venerdì 14 marzo 2008

Cuba, la farsa continua

La dittatura cubana, dopo il cambio della guardia tra Fidel e suo fratello Raul, ha deciso di aprirsi al mondo moderno.
Mentre Fidel, dopo una vita di monumentali arringhe sui palchi si sta dedicando alla scrittura (facile immaginare la pubblicazione di una altrettanto monumentale autobiografia), è stato annunciato che presto sarà possibile acquistare legalmente computer e lettori DVD e che, udite udite, si potrà addirittura possedere televisori con schermi oltre i 24 pollici.
Se i primi due divieti avevano una logica (un computer, magari collegato a Internet, o un DVD possono diffondere contenuti sconvenienti per la propaganda di regime), resta incomprensibile il terzo, ma tant'è pure quello è stato tolto.
Il paese delle esauste auto - dinosauro che hanno lo stessa tutela riconosciuta a certe specie animali, dove tutto è "sgarruppato" e resta insieme per misericordia, si apre alla civiltà multimediale.
Comunque non si potrà accedere a Internet e resta il divieto di possedere cellulari, merce rara riservata ai funzionari di partito e agli stranieri. Troppo pericoloso hablar e troppo pericoloso navigar nel mare delle informazioni in rete.
Resta da capire che se ne faranno di queste concessioni i cubani, la cui esistenza da decenni è scandita dalle tessere del razionamento e spesso non hanno i quattrini per comprarsi un paio di scarpe, figurarsi per comprare i meravigliosi gadgets elettronici liberalizzati dal regime.
Nel frattempo, le tessere del nuovo potere cubano sono state messe al loro posto; il nuovo leader Raul Castro ha spostato Tizio di qua e promosso Caio di là. Comunque tutti vecchi personaggi già appartenenti alla nomenklatura cubana.
Qualche volto nuovo, qualche promessa di riforma: senz'altro questo speravano i sudditi del regime, ma per ora niente da fare.
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

E’ finito il socialismo a Cuba. Potete crederci, lo dice Vittorio Zucconi su Repubblica di oggi: “E’ l’elettricità ad annunciare la fine ormai inevitabile dell’ultima isola rossa del mondo”. E nelle pagine interne esultano i soliti Omero Ciai e Carlos Franqui.
Che è successo di tanto clamoroso? Che il governo cubano ha autorizzato l’acquisto di computer e lettori DVD.
Tutto qui? Direte voi. Sì, tutto qui. I cubani chiedono una qualità della vita un po’ più ricca, anche di beni di consumo, e il governo autorizza la vendita di computer e DVD.
Ad Haiti o in Ruanda non ce l’hanno il computer, né chiederebbero di poterselo comprare. Anche se avessero qualche dollaro lo spenderebbero per non morire di fame o per comprarsi qualche medicina.
A Cuba invece, paese che farebbe la fine di Haiti e del Ruanda se dipendesse da Omero Ciai o dai simpatici vicini del nord, il problema della gente è comprarsi il computer o il DVD.
Gabriele Carchella, una nuova entry del Tirreno, si affretta a spiegarci che il computer “resta per i cubani un perfetto sconosciuto”. Manca solo che ci racconti che per le strade dell’Avana la gente si veste con pelli di leopardo e per vivere caccia brontosauri.
Peccato che in ogni classe di ogni scuola cubana c’è un computer e il livello di alfabetizzazione informatica dei cubani è senz’altro più alto di quello degli italiani.
Ma si sa, internet è proibita... Beh, fate questa prova, andate su un sito di amicizie e chat come ce ne sono tanti in rete, per esempio www.latinamericancupid.com, e guardate se ci sono o no cubani. Forse sono inserzioni vecchie e li hanno già arrestati tutti, o sono tutti della polizia segreta del regime...
Infine il must di questi ultimi tempi: Cuba sta seguendo il modello cinese, libertà economica e niente diritti civili. Vagli a spiegare che il modello cinese ha come presupposto fondamentale la libertà di impresa e il mercato selvaggio e questo a Cuba non ci sarà mai, a parte il fatto che in Cina lavorano da schiavi e ci sono le esecuzioni di massa in piazza (ma questo non impedisce ai paesi “democratici” di intrattenere normali rapporti diplomatici e commerciali con Pechino).
Ci sembra che questi giornalisti non dovrebbero scambiare i loro desideri per realtà. La libertà di comprarsi un computer non ha niente a che vedere con la reintroduzione del capitalismo, che i cubani non vogliono, ma è solo un modo di permettere alle famiglie qualche bene di consumo in più. Non ci vediamo niente di male.
Ma poi se bastava dare i computer ai cubani per sconfiggere il socialismo, perché c’è l’embargo? Perché allora gli Stati Uniti non hanno inondato l’isola di lavatrici, o magari di collanine di perle come si faceva una volta con i selvaggi? Mistero...
Certo, il governo cubano sbaglierebbe se pensasse di risolvere i problemi della vita quotidiana solo consentendo a chi può permetterselo di riempirsi di beni di consumo. Ci sono dei rischi non indifferenti di una differenziazione di classe fra chi lavora con il turismo e i ceti professionali a reddito fisso e questo va evitato come la peste. Ma a Cuba questo lo sanno, e la speranza è che con i processi di liberazione e integrazione latinoamericana (in barba a Omero Ciai) saranno possibili ben altri miglioramenti. Altro che DVD!

Zadig ha detto...

Onestamente, a differenza delle granitiche certezze che esprimi, non sono in grado di dire che tipo di sistema vogliono i cubani.
Però:
1) è incontestabile che a Cuba la povertà è diffusa e non solo per via dell'embargo (che non approvo), ma anche per via dell'assetto economico decrepito e fallimentare imposto dal comunismo; questo ovviamente senza credere che la popolazione sia ferma all'età della pietra,
2) i cubani prima di pensare al pc o al dvd pensano senz'altro ad avere qualcosa di più da mangiare o al paio di scarpe nuove, che gli mancano (sono stato a Cuba e ho visto di persona),
3) le restrizioni alla libertà dei cittadini sono reali; se i cubani chattano o navigano lo fanno semiclandestinamente, come tante altre cose che si azzardano a fare.
4) non mescolare le vicende cubane con quelle di altri paesi dell'area che stanno intraprendendo un percorso di emancipazione dall'influenza americana(da me condiviso).
Una cosa sono i caudillos alla Castro o alla Chavez, altro sono i presidenti e le maggioranze scelte con libere elezioni dai cittadini degli altri paesi latinoamericani.
Io non sostengo affatto "l'american way" ma sono convinto che il bene della libertà non possa essere barattato con nient'altro, e a Cuba, con buona pace dei simpatizzanti di quel regime, la libertà manca. Hai parlato del livello di istruzione e della sanità, ma hai omesso di fare qualche considerazione sulla repressione del dissenso e sull'oppressione dei diritti civili.
Che avvicinano Cuba proprio alla Cina che contesti, anche se nelle piazze dell'Havana non ci sono le esecuzioni di massa (lo so bene anch'io).