mercoledì 9 luglio 2008

No Cav Day After, il giorno dopo


Ieri a Roma si è ritrovata in piazza l'Italia che protesta; secondo alcuni quella dei cattivi, quella del qualunquismo a prezzi di saldo, quella che sta insieme solo in nome dell'anti, soprattutto dell'antiberlusconismo.
L'Italia che offende senza ragione, l'Italia irresponsabile che ci porterà dritti dritti, se la lasceremo fare, al Fascismo, definito da qualcuno Fascismo culturale, qualsiasi cosa voglia dire questa singolare espressione.
Tutti a dare addosso a Di Pietro, che ha regalato il proscenio a Grillo e alla Guzzanti, nemici pubblici numero uno del nuovo millennio.
Ma sì, certi toni, le critiche e le colorite invettive rovesciate addosso a Napolitano e a Ratzinger potevano essere evitate.
Una manifestazione di opposizione deve essere guidata dalla ragione, altrimenti rischia di ridursi a verso inarticolato e rimane un frutto sterile.
O corre il rischio di essere raccontata dai media in servizio permanente del potere in questi termini, oscurando i messaggi e i concetti precisi che sono stati espressi.
Però ieri abbiamo avuto l'ulteriore conferma, se ancora ce n'era bisogno, che viviamo in un paese anormale. Ma non perchè la Guzzanti offende Ratzinger o Grillo ritorna a chiamare Napolitano Morfeo.
L'anormalità di casa nostra deriva in primo luogo dalla presenza di Berlusconi come primattore della politica italiana.
E' il Berlusconismo, l'intossicazione portata nella vita pubblica italiana dal conflitto di interessi del cavaliere ad avvelenare tutto e a rendere impossibile usare toni normali di dialettica.
E' il conflitto d'interessi che ormai non si riesce più a nascondere come la monnezza napoletana; l'uso spregiudicato e illecito del potere che ha fatto definire Berlusconi in una biografia redatta per il G8, personaggio controverso in un paese di corrotti.
Il colpevole è un giovane appena assunto nello staff USA. Beata la purezza e la sincerità della gioventù.
Ed è poi la situazione drammatica in cui versa il nostro disgraziato paese a surriscaldare l'aria, a creare il nostro particolare effetto serra.
Mentre Berlusconi, per citare il molisano umorale, ha ricominciato a farsi i cavolacci suoi, l'Italia arranca sotto il peso di una crisi complessa, che è insieme finanziaria, economica e istituzionale; un mix esplosivo che rende molto più difficile rispetto ad altri momenti del passato individuare una via d'uscita.
Soprattutto se sul ponte di comando c'è la peggiore classe dirigente dell'occidente, che a dispetto di sondaggi addomesticati citati a ogni occasione, è ben poco stimata dalla gente. Perchè ha imparato a conoscerla a proprie spese.
Mentre Berlusconi cerca ancora una volta gli espedienti per non farsi processare o per evitare che Retequattro vada sul satellite, la giustizia per i comuni mortali continua a non funzionare e negli ospedali si continua a morire.
I consumi languono perchè la gente non ha più soldi, le esecuzioni immobiliari crescono, le case restano invendute, disoccupati e precari aumentano.
Tremonti mani di forbice taglia servizi e prestazioni; le forze dell'ordine, alla faccia del bisogno di sicurezza dei cittadini, si ritroveranno con soldi e mezzi in meno.
La scuola fa pietà, i giovani ricominciano a emigrare come i loro nonni, il carburante ha raggiunto il fantastico prezzo di 1,55 euro al litro.
Alitalia è un malato terminale tenuto in vita a spese di tutti, regioni come la Campania e la Calabria sono alla mercè della criminalità come mai forse è avvenuto in passato.
Ecco da dove nasce l'Italia furibonda che ieri si è riunita in piazza a Roma, l'Italia dei presunti qualunquisti.
La parte del paese che anche secondo la mammola ipocrita Veltroni viene identificata come il male da colpire, da isolare.
E' la parte del paese, destinata a crescere, che semplicemente non ne può più, e che si preoccupa per le sorti della democrazia. Bene prezioso e insostituibile in forte pericolo.
Basti pensare, bloccaprocessi o lodo ad personam a parte, alla sordida operazione per oscurare le intercettazioni, su cui c'è un consenso bipartisan.
Le intercettazioni senza le quali avremmo ancora Moggi e Fazio fra i coglioni, le intercettazioni temute dai suini grufolanti nei palazzi del potere perchè porterebbero alla luce i loro maneggi.
Anch'io mi sento parte di questa Italia, che magari ogni tanto la fa fuori dal pitale, ma ha ragione da vendere.

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