mi sono preso la briga di leggere gli interventi pubblicati su Latino America.
Minà e i suoi collaboratori sono battaglieri come sempre nel difendere la Revoluciòn; eppure a me i conti non tornano.
E' vero che gli Stati Uniti mettono in pratica contro Cuba una politica assai discutibile, che nonostante il passare del tempo e l'avvicendarsi dei presidenti nella sostanza non è cambiata.
Washington considera ancor oggi il Caribe e più ampiamente il Sud America come il suo cortile di casa, non ha ancora imparato a impostare i suoi rapporti con gli altri stati del continente su basi paritarie.
E' vero anche, come ricorda Minà, che sull'agguerita diaspora anticastrista dei cubani in Florida gravano sospetti (documentati e consolidati) di legami con i servizi USA e con la criminalità: Scarface è un film di gangster, ma ha il pregio di aver fotografato certe collusioni che gettano un'ombra sulla lotta di chi rivendica per Cuba i fondamentali diritti democratici. Onesti e lazzaroni finiscono mescolati assieme.
Ed è vero, ahinoi, che anche in Italia si suicidano detenuti per protesta, se non vengono ammazzati di botte come nel caso ignobile di Stefano Cucchi, su cui ho visto calare un preoccupante disinteresse da parte dei nostri media.
Però, ciò che ha scritto la stampa di regime cubana sulla figura di Zapata puzza di vecchio, è un film in continua replica o una canzone già sentita un migliaio di volte. 
Le dittature, di qualunque colore, hanno sempre descritto i dissidenti come delinquenti comuni, folli o agenti al soldo delle potenze straniere.
Sakharov era trattato come un caso clinico dalle autorità dell'Urss; Ahmadinejad ha bollato i giovani dell'onda islamica come mercenari al servizio dei governi occidentali.
La "prensa" della magnifica isola rivoluzionaria ci dice invece che Zapata era un criminale, e Latinoamerica con Alessandra Riccio rilancia, riporta, ci crede. E' una redazione di pappagalli?
Una persona dotata di medio senso critico si chiede se è possibile che una persona si lasci morire d'inedia per avere la tivù in cella; soprattutto se non è un uomo di specchiata moralità (a quanto pare Zapata aveva precedenti per reati comuni), o come scrive ambiguamente la Riccio - un muratore ribelle - insomma un soggetto lontano da una sensibilità di tipo politico.
Continuando il parallelismo con l'Italia, dovremmo pensare che i detenuti da noi si tolgono la vita per avere qualche confort, qualche gadget in più, e non perchè le condizioni di vita nelle nostre prigioni sono diventate intollerabili?
E che dire di Farinas su cui Latinoamerica opportunamente tace? La sua bio ci racconta una persona di assoluta rispettabilità: psicologo, ex militare decorato, suo padre combattè con Che Guevara.
Ammettiamo che nelle carceri cubane non si tortura e che il regime castrista non mette a morte nessuno.
Però sequestra e intimidisce, com'è successo alla blogger Yoani Sanchez, prelevata per strada e dissuasa da poliziotti maneschi dal proseguire le sue attività.
Oppure, per ridurre al silenzio i disturbatori si incarcera; Farinas e altri come lui rivendicano un fondamentale diritto umano, la libertà d'espressione, che il governo dell'Avana nega imperterrito; esattamente come nega imperterrito altri diritti, la libertà di riunione e di associazione politica su tutti, che costituiscono la base di una democrazia.
Tanto mi basta per esprimere un giudizio sulla Revoluciòn e su certi padri - padroni, da Fidel a suo fratello Raul, che i pasionari alla Gianni Minà si ostinano a difendere facendo scorrettamente un minestrone di casi che  vanno tenuti distinti.
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2 commenti:

Roberto Onofri ha detto...

Mi sono imbattuto nel tuo blog casualmente e sono felice di vedere che c'è ancora qualcuno che usa la testa. Ti correggo solo in una dichiarazione, non è vero che Cuba non manda a morte nessuno. Un paio di "balzeros" (quelli che cercano di lasciare il paese) che avevano dirottato una barca e minacciato con i coltelli i passeggeri sono stati presi, giudicati e fucilati in un batter d'occhio. Su Minà, perchè perdi tempo?

Zadig ha detto...

Non conoscevo il caso di questi due balzeros. Comunque è un'altra dimostrazione che quel regime è oppressivo e ingiusto; in questi giorni poi Raul Castro ha detto che alcuni dissidenti saranno liberati e potranno andare in Spagna con i loro familiari...Un ottimo modo per liberarsi di qualche disturbatore...
Certamente Minà non è un opinion leader in occidente ma mi disturba questa difesa d'ufficio, così retrò, di una dittatura.