giovedì 23 aprile 2009

Gentilini e il libro su Treviso: soldi buttati (dei contribuenti)

1.000 copie, 10.000 euro di spesa. Questo è il costo dell'enciclopedia gentiliniana, il libro di cui i trevisani sentono parlare da un anno almeno; adesso a quanto pare ci siamo.
L'opera omnia gentiliana, il resoconto di tutte le sue grandi realizzazioni verrà distribuita, a meno che le opposizioni (a cominciare dai criticoni guastafeste comunisti) non si mettano di traverso.
Hanno annunciato che faranno ricorso se anche una sola copia verrà messa in circolazione. Infatti, essendo questo un periodo elettorale, la legislazione vigente vieta le comunicazioni istituzionali con finalità di propaganda politica (ma che palle queste leggi diranno nella giunta di Treviso, come fa Berlusconi a Roma).
Se lo sceriffo Genty li avesse spesi di tasca sua o se la Lega avesse pagato il conto della tipografia non ci sarebbe nulla da dire sulla legittimità dell'iniziativa. Ma il problema è che sono soldi di Pantalone, cioè dei contribuenti.
10.000 euro non sono una grande cifra, ma se la giunta li avesse destinati ad altri scopi (ad es. per il volontariato, per il terremoto in Abruzzo o altro) sarebbe stato meglio.
Purtroppo l'ingordigia e la faccia tosta della partitocrazia non ha limiti. Non ha limiti la furbizia dei partiti che non perdono occasione per saccheggiare l'erario, nelle piccole come nelle grandi cose.
Che si tratti di opere pubbliche faraoniche o di un libretto di propaganda, la regola è sempre la stessa: mettere in conto alla collettività, sperperare, approfittarsene. E la Lega non sfugge a questa regola d'oro (in tutti i sensi).
Una volta che si è seduta a tavola ha cominciato a banchettare con grande appetito, esattamente come i vecchi partiti della Prima Repubblica.
Quelli come me che hanno la memoria da elefante (non siamo molti in Italietta) si ricorderanno che nei primi anni 90, quando Tangentopoli infuriava, i Catoni Censori in camicia verde, i capipopolo padani promettevano che quando sarebbero andati loro al potere le cose sarebbero cambiate: un taglio netto al malaffare e ai vecchi vizi.
Però i soldi del finanziamento pubblico o di quello alla stampa se li sono sempre intascati senza fiatare; seppur molto di striscio in Tangentopoli ci sono finiti anche loro: i 200 milioni di lire di Sama della Montedison se li sono presi, per poi incolpare il celebre pirla Patelli che era solo l'incaricato dell'incasso, il destinatario della somma era Bossi.
Quando si sono insediati nei consigli e nelle giunte per prima cosa si sono aumentati indennità e rimborsi. Lo hanno fatto anche a Treviso, lo ha fatto anche Genty.
Genty è un personaggio unico, non riesce a non far ridere: ieri ad Antenna 3 proclamava orgoglioso che il suo libro Treviso che cambia non solo è un resoconto di quanto fatto da Lui, ma è una testimonianza del Nuovo Rinascimento che Treviso grazie a Lui ha conosciuto. Si sente un mecenate d'altri tempi, un nuovo Lorenzo De Medici.
Niente da dire sul fatto che la città abbia cambiato volto in termini urbanistici, ma un Rinascimento è fatto anche di cultura e qui nella Marca siamo molto carenti, non solo perchè lo sceriffo ha un cattivo rapporto con l'italiano, con le sue regole sintattiche e grammaticali complesse.
Grazie a Gentilini e alle sparate di cui va fiero Treviso viene identificata come un punto nero del razzismo e dell'intolleranza di rilievo internazionale.
Gli immigrati da vestire come leprotti per far esercitare i cacciatori, i culattoni da eliminare, gli islamici da mandare nel deserto a pregare ed espletare i loro bisogni.
Altro che Rinascimento.

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1 commento:

Pego94 ha detto...

veramente vergognoso... Una simile somma a carico dei contribuenti per produrre un libro di barzellette...