mercoledì 21 novembre 2007

Il populismo di Berlusconi

Berlusconi ne ha fatta un'altra. Nel corso della battaglia per la leadership del Centrodestra pareva ormai messo all'angolo ed in attesa solo del colpo del KO, dopo la sconfitta del tentativo di far cadere il governo. Però con una mossa imprevista ha rimesso tutto in discussione.
Ha sorpreso gli alleati, annunciando in piazza a Milano la volontà di sciogliere Forza Italia per costituire un nuovo partito.
Il messaggio di domenica scorsa è duplice; è ad uso e consumo dei partner insofferenti come della sua base interna.
Io l'ho fatta ed io la distruggo...ha ribadito una volta di più che Forza Italia non è tanto un punto di riferimento per l'elettorato moderato, quanto piuttosto una sua creatura di cui resta il padrone indiscusso.
Forza Italia fin dalle origini è un partito azienda, diretta emanazione dell'impero economico del cavaliere, o se vogliamo un'organizzazione berlusco-centrica dove quadri e militanti sono sostanzialmente dipendenti che devono adeguarsi alle linee dettate dal vertice.
Lo ha indirettamente confermato lui stesso: ho deciso di sciogliere Forza Italia in solitudine, ha detto.
Immagino lo smarrimento dei collaboratori ed assistenti vari...io non ne sapevo niente! D'altra parte il sovrano assoluto non condivide le scelte con la corte, ma le comunica semplicemente il suo volere. Il lacchè è tale, perchè conta poco o nulla.
Forza Italia si conferma essere un "monstrum" che (fortunatamente) non ha termini precisi di paragone nei sistemi politici occidentali.
E questa è una delle ragioni per cui Berlusconi è guardato con diffidenza, se non con antipatia bipartisan, dai partiti e dall'opinione pubblica degli altri paesi europei.
L'altra è l'uso spregiudicato e talvolta illegale, a fini personali, della funzione di governo che ha caratterizzato la sua permanenza alla guida dell'Italia, a richiamare sinistramente nell'immaginario occidentale lo straripante Citizen Kane di Orson Welles o l'eclissi dei valori democratici.
Berlusconi negli ultimi anni ha cercato sempre di più un contatto diretto con la base dei suoi militanti e con tutto l'elettorato di Centrodestra.
Scavalcando a piè pari le consuetudini ed i passaggi tradizionali della politica, in una logica nettamente plebiscitaria.
Il cavaliere fa leva sulla demagogia e su argomenti inverosimili di propaganda per mantenere lo scettro.
Domenica, al grido di " basta coi parrucconi!" (proprio lui parla, che ha fatto il trapianto di capelli) si è rivolto al popolo per denunciare il teatrino della politica, per far vedere che lui non ne fa parte ma è onesto nelle intenzioni, nella volontà di fare il bene del paese.
Berlusca cerca di riprendersi il ruolo di campione dell'antipolitica, dell'antisistema, contro l'usurpazione di Beppe Grillo.
Si propone come alfiere del nuovo che avanza. E' l'ennesimo gioco di prestigio del vecchio illusionista che, come sa bene chi ha un minimo di senso critico, è invece uno dei pilastri del sistema di potere che da quindici anni manda in rovina il nostro paese.
L'interprete principale a 70 anni suonati di un teatrino di cariatidi, come ad es. Dini, che non vogliono lasciare la scena.
Preoccupa l'atteggiamento di chi cerca, su premesse truffaldine, di mobilitare la piazza contro governo e parlamento per spingerli ad andare a casa.
Il populista Berlusconi se ne infischia delle regole della democrazia rappresentativa, quella dei parrucconi, perchè (così crede) il popolo è con lui. Randella, con abili operazioni mediatiche od incitando la folla, chi non si allinea.
Chi stia veramente dalla sua parte resta però un mistero della fede; a sentire gli efficienti agit-prop forzitalioti come Bondi, il cavaliere Domenica ha raccolto 7 milioni di firme contro Prodi.
Il cittadino di senso critico di cui sopra però si domanda: come poteva Bondi, con le operazioni di firma ancora in pieno svolgimento, ad avere un dato pressochè definitivo? E chi conta le sottoscrizioni per attestare che è un numero reale?
Berlusca ed i suoi servitori sono fatti così: inattendibili come le televendite di pentole o i reality delle reti Mediaset. Ci sarebbe da ridere, se non fossero in gioco le sorti della democrazia italiana.
Bookmark and Share

Nessun commento: