martedì 20 maggio 2008

Iron Man: sugli schermi un altro eroe Marvel

Anche Tony Stark alias Iron Man si aggiunge alla lista dei supereroi Marvel proposti da Hollywood negli ultimi anni.
La regia è di un nome secondario (John Favreau), a dimostrazione che in questo filone non conta più di tanto chi dirige, quanto la capacità strettamente tecnica di gestire il set.
Sam Raimi, che ha diretto il trittico su L'Uomo Ragno e Ang Lee, che si è cimentato con Hulk, sono eccezioni.
Tecnicamente parlando è un film riuscito; ritmi adeguati, grandi effetti speciali, attori sempre in linea.
E ci mancherebbe visto che parliamo di Robert Downey Jr., Gwyneth Paltrow e del vecchio Jeff Bridges, convincente al punto giusto nella parte del cattivone di turno.
Qualche aggiornamento inevitabile alla trama del fumetto, che storicamente è una delle prime creazioni Marvel (metà anni 60).
La genesi di Iron Man non avviene durante la guerra del Vietnam, bensì in Afghanistan. Il belloccio, godereccio e geniale miliardario Tony Stark, patrono delle Stark Industries che figurano fra i principali fornitori del Pentagono, viene sequestrato da una banda di terroristi (i Dieci Anelli), che è la fotocopia di Al Qaeda.
Gli eventi drammatici a cui è sottoposto gli faranno capire che la vita non è un gioco.
Incontra un medico che lo salva dalle gravi ferite riportate, innestandogli un apparato che tiene lontane dal suo cuore le schegge che altrimenti lo ucciderebbero.
Lo aiuta poi a costruire il primo rudimentale propotipo di armatura tecnologica per sfuggire ai suoi carcerieri e muore nello scontro.
Tornato a casa, Stark manifesta l'intenzione di convertire le sue industrie a produzioni pacifiche e realizza il secondo prototipo dell'esoscheletro più famoso della storia dei comics, per mettersi al servizio del bene.
Da qui lo scontro con Jeff Bridges, cinico manager dell'azienda e suo vecchio mentore, che cerca di farlo fuori utilizzando un altro micidiale prototipo costruito per l'occasione.
Rispetto a pacchianate come I Fantastici Quattro Iron Man scorre bene; i dialoghi e l'incedere sono asciutti, i personaggi credibili, approfonditi quanto basta.
Tuttavia è un prodotto destinato al grande pubblico; la trama accontenta un pò tutti. Un accenno critico all'industria bellica e contemporaneamente una visione positiva dei militari impegnati nel peace - enforcing all'estero.
Comunque nel complesso un buon film.

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