venerdì 24 aprile 2009

Un nuovo libro su Stalin: dibattito inutile

Il 10 Aprile Liberazione ha pubblicato la recensione a un nuovo libro su Josif Stalin - Stalin, storia e critica di una leggenda nera (D. Lo Surdo).
Il libro e soprattutto la recensione fattane hanno scatenato il vespaio delle polemiche nell'area comunista, con la netta presa di distanze dei redattori del quotidiano.
Il saggio intende rivedere e ribaltare l'immagine classica del dittatore sovietico, che è stato equiparato a Hitler dalla storiografia contemporanea e dall'opinione dominante.
La tesi fondamentale è che la vicenda staliniana è stata dipinta a tinte fosche (una leggenda nera per l'appunto), perchè è stata condizionata dalla contrapposizione ideologica fra est e ovest.
Di qui l'immagine eccezionalmente orribile, la fama talvolta immeritata di dittatore sanguinario e psicopatico di Stalin.
Interessante il riepilogo sul libro ho trovato qui; mi pare preciso e attendibile e muove una critica decisa all'autore (attenzione, una critica dall'interno della sinistra radicale).
In sintesi le azioni di Stalin vanno storicizzate e contestualizzate; agì in un certo modo per reazione ai pericoli esterni che minacciavano l'Unione Sovietica, la rivoluzione socialista che si era faticosamente affermata. Uno stato di necessità.
Si possono anche spiegare in secondo luogo per un limite filosofico del Marxismo - Leninismo, che non riusciva a comprendere e tollerare il particolare, le eccezioni, e perciò tendeva a travolgerle.
In effetti questo mi sembra il punto decisivo per formulare un giudizio non solo su Stalin ma su tutta l'esperienza storica del Comunismo.
Il Comunismo come sull'altro lato il Nazifascismo, era un'ideologia totalizzante, una dottrina universalistica che voleva uniformare e semplificare tutta la complessità dell'esistenza umana e delle articolazioni sociali.
Pretendendo nel suo messianismo di divulgare al mondo la Verità, non poteva per definizione, per presupposto logico - filososofico, tollerare la diversità qualunque essa fosse: una minoranza etnica riottosa, una posizione dissenziente nel partito o una variazione delle politiche messe in pratica in uno dei paesi fratelli dell'URSS, tanto per citare qualche esempio.
Chi pretende di conoscere la verità, il bene, cerca di imporlo a tutti; chi resiste è il male e quindi va eliminato.
In altri termini era l'impalcatura teorica del Marxismo - Leninismo ad essere pericolante, ad avere un baco o un germe che hanno generato mostruosità infinite e hanno poi decretato la fine dei sistemi comunisti.
Se anche fosse vero che la personalità di Stalin non era così disturbata come ci è stato raccontato da una propaganda di parte (ma onestamente molte delle sue azioni non trovano una spiegazione diversa), era comunque l'ideologia che lo aveva formato a spingerlo a certe scelte. Questo basta per condannarlo e ritenere il Comunismo un esperimento fallito in partenza.
La rivalutazione di Stalin non ha alcun senso e sconcerta chi crede nella prevalenza assoluta dei valori umani sui fini politici, in qualunque frangente della storia. Non sono accettabili relativizzazioni.
E' un ripescaggio che, pur avendo diverse motivazioni, di fatto assomiglia a quello che si sta operando nella Russia neozarista putiniana.
E' una riscrittura che nei fatti avvicina certi maestri di pensiero alla loro controparte nera (vedi Nolte o Irving). Un dibattito inutile che allontana la sinistra radicale dal futuro.

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