giovedì 1 aprile 2010

Mentre il Caimano affonda le zanne le opposizioni si prendono per i capelli

Ricomincia la cupio dissolvi dei Democratici, i soliti regolamenti di conti tra le fazioni e i loro capi.
Ci sono troppi generali, troppi aspiranti al comando supremo in questo esercito sempre più piccolo e a corto di munizioni.
E il bello è che tutti costoro, a turno, hanno già guidato il partito portandolo inesorabilmente a sconfitte annunciate.
Arieccoli. Dopo le regionali tornano alla carica Walterone  Veltroni e Franceschini: così il partito non va. State bene tesori? Quando lo guidavate voi andava?
Mancano le idee e pure la furbizia è latitante; mentre i Berluscones stanno facendo in silenzio, nel chiuso delle loro stanze, l'inevitabile redde rationem dopo la cattiva performance del PDL,  e con la consueta faccia tosta decantano il grande successo del Centrodestra, i pidini litigano in piazza come massaie livorose.
Così la loro base elettorale, che ancora una volta è mancata all'appello, continuerà a pensare che ha fatto bene ad andare a prendere il sole; l'altro elettorato, quello che dovrebbero conquistare, continuerà a pensare che questa è la vecchia politica, quella delle correnti e delle lotte di potere (ma quale poi, visto che a ogni appuntamento elettorale perdono qualche caposaldo?).
Anche Di Pietro da una mano dall'esterno - bisogna pensare a chi sarà il leader per il 2013.
Sbagliato: prima di tutto bisogna elaborare un progetto, costruire alleanze nel mondo politico e soprattutto nella società civile, altrimenti nel 2013 la vecchia cariatide di Arcore vincerà ancora perpetuando l'incubo nel quale ci troviamo.
Il Caimano. Non era ancora finito il conteggio delle schede che già annunciava le cosiddette riforme e infatti sta portando avanti il DDL sul lavoro che Napolitano ha rimandato indietro.
Poi arriverà il bavaglio alla giustizia e poi il progetto scellerato dell'elezione diretta del premier o del capo dello stato. E chissà cos'altro.
Intanto dall'altra parte si prendono per i capelli e si ficcano le dita negli occhi.
Bersani si affanna, non senza qualche ragione, a dire che si può parlare di un risultato non soddisfacente, ma non di una disfatta, e i suoi critici, che non digeriscono di aver perso il careghino al congresso, invece dicono che è stata una Caporetto. Sono dei veri geni.
Così come si sono dimostrati dei geni, questi bolsi capifazione, nella scelta delle candidature e nella gestione della campagna elettorale. Fosse dipeso da loro la Puglia a quest'ora sarebbe in mano ai Berluscones.
Grazie a loro, alla scelta di quel vecchio arnese di Loiero, la Calabria è passata agli avversari.
Grazie a loro la Bonino ha perso il Lazio e la povera Pezzopane, che si è spesa così tanto per la gente dell'Aquila e meritava la rielezione, è andata a casa.
E' inutile mandare in tivù le faccine pulite dei giovani se poi quelli che conducono il gioco (e sempre più male) sono i soliti noti. Gente sulla scena da trent'anni, cresciuta nella nomenklatura democristiana e comunista, lontanissima dal paese, dall'oggi.
Gente che non ha ancora capito che deve ritirarsi o perlomeno stare zitta per non aggiungere danno a danno. Intanto il Caimano sorride e affonda i denti nel corpo del paese.
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