lunedì 23 marzo 2009

AN, ultima fermata: il congresso delle bollicine


Alleanza Nazionale è arrivata al capolinea, ieri ha chiuso il suo ultimo congresso; tutti nel PDL, la creatura voluta, organizzata e imposta dal Cavaliere.
Probabilmente si tratterà dell'ultimo congresso in assoluto visto che il nanetto di Arcore, a causa della sua nota idiosincrasia per tutti i momenti di confronto democratico e di dibattito, non ne ha mai indetto uno che sia uno. Affari loro.
Credo che il commento migliore sia stato di Alessandra Mussolini; 'a nipote, al cronista che le chiedeva se si trattava di una nuova Fiuggi, ha risposto - Macchè Fiuggi, al massimo è una Ferrarelle, nè liscia nè gassata - E' proprio così.
Gli uomini della destra hanno spento la luce e chiuso la porta senza nessun coinvolgimento emotivo, hanno messo le firme a un verbale e se ne sono andati. Formalità sbrigata.
Nel 1995, quando nacque Alleanza Nazionale, invece ci fu ben altro travaglio e dibattito; commozione, polemiche, defezioni dei fascioni duri e puri come Pino Rauti, che lasciarono la nuova creatura di Fini, La Russa & Co. per inseguire il sogno imperituro del Fascismo, come avevano fatto quattro anni prima i sostenitori dell'ortodossia comunista alla Bolognina.
La parabola di AN e soprattutto la sua fredda, burocratica conclusione, è un paradigma di questa Seconda Repubblica dove i partiti sono svincolati non solo dalle ideologie, ma anche da un qualsivoglia patrimonio di valori autentico.
Si tratta di semplici aggregazioni di interessi, di oligarchie autoreferenziali, di stati maggiori che stanno insieme, pur odiandosi appassionatamente, per esercitare il potere e allungare le mani sulla cosa pubblica e la vita dei cittadini.
Non sta nascendo il partito degli italiani o per gli italiani, come recitavano gli striscioni visti in tivù, ma l'ennesimo partito interessato soprattutto a comandare e disporre sulla testa degli italiani.
Da questo punto di vista il discorso di commiato di Fini, colui che a Dicembre 2007 aveva definito l'idea berlusconiana di un partito unico del Centrodestra le comiche finali, è un pò patetico.
Patetico perchè ha cercato di dire ai suoi, che vorrebbero da tempo defenestrarlo per ingraziarsi definitivamente il padrone del vapore, di non disperdersi nel grande mare azzurro del PDL, ma al contrario di restare uniti per portare avanti i valori di Alleanza Nazionale.
Ha fatto un discorso imperniato sui valori a una platea di politici già da tempo comprati da Berlusconi e interessati soprattutto a una cosa: ricavarsi un posto al sole nel cortile del potere. E' stato un congresso di bollicine: evanescente.

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