martedì 14 luglio 2009

La Bollywood di Bossi

A Milano è stato tagliato il nastro al Polo della Cinematografia Lombarda. I militi in camicia verde raggiungono un obiettivo importante: la Padania avrà il suo cinema. Stop al colonialismo culturale di Roma e del sud.
Rincara la dose il dotto Castelli con la Garzantina 2009 sotto il braccio: basta col romanesco, ascoltare attori che lo parlano in ogni contesto geografico è insopportabile.
Nella mia memoria non riesco a trovare film in cui la gente del nord viene insultata, ma fa niente.
Al massimo ricordo qualche vecchia commedia dove ai nordici, in particolare ai miei conterranei veneti, veniva riservata la parte del carabiniere tonto, che è speculare ai ritratti fortemente caricaturali dei siciliani mafiosi o dei campani imbroglioni di altri film del genere.
Non riesco nemmeno a ricordare film dove attori del nord (addirittura altoatesini) parlano in romanesco, dev'essere soltanto un incubo ricorrente nelle notti di Castelli. Si tranquillizzi un pò.
Fine di Un Posto al Sole degli odiati napoletani, quelli colerosi per dirla con Salvini che è un altro raffinato esponente leghista; largo a Un Posto nella Val Brembana, Anche i Bellunesi Piangono e a qualche Dallas nostrana con i re dell'industria bresciana come protagonisti.
Ci siamo sorbiti diversi telefilm sui marescialli dei carabinieri, Nonno Libero e così via, che hanno raffigurato un'Italia buonista da strapaese di cui è dubbia la reale esistenza.
Ci siamo sorbiti tonnellate di sceneggiati dedicati a preti, suore, vescovi, papi, perpetue e sacrestani, adesso arriverà il turno delle produzioni sul Nord, sulla bella storia padana amata da Bossi. Un cinema in dimensione etnica.
E' già in gestazione una fiction su un fraticello del seicento che diede conforto morale ai viennesi assediati dai turchi. Ovvero l'occidente assediato dai cattivoni islamici: tema di stringente attualità nell'ottica della Lega.
Si perpetua la tendenza italiana a strizzare l'occhio al potere, a strumentalizzare il racconto del paese per finalità di parte.
O l'agiografia della Chiesa e del mondo cattolico o quella delle genti virtuose del Nord, lo spettatore non ha scampo, dipende da chi comanda. Non ha scampo e non impara granchè.
Nessun film lumbard riuscirà a farmi amare le terre del nord come lo splendido Novecento di Bertolucci (parmense doc). Castelli l'ha visto?
O come il Viaggio sul Po di Cesare Zavattini (nato reggiano). Bossi sa chi è?
La cinematografia del nord esiste già e ha dato un contributo eccezionale alla cultura di questo paese.
I leghisti si ripassino Ermanno Olmi da Treviglio o Carlo Mazzacurati da Padova, tanto per citarne due. Esiste già una tradizione di attori del nord: Bentivoglio, Tognazzi, Accorsi, Pozzetto e così via.
Intanto, nella speranza vana che si sforzino di approfondire meglio certi argomenti per evitare di dire sciocchezze, i militi della Lega hanno trovato la loro Bollywood, che presumo sarà finanziata coi soldi dei contribuenti. All'italiana, anzi potremmo dire alla romana.
E infine diciamolo: Massimo Boldi è una schiappa, Alberto Sordi un fuoriclasse, con buona pace dei lumbard.

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