lunedì 5 maggio 2008

Verona capoccia del fascismo infame

Verona cuore nero dell'Italia morta, Verona capoccia del fascismo infame.
Le viscere della storia rigurgitano il loro veleno.
Verona elegante e benestante, andava alle urne col naso turato.
Votava la balena bianca perchè altro di più a destra non c'era.
I neri erano carogne confinate nelle fogne.
Ora è libera di alzare il suo vessillo, marcia dietro la croce e la svastica.
Contro tutti i diversi, i non ammessi al salotto bello della sua ricchezza.
A Verona puoi morire perchè hai i capelli un pò più lunghi,
perchè la tua pelle è troppo scura per lo standard bianco latte padano.
Perchè non indossi gli abiti ricoperti dalle patacche delle griffes esposte nelle vetrine del centro.
Verona dalle tante chiese in un Veneto deserto della fede.
Dove il sabato sera lasci la moglie a casa e vai sulle statali del sesso mercenario,
a infilare la tua voglia fra le gambe delle minorenni dell'est,
umiliate e sfruttate.
Quelle che hanno l'età di tua figlia.
O a farti infilare il cazzo nel didietro da un viado.
Quello che non vorresti mai che fosse tuo figlio. Pitosto lo copo.
E il giorno dopo in chiesa, oppure in seggio a votare Lega o Berlusconi.
Perchè xe ora de finirla co 'sti immigrati Dio can!
Gli immigrati che lavorano in nero nei nostri cantieri,
al soldo di imprenditori evasori fiscali.
Che muoiono o rimangono storpi per costruire le nostre case,
che finiscono triturati dai macchinari delle nostre fabbriche.
Verona della finzione della gente per bene, è cristiana senza Cristo.
Ama il prossimo tuo diventa odia il prossimo tuo.
Tolleranza e rispetto sono parole dimenticate in fondo ai Vangeli.
I figli dell'elite girano per le strade picchiando e offendendo,
a volte ammazzano.
I figli della Verona bene sono morti prima di diventare adulti.
Li hanno uccisi i genitori.
Quelli che in casa brontolano con la sinistra di merda, quelli che quando c'era lui si stava meglio.
Quelli che sbuffano il 25 Aprile, trasformata dal revisionismo nella festa dei comunisti.
Quelli che non avrebbero mai immaginato, mio figlio è un bravo ragazzo,
non può essere.
Non vedono i poster di Hitler in camera o i volantini forzanovisti sul comò.
Quelli che quando arriva la Digos fanno sparire il coltello o la mazza.
Perchè un figlio è sempre un figlio.
Ogni scarrafone è bello a mamma sua.
Quelli che ricorrono contro la bocciatura del liceo,
il ricorso che i loro padri non si sarebbero mai sognati di fare.
Ciao vado allo stadio a gridare qualche slogan razzista, a fare buuu al calciatore negro di turno.
Torno per cena, se non finisco alla casa circondariale per aver accoltellato un ispettore.
Forse mi candido alle elezioni con Tosi che l'è tanto un bravo toso.
E magari riesco a fare l'assessore, la città ha bisogno di una svolta.
Verona assomiglia a tante altre città del Veneto e d'Italia.
A Treviso dove agli immigrati bisogna prendere le impronte delle mani, dei piedi e del naso. Gentilini dixit.
Ai comuni delle ordinanze dei sindaci, inutili come le grida manzoniane.
A Roma dove gli skins deturpano la lapide delle Fosse Ardeatine
per festeggiare Alemanno.
Ai tanti luoghi dell'Italiotta ridicola e trombona,
che si pasce della retorica dell'assessore che vuole mettere i pitbull fuori dalle scuole.
Dove si organizzano le ronde notturne dei volenterosi per pattugliare le strade.
E la polizia non ha mezzi.
Dove si sottovaluta la bestia fascista... Magari a qualcosa serve.
L'Italiotta rincretinita e suggestionata, che oggi blatera di regole.
Di legalità da imporre allo straniero
e intanto non riesce a dare il buon esempio.
E manda al governo il principe dei corruttori.
Quel tale che ha manipolato le leggi per aggiustarsi i processi, quel tale che per interposta persona dice che Mangano il mafioso è un eroe.
L'Ipod Nano che assieme agli onorevoli colleghi di ogni estrazione ha indultato all'inverosimile.
E ora gli onorevoli banditi parlano di tolleranza zero.
Quel tale di Arcore che è responsabile dello sfascio della giustizia,
lasciata senza soldi e leggi efficaci.
Un sistema fatto per macinare acqua. Fatto da lui.
L'Italiotta sfasciata aspetta, senza un'idea sensata del che fare,
un altro bravo ragazzo.
Pronto a uccidere qualcuno per applicare gli slogan dell'odio.
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