martedì 28 aprile 2009

Caso Fiat, il commissario europeo ha ragione


Non capisco perchè si scaldano tanto i vari Berlusconi, Frattini, Scajola; Il commissario europeo all'industria ha detto semplicemente quello che pensano in tanti.
Non solo gli esperti in materia ma anche il cosiddetto uomo della strada come il sottoscritto. Dove li trova la Fiat i soldi per rilevare la Opel?
La controprova è che l'accordo con Chrysler a quanto pare si chiuderà senza che l'azienda di Torino versi un cent.
L'ipotesi più accreditata delle ultime ore è che la maggioranza delle azioni vada ai lavoratori rappresentati dal loro sindacato, una quota pari al 35% a Fiat e il restante 10% allo stato americano.
Il Board della Fiat già giorni addietro aveva messo in chiaro con Marchionne che il matrimonio con la "piccola" delle case automobilistiche americane s'aveva da fare, ma senza esborsi di denaro.
Cioè tecnologie ed Expertise varia contro azioni e possibilità di penetrazione nei mercati dove Chrysler è presente; data la situazione dell'azienda di Torino, l'accordo migliore possibile.
Perchè il problema di mamma Fiat è che la sua ristrutturazione, per quanto di successo grazie all'abilità di Marchionne e dei manager di cui si è circondato, non è ancora consolidata. Fiat è come un malato guarito ma a rischio ricaduta, tanto più che i numeri del settore auto a livello globale in questo momento variano dal brutto al pessimo.
Fiat inoltre è sempre stata una delle più piccole case automobilistiche mondiali e anche in condizioni finanziarie e di mercato normali difficilmente avrebbe potuto portare a termine un'operazione così impegnativa.
Onore al merito a Marchionne senza il quale la nostra Italietta, affollata di raiders e imprenditori pezzenti e ammanicati con la politica, avrebbe già perso da un pò la sua presenza nell'automotive. Ma il dubbio che si stia per fare un passo più lungo della gamba è legittimo.
La nostra imprenditoria ha una triste tradizione di timonieri e investitori che hanno rilevato aziende senza avere i soldi creando pasticci, con il silenzio o la complicità dei politici. Da Colaninno a Toto, da De Benedetti a Tronchetti Provera gli esempi negativi si sprecano.
Berlusconi e i suoi collaboratori hanno una bella faccia tosta a lamentarsi con l'Unione Europea delle parole del commissario Verheugen; bisognerebbe ricordargli la strenua difesa che hanno fatto di Fazio quando si è scoperto che tramava per impedire alle banche straniere di rilevare BNL e Antonveneta.
Oppure ricordargli le scorrettezze e le indebite ingerenze commesse a danno di Air France, quando nel 2007 voleva rilevare Alitalia con un'operazione di mercato trasparente e conveniente (soprattutto per i contribuenti italiani). O ancora ricordare a Berlusconi il provvedimento sull'IVA delle Pay TV di qualche tempo fa, che ha finito per danneggiare Sky principale concorrente di Mediaset.
I principi valgono sempre, non solo quando torna comodo; ovvero in questo caso per accreditare nell'opinione pubblica italiana (se esiste ancora) l'immagine di un paese che la sfanga nonostante la recessione e ha aziende in grado di fare shopping nel mondo, un'immagine di cui l'esecutivo berlusconiano, il governo del fare, intende giovarsi per fare indirettamente bella figura.
E' vero che il commissario Verheugen non aveva titolo per parlare dell'argomento, dato che le acquisizioni e le fusioni fra le imprese sono di competenza del commissario alla concorrenza, non di quello all'industria.
Può anche darsi che abbia parlato per motivi nazionali, ma in fin dei conti non ha fatto altro che esprimere una sfiducia largamente condivisa verso l'Italia, la cui immagine internazionale è compromessa dagli scandali che periodicamente investono sia la politica che la gestione delle aziende di casa nostra.
Non è colpa di Verheugen se l'Italia è il paese dei furbetti del quartierino o la terra dei cachi.
Dispiace semmai che di tutto questo faccia le spese Marchionne, che ha dimostrato di essere un'eccezione nel panorama nazionale: uno dei pochi manager di livello internazionale con progetti industriali veri. Lui è l'unico ad avere motivi fondati di irritazione.
Berlusconi e i suoi dovrebbero tacere, ma com'è noto la parola pudore non è contemplata dal loro vocabolario.

Bookmark and Share

Nessun commento: